Capitolo 48

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Melanie

Mentre cerco di allacciarmi il cinturino delle scarpe mi suona il cellulare.

«Dimmi mamma, sto per scendere».

«Noi siamo tutti giù ad aspettarti».

«Arrivo». Riattacco e ripongo il telefono nella pochette di Ysl.

Dopo essermi messa l'ultimo orecchino, apro la porta e scendo giù.

«Come siamo belle». Mio fratello come sempre non perde tempo per mettermi in imbarazzo.

«Non iniziare». Lo guardo seria e con un sorriso cerco di smorzare la situazione.

Tutti si girano verso di me ed io sprofondo dalla vergogna.

«Finalmente ti sei vestita elegante, non ti vedevo così da un sacco di tempo» commenta mia madre guardandomi dalla testa ai piedi.

«Non tutti i giorni la gente si sposa mamma». Le faccio notare mentre scendo l'ultimo scalino.

«Tua madre voleva dire che sei bellissima tesoro». Mio padre si avvicina a me e nel mentre mi posa una mano dietro la schiena. Le sue labbra mi lasciano un dolce bacio sulla tempia. 

Quando finalmente mi giro intorno, vado nella speranza di vedere Jason ma ci sono soltanto i miei familiari e sua madre.

Mi avvicino a lei e subito gli chiedo spiegazioni.

«Dov'è Jason?».

«È fuori». Mi risponde con un sorriso sulle labbra.

Sono contenta che almeno con lei sono riuscita a mantenere un buon rapporto.

«Ora che è presente anche Melanie direi che possiamo andare». Commenta lo zio di mia madre

«Qualcuno mi può aiutare con la carrozzina?».

«Ci penso io amore». Mio padre, premuroso come sempre, si precipita ad aiutarla.

«Melanie puoi aprire la porta?» mi chiede.

«Certo papà».

Quando apro la porta subito mi spavento. Un'ombra nera appare davanti a me e non riesco subito a riconoscere che quella persona è proprio Jason.

Rimane per qualche secondo in silenzio ad ammirare il mio vestito e specialmente la scollatura.

«Scusami» mi affretto a dire.

«Sono così terribile?» domanda guardandosi. Cerco di trattenere un sorriso e scuoto la testa.

«Piccioncini siamo già in ritardo. Sono gli sposi a farti aspettare, non gli invitati. Perciò muoviamoci».

Arrossisco ed esco fuori di casa.

«Jason puoi andare tu con Melanie?» Domanda sua madre poco prima di uscire anch'essa fuori casa.

«Certo».

«Ci vediamo direttamente lì allora». Replica a seguito mio padre mentre conduce mia madre fino alla macchina.

«A dopo».

Io e Jason restiamo in silenzio fino all'arrivo in macchina.

«Posso accendere l'aria condizionata? Ho paura che il trucco mi si sciolga con tutto questo caldo».

«Sì, ma prima allacciati la cintura» mi ordina.

«È quello che stavo facendo». Dico facendogli notare che in mano ho proprio la cintura.

«Beh, a questo punto se vuoi mettere la musica fa pure però guai a te se metti canzoni romantiche».

«Non ho intenzione di farlo, ma se permetti...». Afferro il suo cellulare, ormai già collegato con la radio, e metto Love is a bitch di Two Feet.

Sorride malizioso mentre accende il motore dell'auto.

«Ottima scelta».

«Lo so».

Il modo in cui gira il volante con il palmo della mano mi fa impazzire. Non capisco perché questa mossa sia tremendamente sexy ma riesco a malapena a trattenermi.

Serro le gambe e deglutiscono lentamente.

«È davvero bella questa macchina». Commento nel tragitto. Lui sorride soddisfatto del suo acquisto e dice: «Lo so, è la mia bimba».

«Deve essere costata un bel po'».

«Abbastanza, ma lo rifarei altre 1000 volte».

«Bene, mi fa piacere».

Arrivati al semaforo Jason frena bruscamente.

«Merda, stai bene?». Chiede voltandosi verso di me.

«Sì ma che ti è preso?».

«Non avevo visto il rosso, scusami».

«Non fa niente».

Raccolgo dal tappetino il cellulare che poco prima avevo estratto dalla mia pochette e faccio lo stesso con la pinza per capelli.

«Visto che mi sono portata dietro un leghino, ti dispiace se la pinza la lascio in macchina?».

«Certo che no, lasciala dove vuoi».

«Grazie». Apro il vano porta oggetti per inserire i leghino dentro, ma accogliermi di sorpresa è il lucida labbra trasparente di Dior, chiaramente non mio.

Ho solo due cose di marca e purtroppo quello non è tra queste.

È proprio in quel momento che mi immagino Ana seduta al mio posto.

Mi guardo intorno e penso a tutte le schifezze che possono aver fatto insieme in tutti questi mesi.
Subito mi viene la pelle d'oca.

Resto in silenzio e poso il leghino. Per tutto il tragitto non dico una parola ma questo sembra non importare a Jason, perché non fa niente per stimolarmi.

«Ecco, siamo arrivati». Solo dopo aver parcheggiato coglie l'occasione di incrociare il mio sguardo.

Lo evito ed esco dalla macchina. Poco prima di incamminarmi mi sistemo il vestito e controllo che il trucco sia ancora impeccabile, poi mi avvio da sola all'entrata.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora