Capitolo 10

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Jason

«Comunque non ti ho mai ringraziato abbastanza», lei smette di guardare il cielo dalla finestra per tornarmi a guardare.

«Per cosa?» chiede con un sorriso dolce sulle labbra.

«Per non avermi ancora denunciato e per aver avuto coraggio nell'essermi stata accanto» confesso.

«È il minimo, non dubitare di questo perché ora che ho capito la tua situazione non ti lascerò».

Mi avvicino a lei e la bacio.
La sua bocca si unisce alla mia formando così una chimica intensa tra di noi. Morde ardentemente le mie labbra, consumandomi quasi tutto il labbro inferiore.

La afferro per il retro delle gambe e la faccio sedere sul tavolo di cucina.

«Sbaglio o non dovevamo finire a letto?» sussurro divertito al suo orecchio mentre succhia la pelle del mio collo.

«Sta zitto», torna a guardarmi prima ancora di allungare le mani per sbottonarmi la camicia.

Sorrido di nuovo e rimango a petto nudo.
Le mie mani si infilano sotto il suo vestito fino ad alzarglielo all'altezza del bacino.

Le sue cosce mi invitano a le sue linee fino ad arrivare alla sua entrata.

Si lascia sfuggire un piccolo gemito mentre si lascia trasportare dai miei movimenti.

«Ne vuoi ancora?» mormoro al suo orecchio.

«Sì» bisbiglia.

Lascio scivolare 3 dita dentro di lei.

«Merda», prosegue lasciandosi andare completamente. Si sdraia davanti a me, lasciando cadere a terra il cesto di frutta che, poco prima, stava in mezzo al tavolo. 

Dipendente dal suo sapore, mi chino ed inizio a fare pressione con la lingua. Alterno quest'ultima con le dita e continuo fin quando non viene su di me.

Grida mentre la sensazione di piacere perfora il corpo semi nudo. La voglio intorno a me, ora.

Mi alzo e in fretta lo tiro fuori dai pantaloni. Mentre struscio la punta davanti la sua entrata prendo il profilattico.

«Non usarlo. Vieni fuori».

«È pericoloso».

«Mi fido e poi non è la prima volta...», il timbro di voce cala mentre si morde il labbro infezione. Sa l'effetto che mi fa. Dannazione.

Senza preavviso, glielo spingo dentro.
Inarca la schiena e mi viene incontro. Ad ogni spinta i nostri fiati si accorciano sempre di più.

«Oh, piccola» mugolo tirando la testa all'indietro.

Mentre me la scopo, chiudo gli occhi e penso a quanto non mi basti tutto ciò. Voglio di più, e lo voglio solo con lei.

L'ho avuta ieri, lo abbiamo fatto nella sua camera di hotel eppure ne voglio ancora. Ancora, ancora e ancora. 

«Sei così stretta.»

Con le poche forze che ha si tira su e mi bacia. Sento subito la sua necessità. Ha bisogno di me, di tutto questo proprio come me.
Io nel frattempo continuo a riempirla.

«Più forte» sibila con quel poco filo di voce rimasto.

L'accontento e aumento la velocità.

Mentre con la mano sinistra la tengo ben stretta per i fianchi, con la destra le tiro i capelli all'indietro, costringendola a guardarmi.

«Schiudi le labbra», quando lo fa colgo l'occasione per succhiare, mordere e tirare il suo labbro inferiore.

«Finirai per farmi venire prima del solito».

«Devi piccola, voglio sentirti».

Si regge sui gomiti mentre guarda il punto in cui i nostri corpi si uniscono.

«Hai la minima idea di quanto sei bella?» chiedo chinandomi su di lei, cessando per giunta di spingermi in lei.

Arrossisce.

«Ti prego no, continua».

«Rispondimi» insisto.

«Devi dirmelo tu». Mi rivolge uno sguardo malizioso e sorride divertita.

«Lo sei da impazzire». Con il bacino mi allontano fino a spingermi di nuovo in lei con una botta secca.

«Oh cazzo».

«Di nuovo Jason...» ansima.

Ripeto il gesto per altre 2 volte e poi riprendo ad affondare pesantemente in lei.

Pochi istanti dopo scarico ogni mia ansia, ogni mia paura e ogni mio pensiero fuori di lei, concentrandomi solo sul suo splendido e formoso corpo. Con fare divertito prende con un dito un po' del mio liquido dalla sua pancia e se lo porta in botta.

È così maiala.

«È buono, meglio di ieri devo dire» sghignazza lei.

Scuoto la testa e mi rinfilo le mutande.

«Che ne dici di una doccia rilassante?».

«Insieme?» domanda stupidamente lei.

«Perché no?».

«Dovrei tornare in Hotel, è tardi Jason», indica l'orologio sopra la mia testa.

Mi volto e effettivamente sono già le 22:30. Considerando che, per arrivare al suo Hotel, ci mettiamo almeno 20 minuti di macchina, effettivamente tardi lo è.

«Faremo presto. Niente secondo round e niente giochetti. Sono una doccia rilassante. Alle 23:30 sarai già in hotel» la supplico.

«Va bene, ma non un minuti di più. Intesi?» chiede ed io annuisco. Mi piace quando è così tenace perché sa quello che vuole. Spero che sia lo stesso anche nei miei riguardi.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora