Capitolo 88

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Melanie

Dopo una giornata passata fuori casa, tornai nella mia dimora solo dopo cena, per cambiarmi e darmi una sistemata.

«Melanie tuo padre mi ha confessato quello che vi siete detti». Rimasi sullo stipite della porta come una scema, immaginandomi un continuo, che non arrivò.

«Siete due bugiardi e adesso scusatemi, ma ho di meglio da fare». Chiusi di scatto la porta alle mie spalle e mi precipitai in macchina di Jason.

«È tutto ok?». Mi chiese, vedendomi leggermente rossa in viso. Risposi a malapena e lui parti.

Non avevo la più pallida idea di dove avremmo passato tutta la serata, ma non mi tirai indietro.

«Sei bellissima comunque».

Percepii preoccupazione nell'abitacolo, ma quel commento dolce gli uscì ugualmente spontaneo.

«Grazie, vorrei poterti dire lo stesso ma non hai la camicia». Commentai prendendolo in giro.

«Non mi servirà: maglietta e jeans saranno più che sufficienti». Rispose alla mia provocazione con leggerezza, malgrado percepissi benissimo il suo malumore. È il momento? No. Voglio sapere? Sì.

«Posso sapere adesso dove stiamo andando?».

«Non manca molto, potresti aspettare».

«Sono curiosa, lo sai».

«Volevi conoscere il mio passato? Bene, te lo farò conoscere, ma ti avverto: non lamentarti perché a quel punto sarò costretto a dirti quella frase».

«Quale frase?». Lo incalzai.

«Te l'avevo detto». Rispose.

Per tutto il restante del tempo rimasi in silenzio e finalmente, dopo poco più di quindici minuti, arrivammo a destinazione.

«Mi hai portato nel club del padre di Mason?».

«E tu come cazzo fai a sapere che è suo?». Ringhiò rabbioso mentre scese dall'auto.

«Ho sbirciato il bigliettino che ti ha dato stamani al bar». Risposi, temendo solo di aver fatto peggio.

«Forza entriamo e per qualsiasi cosa sappi che, solo pe questa sera, hai ventidue anni». Mi suggerì lui.

«Perché?».

«Cristo Melanie. Puoi non fare domande e assecondarmi per una volta?». Domandò innervosendosi ancora di più.

Sebbene non sapessi ancora che cosa mi sarei dovuta aspettare da quella serata, il mio istinto decise di ascoltarlo e questo non poté che non essere un buon segno.

«Va bene, scusa».

«Stammi dietro, sempre». Proseguì a dire a denti stretti prendendomi per mano. Io annuii e lo seguii fino all'entrata, dove venimmo fermati dai buttafuori.

«Un documento ragazzi».

Jason fu il primo a mostrarglielo e l'uomo, alto due metri, lo fece passare alle sue spalle.

«E lei?».

«I-io...». Venni interrotta da Jason che, prendendomi per un braccio, cercò di trascinarmi verso di se. L'uomo ce lo impedì ed io mi piantai davanti a lui come una scema.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora