Capitolo 33

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Jason

«Cosa può essere stato?» chiedo al dottore.

«Sono varie le opzioni, ma non voglio trarre conclusioni affrettate. Aspettiamo le analisi e poi ci aggiorneremo».

«Mi dica la verità... È una cosa grave?».

«Non vorrei farla preoccupare inutilmente, mi dia retta e resti tranquillo. L'ha portata nella clinica più conosciuta di tutta Los Angeles, non dovrà preoccuparsi di nulla perché è in ottime mani» cerca di rassicurarmi senza risultati.

«Ma ne è sicuro?».

«Signore mi scusi ma so fare bene il mio lavoro. È da più di trent'anni che faccio questo lavoro, avrò pur imparato qualcosa non crede?», il suo tono mi innervosisce, ma non sono nella posizione per farlo. Infondo lui sta solo facendo il suo lavoro.

«Ha ragione, mi scusi. È che sto impazzendo. È quasi 12 ore che sono dentro questo ospedale e non ho ancora saputo niente».

«Posso immaginarlo ma le posso assicurare che stiamo facendo del nostro meglio. I risultati a breve saranno disponibili, ma per sicurezza vado a controllare» confessa poco prima di allontanarsi.

L'unica cosa che in questo momento desidero è che Melanie torni ad essere forte come lo è sempre stata. Non oso immaginare come sarebbe la mia vita senza di lei.

«Jason!!». Alzo lo sguardo e in men che non si dica mi ritrovo mia madre davanti.

«Come avete fatto ad arrivare così presto?» domando scioccato.

«Dov'è lei? Come sta?» mi chiede Charlotte.

«Il dottore è andato proprio ora a cercare le analisi fatte stamani. A breve mi dovrebbe far sapere» spiego. La madre si infila le mani tra i capelli e inizia a piangere. Il figlio, Collin, si avvicina a lei per rassicurarla. Josephine, invece, si affianca a me.

«L'hai vista?».

Scuoto la testa.

«Si vede» commenta.

«Che intendi?».

«Sei ansioso, lo noto dalle mani». Abbasso lo sguardo su esse è solo il quel momento mi accorgo di star massacrando il mio pollice.

«La verità è che sto impazzendo. L'ho vista cadere per terra, completamente priva di sensi... Non hai idea dello spavento che mi sono preso» dichiaro sospirando. La sua mano si appoggia sulla mia spalla.

«Vedrai che andrà tutto bene, è Melanie».

«Voglio solo sapere come sta per il momento, il seguito si vedrà» commento.

«Hai mangiato? Vuoi che ti vada a prendere qualcosa al bar?» mi chiede Jo.

«Non ho fame, voglio solo che tua sorella riesca a darci qualche segnale» rispondo.

«Jason tesoro, perché non vai a casa? È tutto il giorno che sei qui, dovrai pur farti una doccia», il tono dolce di mia madre non mi fa altro che incazzare.

«Scordatelo non mi muovo da qua».

«Sei sicuro?» replica.

«Sì».

«Vuoi venire con me a fare una passeggiata almeno? Ti distrai e magari possiamo anche...», le parole inutili di Jo riescono ad uccidere quel minimo di autocontrollo che mi era rimasto.

«Adesso basta. Ho detto che non mi muovo da qua fin quando non ho notizie su Melanie».

«Scusami...», dice poco prima di andarsi a sedere affianco alla madre.

«Dov'è tuo padre?» chiedo poco dopo a Collin.

«Era in corso ad un'operazione, appena può ci raggiunge» rivela.

Come sempre è il solito stronzo ma ho di meglio a cui pensare attualmente.

«È quello il medico che segue Melanie?» chiede sua madre guardando una figura infondo al corridoio.

«No» rispondo.

«Ma perché non ci fanno sapere niente? Dovranno pur sapere qualcosa dopo una giornata no?».

«Sentitemi io non ce la faccio più, vado a chiedere delle informazioni», di scatto mi alzo in piedi e mi avvio verso la direzione del reparto.

«Jason fermati». Jo mi afferra per un braccio, imprendendomi di proseguire.

«Togliti dal cazzo».

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora