Capitolo 54

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Melanie

Lo avevo fatto, avevo lasciato tutto quello che avevo in California. La sera del matrimonio, dopo essere fuggita in quel modo dalla macchina di Jason, ho inviato un messaggio a Christian per dirgli che non sarei più tornata in quella città.

Provò a chiamarmi quella sera, ma non risposi. Ieri mattina invece, fui io a chiamarlo. Provò a convincermi, ma non ci fu soluzione in grado di farmi cambiare idea.

Ormai quella era la mia unica decisione ed io ne avevo bisogno. Non so che cosa avrei fatto della mia vita da lì a breve, ma pensarci è l'ultima cosa che volevo. Non ci riuscivo, mi metteva ansia.

È da due giorni che resto sdraiata nel letto. Mangio a malapena e l'unico motivo per cui mi alzo è il bagno. I miei non sanno più come gestire la situazione, perché non ho ancora proferito parola.

«Tesoro, posso entrare?». Sentii dire dall'altra parte della stanza. Mia madre bussò alla porta, ma rimasi in silenzio.

Pochi istanti dopo la vidi ai piedi del letto. Cercò di chiudere la porta alle sue spalle, ma non ci riuscì senza fare sforzi a causa della sedia a rotelle.

«Come ti senti?». Si avvicinò al letto, posizionandosi con la sedia al mio fianco.

La guardai con occhi spenti.

«Sempre uguale».

«Vuoi dirmi quello che è successo? Tuo padre è preoccupato... Lo siamo tutti».

Scossi la testa e lei mi prese una mano.

«Non insisterò, ma devo parlarti Melanie».

La mano le tremava e quando posai il mio sguardo nel suo, capii che era successo qualcosa.

«Non te l'ho detto prima perché ti ho vista stare male e non sono riuscita a dirti che anche...», la interruppi e dissi: «Che anche cosa, mamma?».

«Jason due sere fa ha avuto un brutto incidente con la macchina, lui è...».

Le scese una lacrima e il panico mi assalì.
La sera del matrimonio...

«Lui è cosa, cazzo?». Scattai in piedi nel letto.

«È in coma».

Sgranai gli occhi e pochi istanti dopo sentii un formicolio lungo le guance. Capii subito che erano lacrime.

«I-in coma?».

«Sì, suo fratello sta tornando da un viaggio di lavoro per stare con la sua famiglia. Si prenderà dei giorni di ferie per stare vicino a Jason e noi, nonostante non fosse nostro figlio, abbiamo fatto lo stesso».

Restai pietrificata da tutte quelle informazioni. Mi sentivo frastornata e non potevo credere che l'amore della mia vita fosse in coma.

«Lo fanno vedere?».

«Fanno entrare solo i parenti stretti e purtroppo non sempre, puoi vederlo da fuori però».

«Charlotte la bimba si è svegliat...», mio padre entrò in stanza e quando vide la mia espressione capì che sapevo tutto.

«Portatemi da lui» ringhiai a denti stretti.

«Sei sicura Melanie? Non vorrei scombussolare la tua mente più di quanto già non lo sia».

«Mamma voglio vederlo».

Si limitò a guardarmi e successivamente disse: «Vestiti, tra dieci minuti papà ti porterà. Non è vero Kevin?».

Mio padre annuì e fu il primo a lasciare la stanza.

«Ti aspetto giù anche io».

«Verrai anche te, mamma?».

«Ci sono stata stanotte, sono appena tornata».

Ora capisco perché stanotte c'era silenzio in casa.

«Verrò oggi pomeriggio, vai pure insieme a papà».

«Collin?» chiesi.

«È in ospedale con Josephine».

«Va bene, puoi uscire adesso? Vedrò di fare il prima possibile». Lei se ne andò ed io rimasi da sola in stanza. Mentre mi vestii non riuscivo ancora a credere alle parole di mia madre.

Ero terrorizzata, non sapevo cosa aspettarmi.

«Sei pronta Melanie?». Mi chiese mio padre quando scesi dalle scale.

«Sì, facciamo presto» risposi uscendo fuori di casa per prima.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora