Capitolo 35

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Jason

«Jason».

«Josephine non ho voglia».

«Melanie si è svegliata». Scatto in piedi.

«Davvero?» chiedo.

«Sì, vuoi andare da lei?».

«Certo, certo che voglio».

«Possiamo parlare prima?» domanda fermandomi per un braccio, poco prima di avviarmi.

«No, scusami ma voglio andare da Melanie». La lascio da sola e me ne vado.

Tutto quello che avrebbe potuto dirmi in quel momento non sarebbe mai stato paragonabile a Melanie. Lei per me viene prima di tutto.

Appena busso alla porta sento qualcuno che dice: «Aspetta Jason, è occupata la stanza?».

«Da chi?». Charlotte rimane in silenzio fin quando la porta non si apre e vedo apparire Josh.

E lui che cazzo ci fa qua?

«Ciao Jason».

«Che cazzo ci fai qui?». Non capisco chi l'abbia invitato. Di sicuro non Melanie, lei non lo vorrebbe attorno.

«Sono qui per Melanie».

«Lei non ti vuole qui».

«Non sarai di certo te a stabilire chi vuole mia figlia o meno. L'ho chiamato io Jason, perciò finiscila» Charlotte si intromette in difesa del ragazzo. 

«Mi sembra una grandissima mancanza di rispetto questa, ma ne parleremo più tardi. Ora se non vi dispiace...», entro in stanza e sbatto forte la porta.

Melanie si spaventa.

«Jason che succede?».

«Niente scusami... Come stai?». Mi siedo sul bordo del letto cercando di fare attenzione ai fili.

«Sto bene, la febbre è scesa».

Perché è così tranquilla? Lo sa?

«Ti sei appena svegliata?».

«No, è già da venti minuti che sono sveglia».

Venti minuti sono necessari per venirlo a sapere.

«So già tutto, se è questo il tuo pensiero». Come fa a conoscermi così bene?

«Mi sottoporrò per primo se necessario, ma vedrai che riuscirai ad uscirne» ammetto subito mettendo in tavola le carte.

«Non sono sicura di volerlo fare».

«Cosa??!!».

«Mi hai sentita Jason. Apprezzo il tuo impegno ma non lo so. Mi sentirei in colpa per quella persona e onestamente non mi va» risponde nervosamente.

«Tu non devi minimamente sentirti in colpa per nessuno. Chi si sottoporrà è perché ti vuole bene e sa a cosa andrà incontro».

«Lo so Jason ma non è così semplice, dietro tutto questo c'è comunque un senso di grande responsabilità. Forse parli così perché mai prima d'ora ti eri ritrovato davanti ad una situazione simile, come nemmeno io d'altronde, ma quando sei da questa parte, dalla parte del malato, capisci che anche te hai addosso delle responsabilità e non vorresti affidarle a qualcun altro. E giusto per informati... Guarda che con un rene solo si vive» spiega.

«Certo lo so, ma perché stare senza se c'è la possibilità di averne un'altro? Uno più sano e forte».

Perché non riesce a capirlo?

«Perché significherebbe toglierlo a qualcuno a cui non voglio togliere un bel niente» rivela.

«Sì ma a quel qualcuno evidentemente sta bene».

«Non starei bene io a saperlo».

«E quindi? Vuoi davvero farti togliere un rene e campare con uno? Così sarai sottoposta a mille restrizioni» le ricordo.

«Sempre meglio di impedire di far condurre questa determinata vita a qualcun altro. Se sono stata scelta io un motivo c'è, perché deve andarci a rimettere un'altra persona? Per il momento è un no».

Dovrò convincerla al più presto. Il problema è che non c'è tempo.

«D'accordo, non insisto ma pensaci bene. Non me ne intendo, ma un giorno se vorrai diventare madre non so se ciò influirà sulla gravidanza. Pensaci ti prego, perché di persone accanto a te che darebbero la vita per te le hai, cogli questa occasione per rinascere Melanie. Non vederla come una cosa negativa», quando la mia mano si posa sulla sua guancia accenna un sorriso. 

«Ci penserò».

«Io sono qui fuori, adesso ti lascio riposare». Mi avvicino a lei e gli lascio un bacio sulla fronte.

«Grazie di tutto Jason».

«Ti amo» mormoro sulle sue labbra prima di baciarla.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora