Capitolo 6

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Jason

«Ti avevo detto che avrei pagato io».

«Stai zitta e sali in macchina», le tiro una pacca sul culo e salgo in macchina.

«Sei proprio un prepotente», alza gli occhi al cielo
prima di allacciarsi la cintura.

Scuoto la testa e parto verso il suo hotel.

Il viaggio ce lo facciamo in silenzio, ammirando le luci della città.

Quando fermo la macchina, lei si slaccia la cintura e prende la borsa dai sedili posteriori.

«Grazie per stasera», dico voltandomi verso di lei.

«Sali?» chiede.

«Non mi pare il caso» rispondo.

«Insisto» replica.

«Va bene ma non per molto, non voglio farti fare tardi domani mattina» ammetto.

«Ho già tre sveglie impostate e onestamente si tratta solo di parlare» aggiunge.

«Va bene» ripeto.

Scendo dalla macchina ed entro nella hall. Lei prende la tessera della stanza 106 e mentre si avvicina all'ascensore, la ragazza della reception mi guarda male. Distolgo lo sguardo e mi sbrigo a salire sull'ascensore.

Mentre digita il terzo piano, le cadono la pochette a terra e per prenderla, si china in avanti mostrandomi le curve del suo splendido culo. 

Lo sento già indurirsi nei miei boxer.

Lei si alza e si volta verso di me con un sorriso malizioso.

«L'hai fatto apposta?» domando aggrottando la fronte. Scrolla e dice: «Boh... forse».

Dovevo immaginarmelo. Le donne sanno manipolare quando vogliono.

«A che gioco stai giocando?» chiedo avvicinandomi a lei. Con la schiena si appoggia alla parete.

«Nessun gioco».

«Dovevamo parlare, ricordi?».

«Dovevamo...» sussurra al mio orecchio.

Torno a guardarla.

«Non stiamo correndo troppo?» domando posando una mano sulla sua guancia.

Scuote la testa e cala lo sguardo sulle mie labbra.

Una scarica elettrica percorre la schiena e il basso ventre. Non resisto più. Mi avvicino a lei e la bacio.

Ricambia con un sorriso stampato sulle labbra.

L'ascensore si apre ma nessuno dei due sembra intenzionato a smettere. Usciamo insieme e ci sbrighiamo ad entrare nella sua stanza. Una volta chiusa a chiave, lascia cadere a terra borsa e capotto e mi sfila la giacca.

L'afferro per il retro delle gambe, alzandola da terra e continuando a baciarla. Le sue mani finiscono tra i miei capelli fin quando non la lascio cadere sul letto.

Le blocco le mani sopra la testa, tenendole ben salde al materasso.

«Sei sicura di sentirtela? Abbiamo ancora tanto da risolvere» le ricordo.

«Sono sicura».

«Alzati», le ordino.

Mi scanso da sopra di lei ed entrambi ci alziamo. La faccio voltare in avanti e con delicatezza le tolgo il vestito, lasciandolo ricadere per terra.

Torna a sdraiarsi sul letto, ma non avendoglielo ordinato, le afferro le caviglie e la tiro fino al bordo del letto.

«Ti sei dimenticata di chi comanda a letto?».

Lei non risponde, si limita solo a negare con la testa.

Senza dire altro, mi inginocchio davanti a lei ed inizio ad assaporarla. Cazzo se mi è mancata. La mia lingua inizia a farsi strada da sola nel punto più intimo e stimolante del suo corpo.

Geme stringendo il ciuffo tra le mani. Senza preavviso, le infilo 3 dita dentro rimanendo senza fiato. Con l'altra mano stringe le lenzuola bianche e apre gli occhi per guardare la scena.

Non volendo farla arrivare al culmine, estraggo le dita e mi alzo. Inizio a salire con i baci, percorrendo tutto il suo corpo. Dalla caviglia al ginocchio, dal ginocchio alle cosce, dalle cosce ai fianchi e mi soffermo lì dove ha qualche smagliatura che tanto detesta.

Voglio farla sentire a suo agio, voglio farle capire che non si deve vergognare con me e che amo tutto di lei.

«Sei bellissima» sussurro arrivando all'altezza del seno che, dopo averlo liberato dal reggiseno, prendo in mano per palpeggiarlo.

«Per favore Jason...» mormora al mio orecchio mentre succhio la pelle del suo collo.

«Lo vuoi?».

«Sì, ora».

Alla sua richiesta, mi alzo in piedi e mi spoglio davanti a lei. Lascio che veda la mia erezione dura come non lo era già da tempo ormai e nel mentre, afferro un preservativo dalla tasca dei pantaloni.

Quando torno su di lei strofino la superficie levigata sulla sua entrata, bagnando la punta.

«Vuoi venire sopra?» le chiedo sapendo quanto le piaccia dominarmi.

«Non eri te quello che comandava a letto», mi spintona all'indietro e sale su di me.

Sorrido divertito quando muove il bacino sul mio cazzo. La aiuto a sollevarsi e automaticamente a calare nuovamente, scivolando su tutta la mia erezione. Sospiriamo insieme mentre la penetro.

Inizio a gustarmi il piacere dei suoi movimenti e altrettanto la visione del suo bellissimo corpo.

Dopo qualche movimento già si stanca, così la lascio appoggiare al mio petto e la aiuto, alzando io questa volta il bacino dal materasso per andarle incontro.

La sento gemere forte al mio orecchio, fregandosene delle persone che stanno nelle rispettive camere accanto. Mi piace da morire quando non si controlla.

Sfogo tutta la mia rabbia, i pensieri negativi e la paura dentro di lei con spinte secche, ardenti e violente.

Pochi istanti dopo, mi capovolto con lei addosso e torno a riprendere il controllo.

Affondo in lei con la stessa voglia della prima volta di scoprirei quanto è bella la sensazione di sentirmi dentro la sua natura.

Mentre posa una mano sul mio petto, la bacio disperatamente sentendo già la sensazione di piacere avviarsi lungo il pube. Aumento ancora di più la velocità fino a venire.

Lei, a sua volta, stringe le gambe intorno ai miei fianchi e viene pure lei, graffiandomi la schiena.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora