Capitolo 93

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Melanie

Ogni certezza che avevo, ogni filo di speranza che mi ero costruita con cura, con dedizione, con amore e con tanta pazienza, si sgretolò tra le mie mani.

Era incredibile il modo in cui permettevo a questo ragazzo di prendersi ogni piccola parte di me e ridurla a bardelli. A suo completo piacimento.

«Vuoi sederti?».

«No, parla».

Ordinai seria, arrabbiata con il mondo, forse ancor di più con me stessa.

«Sono stanco di questa vita Melanie, sono stanco di fuggire dal mio passato, dai miei sentimenti, dal dolore. Sento di non riuscirti a dare quello che realmente meriti, nonostante stia lavorando su me stesso già da qualche mese».

«Vai al punto Jason...».

Forse in un'altra circostanza lo avrei lasciato parlare, e gli avrei permesso di liberarsi da tutte le incertezze, i dubbi, le paure che più lo tormentavano ma in quel momento avevo bisogno di una risposta e di sapere che cosa ne sarebbe stato del nostro futuro.

«Ti ho portato nell'abisso con me, hai lasciato tutto per me». Scossi la testa e aggiunsi: «L'hai fatto anche tu, hai rinunciato al tuo lavoro Jason!».

«Ma non è lo stesso, te lo dovevo».

«E allora che c'è?».

«Domenica sera i ragazzi mi ha proposto un lavoro, un po' lontano da qui...».

Il cuore iniziò ad accelerare e io non ero così sicura di sentirli regolari quei battiti.

«Non importa, sono disposta a trasferirmi. New York? Tampa? Orlando? Dimmelo e ti seguirò».

Il gelo nei suoi occhi iniziò ad intensificarsi.

«Le cose non sono così semplici: non lavorerò qui».

«E dove allora?».

«In Inghilterra».

Avevo provato varie sfaccettature del dolore: dalla perdita di un familiare caro, alla prima delusione, dall'inganno di persone a me care all'impossibilità di un sogno che vedi sgretolarsi davanti i tuoi occhi.

Ma l'amore? Quello sì che fa male.

Prima di lui mi ero astenuta da qualsiasi sentimento, mi concedevo all'unico ragazzo che non mi giudicava per quello che ero realmente, solo perché il piacere era l'unica cosa che mi teneva in vita. Nulla mi soddisfaceva, non ero serena, non ero felice e la consapevolezza di non rendere soddisfatti i miei genitori mi aveva portato sulla cattiva strada.

Non mi era mai importato: stavo bene perché non c'era alcun tipo di legame, era solo sesso e dopodiché ognuno per la sua strada.

Ma proprio nel momento più inaspettato, la vita ti colpisce una, due e se ne ha l'occasione anche una terza volta. Io ormai mi ero abituata ai dolori che mi infliggeva, ma questo... a questo non ero pronta.

«Perché? Perché mi fai questo?».

I suoi occhi tornarono a posarsi su di me.

«Non dire così: lo faccio per noi due».

«Spiegami perché? Che cos'è questa storia?».

«Ti spiegherò tutto, ma devi giurarmi che ascolterai ogni singola parola prima di giudicare». Annuii e mi sedetti davanti a lui, prendendo la sedia dalla scrivania e trascinandola davanti a letto. Jason si sistemò sul materasso, piegandosi in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora