Capitolo 9

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Melanie

«Vogliamo parlare di tua sorella? Quella era una peste come te» commenta mia madre al telefono
mentre ricordiamo i vecchi ricordi.

Scoppio a ridere al solo pensiero di mia sorella da piccola. Era iperattiva e guai a chi glielo faceva notare.

«Ma dimmi un po', ti sto trattenendo troppo? Che cosa farai stasera?» chiede.

«Jason mi ha invitato a cena a casa sua» rispondo.

C'è silenzio dall'altra parte.

«Mamma?».

«Tutto è tornato come prima?».

«Sai quanto sia difficile per persone come me far tornare tutto come prima, ma ho deciso di dargli un'altra possibilità» confesso.

«Posso sapere che cosa ti ha spinto a farlo?».

«È stata una mia scelta mamma, ti basta sapere solo questo. Non posso entrare nei dettagli perché il vero motivo è più che valido e credo che sia troppo intimo da raccontare a tutti, ma ti basta sapere che sono felice così» spiego.

«Davvero non vuoi dirmelo? Io e te ci diciamo sempre tutto» insiste lei.

«Mamma vorrei tanto, ma avrei paura delle conseguenze e poi non sarebbe giusto nei confronti di Jason che si è aperto con me, raccontandosi e ponendo la fiducia in me. Mi ha mostrato un lato che credo che in pochi conoscano di lui, se non nessuno».

«Così mi spaventi, di che si tratta?» insiste, di nuovo.

«Mamma ti prego», il mio tono è supplichevole.

La sento sospirare ma alla fine si arrende.

«Va bene ho capito».

«Non fraintendere, te lo direi molto volentieri ma ora non mi sembra il caso» spiego.

«D'accordo, non insisterò più».

«Ti ringrazio». Tiro un sospiro di sollievo quando la sento chiudere l'argomento li.

«Ma adesso che pensi di fare? Domani tornerai o deciderai di alloggiare per qualche altro giorno a Los Angeles?» domanda curiosa.

«Non ho intenzione di buttare via i soldi del volo di ritorno, perciò domani mi riavrai tra i piedi».

«Non vedo l'ora tesoro».

«Anche io mamma», sorrido al pensiero di riabbracciarla.

«Vorrei che Jason e sua madre avessero una conversazione del genere» mormora d'un tratto.

«Lo vorrei pure io, ma sappiamo come sono fatti entrambi» dichiaro.

«Certo questo è vero, hanno entrambi un carattere molto difficile e orgoglioso. Sai... In questi casi mi sento una pessima amica perché è come se non riuscissi a fare abbastanza per loro. Quando succedevano casini di questo tipo se ne occupava sempre Isac, ma adesso che non c'è più stanno anche mesi senza parlarsi. Ricordi i due anni fa?».

«Mi ricordo bene mamma, ma tu non centri. È giusto che se la sbrighino da soli» commento.

«Lo penso anche io. Lui come ti sembra?».

«Fino a ieri era felice, ma non so quanto possa essere bella per lui questa giornata sapendo che domani me ne vado» rivelo.

«Ci tiene molto a te e si vede, ma stai attenta. Ti devo ricordare qual'è il suo passato?».

«No, non è necessario. Non abbiamo un impegno, siamo giovani e ci piace vivere le nostre esperienze» confesso pur sapendo che ormai c'è molto di più tra di noi.

«Ma a te piace, non è così?».

«Sì mamma, ma non credo che funzionerebbe a distanza».

«Distanza? Quale distanza?».

«Guardaci... Stasera staremo insieme, ma domani mattina sarò già ad un sacco di chilometri lontana da lui e ci resterò per almeno due settimane. Se mi prenderanno a lavorare allora potrò pensare a un futuro con lui altrimenti no».

«Fossero solo questi problemi tesoro... Di strade ce ne sono tante a Los Angeles, non concentrarti solo su una. Se vuoi stare con lui, vedrai che prenderai di nuovo quell'aereo per tornartene a Los Angeles il prima possibile» dichiara sorridente. Sentirla così serena mentre parla di noi due mi dai una piccola speranza. Ma non è questo che voglio, perché ho paura di fidarmi di nuovo di lui tanto quanto ho paura di confessargli ciò che provo.

«Da primo penserò sempre e solo a me stessa. Come pensi che possa funzionare se già parto cosi?».

« Tesoro non c'è nulla di male a volersi bene. Questo non si chiama menefreghismo, si tratta soltanto di prendersi cura del proprio essere e non c'è cosa più bella, perché ricorda... Per poter stare bene con gli altri bisogna prima stare bene con noi stessi».

«Hai ragione mamma, ma non so nemmeno cosa prova lui».

«Perché non glielo chiedi?».

«Perché non voglio fare il primo passo. Se avessi provato qualcosa me lo avrebbe già detto, è un uomo ormai» le ricordo.

«Lo so benissimo, ma dobbiamo abolire questa vecchia mentalità che ormai sembra aver preso possesso di questa generazione. Non possiamo portarci appresso il passato, e ad oggi non esiste una regola che l'uomo debba fare per forza il primo passo. Certo, so che questa è la base della galanteria ma io non ci vedo nulla di male. Mi hanno sempre insegnato che se vuoi veramente una cosa te la vai a prendere senza pensare alle conseguenze, senza badare a nessuno, perciò se ci tieni davvero tanto a questo ragazzo, buttati Melanie perché potresti rimpiangere questo momento». Nonostante le sue parole mi facciano riflettere, non riesco a prendere una strada diversa dalla mia.

«Vedrò cosa fare, adesso lasciami andare mamma perché credo che sia arrivato» dico guardando fuori dalla finestra.

«Mi raccomando Melanie... Ti auguro una buona serata. Salutamelo».

«Stai tranquilla mamma, lo farò. Ti voglio bene, a domani» le riattacco con un sorriso stampato sulle labbra. Presa dall'eccitazione a fare velocemente la mia borsetta e mi affretto a scendere giù in hall.

Quando esco fuori dall'hotel lo trovo seduto sulla sua auto e con il capo abbassato sul cellulare.

«Eccomi».

«Che eleganza!» esclama avvicinandosi a me con un sorriso ampio.

«È l'unica cosa carina che avevo nella mia valigia, perciò apprezza il mio impegno».

«Lo farei eccome, peccato che mi importa poco di cosa tu abbia addosso visto che dopo cena ti toglierò tutto quanto» dichiara sulle mie labbra non appena mi tira a se con i fianchi.

«Jason...», lo richiamo alzando un sopracciglio.

«Troppo diretto?» chiede facendo una smorfia.

«Un tantino».

«Torniamo a qualche secondo prima allora», si avvicina ancora di più alle mie labbra e dice: «Sei bellissima».

Arrossisco.
Prova a baciarmi ma mi scanso e dico: «Non sei il mio boyfriend, mi dispiace ma non posso baciarti».

Lui rimane sorpreso e dice: « Beh lo so, ma questo bellissimo ragazzo che hai di fronte lo hai baciato fino a 24 ore fa».

«Lo so ed è per questo che ho deciso di non farlo più».

«Tu lo farai eccome», si avvicina di nuovo ma per fortuna lo scanso e gli poso un dito sulle labbra.

Scuoto la testa.

«No no» dico sghignazzando.

«Siamo arrivati a questo?» chiede con un sorriso sulle labbra.

«Eh già».

«Bene, vorrà dire che faremo i conti stasera», si allontana dolcemente e si avvia ad aprirmi la portiera dell'auto. Salgo in macchina in silenzio.

«Ti farò venire voglia di baciarmi e non solo» commenta salendo anch'esso affianco a me.

«Sei un coglione», scoppia a ridere e parte dirigendosi verso casa sua.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora