Ventisei ☾

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"...Trovati un po' di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c'è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti. Tutto il resto è buio."

IT, Stephen King, copia di Kael Hastings

Selene

Quando finalmente raggiungo l'ufficio di Kael, dopo aver rimesso in ordine ogni singolo faldone sotto lo sguardo austero di Candice, l'azzurro del cielo pomeridiano si sta già tingendo del rosso del tramonto.

Busso ed esito per qualche istante davanti alla porta di legno scuro, perfettamente levigato, cercando di scacciare via le immagini di Kael sotto la doccia che continuano ad incendiarmi i pensieri.

Quando entro mi trovo davanti una versione del maggiore degli Hastings a cui nessuno potrebbe essere indifferente. Tantomeno io.

«Oh, facciamo progressi» dice, storcendo le labbra in un sorriso sghembo.

I suoi occhi si alzano dalla pila di documenti che sta esaminando per rivolgersi su di me. Sono di una sfumatura d'ambra intensa.

È seduto dietro la scrivania, con la camicia leggermente aperta sul torace e le maniche sollevate sugli avambracci. Il modo in cui la stoffa si tende tra le spalle mi cattura lo sguardo per un tempo decisamente inopportuno.

«Potrei dire la stessa cosa, visto che hai ripreso a parlarmi» ribatto, mentre cerco di sistemare la giacca come meglio riesco. È ancora impolverata per via dei documenti nell'archivio e, a dire il vero, credo che anche i miei capelli non siano molto in ordine al momento.

Mi perdo qualche istante nell'osservare la fossetta che si è appena formata sopra la sua guancia sinistra prima di togliere la matita dalla crocchia sulla nuca e lasciare finalmente sciolti i miei capelli.

«Rifallo e staremo di nuovo in silenzio» sentenzia, con una voce terribilmente bassa e ruvida mentre i suoi occhi lampeggiano nei miei.

Corrugo la fronte, sentendomi avvampare al pensiero che un gesto così stupido possa aver avuto effetto su di lui.

Quasi senza accorgermene, sposto una parte dei capelli ai lati del viso, a mo' di sipario, come faccio da tutta una vita. Il respiro di Kael graffia l'aria in un modo che mi si riverbera dentro.

«Per favore, abbi pietà della mia sanità mentale...» mi implora, alzandosi tagliando la distanza che ci separa con passi ampi e sicuri.
Di nuovo, il mio corpo sembra dimenticarsi di avere bisogno di respirare per sopravvivere.

«È meglio se ti riporto a casa prima che rimaniamo soli qui dentro» Lo dice in modo terribilmente serio, mentre ii riesco a malapena deglutire.

«E se non avessi ancora voglia di tornare?» mormoro, trovando finalmente la forza di dare voce a quel pensiero, con la voce che trema davanti all'intensità dei suoi occhi che passano da me alla scrivania, animati dalle peggiori intenzioni.

*

«Sai, non intendevo questo...» Obietto, mentre la sua auto si ferma davanti ad un locale che ha tutta l'aria di essere un posto esclusivo. La mia espressione contrariata gli provoca una risata gutturale, di quelle a cui solo poche volte si lascia andare. È diventata il mio suono preferito al mondo. Il rumore di quando faccio finalmente breccia nella sua maschera impeccabile e riesco a scorgere degli scorci dell'uomo che vi si nasconde dietro.

LONE WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora