Capitolo 76

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Jason

Il rumore del motore si dissolse nel silenzio dell'abitacolo mentre Melanie guidava verso casa sua.

Per tutto il tempo ero rimasto immobile sul sedile del passeggero, lo sguardo fisso fuori dal finestrino, ma la mente turbata da una tempesta di pensieri.

Non riuscivo a capacitarmi di quanto fosse accaduto, di come la mia vita avesse preso una svolta improvvisa e inattesa.

La tensione nell'aria era palpabile, come se ogni respiro fosse carico di significati nascosti.

Una volta giunti davanti alla dimora di Melanie, il mio cuore iniziò a battere più velocemente. Avrei dovuto affrontare lo sguardo perplesso di Kevin, che forse non avrei trovato visto il lavoro, e quello sorpreso della madre che, pur non volendo, non avrebbe perso tempo a chiedere spiegazioni alla mia.

Scendemmo dalla macchina e Melanie si voltò verso di me, con uno sguardo preoccupato.

«Stai bene?». Chiese con un leggero timore.

Annuii lentamente, incapace di trovare le parole giuste per esprimere ciò che provavo.
Insieme entrammo in casa, varcando la soglia.

La madre di Melanie ci accolse con un sorriso gentile, ma non appena notò il mio borsone in mano, il suo sorriso si tramutò in una smorfia di confusione e preoccupazione.

Per fortuna era sola, il marito, come immaginavo, era ancora a lavoro.

Guardai Melanie, cercando aiuto, ma rimase in silenzio. 

«Siete in anticipo... Rimani a cena qui Jason?». Domandò sua madre.

«A dire la verità...». Iniziai a dire, ma d'un tratto le parole sembravano essersi perse nel vuoto, come le foglie portate via dal vento.

Non riuscivo a pronunciare neanche una parola, sentivo che tutto ciò che avrei potuto dire sarebbe stato inutile, superfluo.

«A dire la verità rimarrà qui per un po'». Annunciò Melanie prendendo le mie difese.

La madre la guardó sbalordita.

«Scusatemi, ma non ce la faccio». Enunciai a bassa voce prima di scomparire sulle scale.

«Non fare domande mamma, prima o poi ti spiegherò». Furono le uniche parole che sentii uscire fuori dalle labbra di Melanie.

Arrivato dentro le quattro mura chiusi la porta dietro di me, lasciandomi cullare dal silenzio della stanza.

Il peso delle ultime ore si fece sentire, ma c'era anche una strana sensazione di protezione in quella casa non mia.

Tuttavia, non potei ignorare il fatto che le cose stavano cambiando rapidamente, e che il mio
destino si stava legando sempre di più a quello di Melanie e della sua famiglia in modi che non avrei mai potuto immaginare.

«Jason, posso entrare?». Sentii la sua voce alle mie spalle. Quando mi girai i suoi occhi mi fissarono indiscreti.

«È camera tua, certo che puoi».

Entrò chiudendo la porta a chiave.

«Non ti faranno domande se è questo quello che ti turba». Mi rassicurò avvicinandosi.

«Credimi, ho problemi più grandi che un interrogatorio posto dai tuoi genitori». Risposi con freddezza mentre mi sedetti sul letto

Lei rimase a fissarmi per qualche istante mentre cercava di riprendere in mano la conversazione.

«Suppongo che avrai delle domande da farmi...».

«Onestamente? Non so più che cosa ho e cosa no. La mia vita è sempre stata una menzogna».

«Jason...». Tentó di avvicinarsi per sfiorare la mia pelle, ma non glielo permisi.

«Ferma lì».

«Ok... Scusami».

«Da quanto lo sapevi?». Domandai alzando di nuovo lo sguardo sui suoi occhi.

«Dal giorno del tuo risveglio, me lo ha detto Jo, ma avevo già capito tutto».

Lui sgranò gli occhi.

«È stato in ospedale con mia madre?».

«Sì, non l'ha lasciata sola un minuto. Ci tiene davvero Jason, non è un uomo con cattive intenzioni». Rivelò con voce calma.

«Non lo conosci nemmeno, smettila di difenderlo».

«Non è quello che sto facendo, smettila tu di incolpare gli altri. Amore... La vita va avanti Jason e, se non mi sbaglio, stai cercando di fare lo stesso anche tu con la tua no?».

Quella parola mi suscitò qualcosa.

Raramente mi chiamava così e pure il cuore si alleviava quando la sentivo pronunciare quel suono dolce.

«Sì, ma lei si è dimenticata di mio padre...».

Cercai di trattenere le lacrime con fatica, tanta fatica.

«Amerà sempre tuo padre». Mi sfiorò le labbra con il pollice poco prima di piegarsi su di me e baciarmi.

«Proprio come io amerò sempre te». Continuò.

Si sedette sulle mie cosce e mi prese il viso con entrambe le mani: «Voglio darti una seconda opportunità».

Non sarei mai riuscito a vedere il mio sguardo, ma giurerei di avere gli occhi pieni di luce in questo momento.

«Dici sul serio?».

«Sì, ti voglio e ho bisogno di tornare a casa... Sempre se lo vuo...». Non le lasciai nemmeno finire la frase che mi precipitai a baciarla.

La strinsi forte a me, con una paura immensa di perderla un'altra volta.

«Sei la luce infondo al tunnel per me, Melanie».

Lei sorrise e io proseguii dicendo: «Non sarà facile, mi sto curando, ma ti prometto che questa volta cercherò di non ferirti».

«Mi fido, me lo stai dimostrando giorno per giorno».

Il suo sorriso si schiuse sul mio e fece unire le nostre labbra per la terza volta. Schiuse le labbra e, ardentemente, mi avventai sulla sua bocca con più furore.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora