Capitolo 67

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Melanie

Più mi allontanavo da quella stanza, più mi sentivo in colpa. L'avevo lasciato da solo un'altra volta, proprio nel momento in cui aveva più bisogno di me.

Non potevo farlo per davvero.

Mi bastò un secondo per tornare nuovamente da lui.

«Ti ho chiesto di uscire». Ormai avevo perso il conto di quante volte me lo aveva ripetuto.

«L'ultima volta che ti ho lasciato da solo guarda cosa ti è successo. Quel mazzo di rose ti è quasi costato la vita Jason». Tornai ad affiancarlo, questa volta restando in piedi accanto al letto.

Gli si illuminò lo sguardo.

«Come fai a saperlo?». Mi chiese.

Istintivamente non risposi, mi limitai a prendere il biglietto stropicciato che avevo conservato da settimane e glielo feci leggere.

«Me lo ha dato Nila qualche settimana fa».

«E perché l'hai conservato?».

«Era l'unica cosa che mi era rimasta di te».

Sapere che fino all'ultimo i suoi pensieri erano rivolti a me mi fece sentire tremendamente fortunata.

«Io ero qui, potevi venire, ma hai preferito lasciarmi in mano a loro». Per un attimo staccò i suoi occhi e portò lo sguardo sul pavimento.

«Non è stata una scelta che ho preso da sola, sei stato tu a spingermi via».

«Ho rischiato di morire e tu non ti sei nemmeno preoccupata di come stessi». Mi urlò addosso.

Quelle parole mi fecero più male di qualsiasi altra cosa. Avrei voluto dirgli la verità, che per tutto quel tempo ero stata io a tenergli la mano, ma si sarebbe sentito preso in giro doppiamente.

Forse, facendogli credere che quella stronza e indifferente tra i due sono io, può allontanarlo da questa ossessione che ha verso di me.

Per colpa mia ha rischiato la vita, l'amore gli ha fatto perdere la ragione portandolo a fare scelte folli.
Non doveva mettersi alla guida quella sera, ma sembrava sicuro e sosteneva di non aver bevuto troppo.

Sono stata una stupida a credere che fosse così.

«È vero, su questo non posso darti torto».

«E brava, lo ammetti pure». Una lacrima cadde sul camice blu che ricopriva il suo splendido corpo.

Subito se l'asciugò e strinse forte la mascella.

«Io non ti avrei mai lasciata da sola, mai».

«Lo so...».

E nemmeno io, avrei voluto rispondergli.
Decifrare il suo sguardo, i gesti e le parole non era un'impresa ardua per me, solo che mi mancava il coraggio per farlo.

«Se lo sai allora perché mi tratti così? Posso capire che quello che ti ho detto è stato pesante, ma credimi che ho chiuso con quella gente e con tutto il resto».

Non riuscivo a capire.
Quale gente?

«Non ti seguo...».

«Mi sono licenziato Melanie e a breve metterò in vendita la casa in California, non voglio più tornarci».

Nelle vene smise di scorrermi il sangue.

«C-cosa?!».

«Il mio posto è vicino a te Melanie e se sei disposta a darmi un'altra possibilità vedrai che non ti darò modo di dubitare dei miei sentimenti, tantomeno della nostra storia».

Era impazzito.
Come aveva fatto a sapere che avevo chiuso con la California?

«Chi te lo ha detto?». Domandai a denti stretti.

«Che cosa?».

«Del mio trasferimento».

Lui rimase per qualche istante a fissarmi, poi cedette e disse: «Mia madre, ma perché voleva che iniziassi una nuova vita lontano da te».

Non oso immaginare il dolore di Leila mentre confessava queste cose al figlio. Aveva rispettato la mia decisione, era riuscita a mentire per me e per il bene di entrambi.

Se Jason credeva che mantenendomi lontana da lui la mia vita sarebbe stata più semplice, adesso ero io a pensarlo.

Quel coma aveva cambiato tutto.

Il mio modo di vedere la realtà non era più lo stesso, non guardavo più il mondo con occhi piccoli come quelli di un bambino, ormai avevo capito che per farlo stare bene avrei dovuto lasciarlo andare.

E quale modo migliore esisterebbe se non farsi odiare?

«Non me ne andrò dalla tua vita se non vuoi, ma allo stesso tempo non resterò come vuoi tu. Io e te non torneremo più insieme, questa storia è finita da mesi». Pronunciai quelle parole con rabbia, ma solo perché era l'unico modo per nascondergli la verità.

«Perché cazzo, perché? Hai un altro per caso?».

«No».

«È per questo che non sei venuta a trovarmi? Eri troppo impegnata a scopare?».

«Sei sulla strada sbagliata Jason, io non cambio ragazzo da un giorno all'altro come te».

Mi ferì il modo in cui mi parlò, ma me lo meritavo.

«E allora dove sta il problema?».

«Il problema è questo Jason: io non ti amo più. È un amore maledetto il nostro, per questo non siamo riusciti ad avere il nostro lieto fine».

«Io non ti credo...». Gli occhi si riempirono di lacrime e le iridi tornarono ad arrossirsi.

«Mi dispiace».

«Sei una stronza Melanie. E io che...». Si interruppe da solo per non darmi soddisfazione.
E ci era riuscito, aveva scaturito in me quella curiosità infernale che non mi avrebbe mai più concesso.

«Che?». Provai a fare un tentativo, pur sapendo già la battuta seguente.

«Niente, non ho nulla da dirti».

«Se è così allora forse è meglio che vada».

Rimase in silenzio e si girò dall'altra parte.

«Stammi bene Jason...». Tentai di avvicinarmi, ma quando lo vidi irrigidirsi mi frenai.

«Ciao». Dissi poco prima di uscire dalla porta.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora