Capitolo 56

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Melanie

«Ti senti meglio?». Mi accarezzò una spalla mentre pronunciò quelle parole con preoccupazione.

«Sì, grazie».

Continuai a guardare il vuoto davanti a me. Non riuscivo ancora a riprendermi dalla notizia.
Lui non poteva essere realmente lì. 

«Melanie c'è qualcosa che ti turba?».

«Io non riesco a credere che sia rinchiuso in quella stanza». Scoppiai subito in un piango liberatorio.

«Hey no...». Si avvicinò a me e mi abbracciò.
Le sue braccia non erano muscolose come quelle di Jason, ma mi facevano comunque sentire protetta.

«Fino a due sere fa stavamo insieme e adesso..».

«Melanie starà bene, te l'ho detto: tornerà da noi. Abbi fiducia». Mi prese il viso con entrambe le mani e incastrò i nostri sguardi.

«È tutta colpa mia, quella sera non dovevo scendere dalla macchina».

«No, non potevi saperlo. Nessuno sa come è avvenuto, sappiamo soltanto che ha perso il controllo della macchina. L'importante è che sia fuori pericolo e che non siano state coinvolte ulteriori persone, altrimenti la situazione sarebbe peggiorata e le cose si sarebbero messe male al suo risveglio» spiegò lui.

«Anche se forse la colpa non è mia, mi sento comunque responsabile».

«Non so dove stesse andando a quell'ora, ma chi meglio di te sa quanto è difficile capire Jason?».

«Lo so, ma io in questo momento ho solo bisogno che qualcuno mi dica che stia bene e che sopratutto abbia aperto gli occhi». Finn mi porse un fazzoletto ed io, con ancora le lacrime agli occhi, lo ringraziai.

«È forte, vedrai che ce la farà».

«Spero che sia così, non saprei immaginare come sia un futuro senza averlo nella mia vita, indipendentemente dal posto che coprirebbe». Le braccia di Finn finirono nuovamente intorno alla mia vita, pronte a stringermi forte.

«Non pensarci nemmeno a queste cose. Ho bisogno però che tu adesso risponda ad una domanda...». Lasciò la frase in sospeso ed io mi sentii morire.

«Dimmi».

«Avete litigato quella sera lì? Per questo sei così scossa e ti senti in colpa?».

Anche questa volta il mio sesto senso non aveva sbagliato. Come facevo a dirgli la verità? Non avrei potuto, non ce l'avrei mai fatta.

Se solo si sapesse in giro, se solo qualcuno mi sentisse parlare di Jason in quel modo prenderebbero provvedimenti seri ed io voglio proteggerlo da tutto e da tutti, proprio come lui stava cercando di fare con me.

«Sì, stavamo discutendo».

«Posso sapere per cosa?».

«C'entra Ana e la mia gelosia, malgrado non stessimo più insieme».

«Posso capirlo, ma quella sera com'è andata a finire tra di voi?». Sbancai.

E adesso?

«Quella sera abbiamo avuto uno scontro forte, talmente tanto che corsi in casa alla fine senza nemmeno voltarmi indietro».

«Non ti disse dove sarebbe andato?».

«No, presuppongo a casa».

«Hanno trovato la macchina sfasciata a quasi trenta chilometri da casa nostra, quindi no Melanie».

Sgranai gli occhi e dissi: «Sul serio?».

Lui annuì ed io ingoiai a malapena la saliva.

«Beh non lo so, mi devi credere. Altrimenti te lo avrei detto senza problemi».

«Ti credo, non c'è bisogno che me lo dici in questo tono. Tra di noi non ci sono segreti, perciò adesso smetti di pensarci e vedrai che le risposte arriveranno a suo tempo».

Cercò di consolarmi senza successo.

Un sentimento negativo che assomigliava ad un misto di falsità e sporcizia mi penetrò l'anima. Sentii nell'immediato una fitta all'addome, ma retrocessi il dolore cercando di non mostrarlo.

È vero, non avevamo segreti fino ad oggi.
E come avrei potuto fare?
Come potevo tradire la fiducia di Jason e raccontare la verità in giro?
Non me lo avrebbe mai perdonato.

Malgrado non riuscissi a mangiare, a respirare e a dormire sapevo che, raccontarlo anche ad una sola persona, lo avrebbe ferito ancora di più e chissà che follia avrebbe fatto.

Se solo ci fosse veramente una possibilità di salvarlo, raccontando tutto non è la scelta giusta.

«A che pensi?».

«A niente, torniamo dentro?» chiesi cambiando subito discorso. Non volevo sembrare sospetta, ma parlare di quello mi metteva a disagio.

«Sei sicura di sentirtela? Non sei obbligata Melanie, io ti capisco meglio di chiunque altro. Sai che odio questo posto». Mi sfiorò le spalle per accarezzarmi.

«Sì, sono sicura. Voglio esserci quando si sveglia».

«E il lavoro? Melanie non puoi perderlo... So che tra una settimana devi ripartire, no?».

«Mi sono licenziata ieri».

«Tu cosa?!». Il panico vidi trasparire nei suoi occhi.

«Lo so, è stata una follia, ma non ci stavo più bene. Era diventato uno stress e non voglio più tornare in quella città. Per il momento ho bisogno di starmene qui da sola con la mia famiglia e con Jason».

Sembrò non credere nemmeno a una parola, ma non aggiunse altro. Insieme tornammo dentro e quando vidi la madre di Jason, mi affiancai a lei per chiederle maggiori informazioni.

«Ci sono nuovi aggiornamenti?».

«Nessuna tesoro, nessuna...».

«Come immaginavo...».

«Te come stai? Ti sei ripresa? Prima mi hai fatto spaventare tantissimo... Eri diventata pallida, tremavi e sudavi freddo».

Il ricordo di pochi istanti prima mi fece rabbrividire.

«Era solo un attacco di panico tranquilla».

«Vuoi un caffè?». La sua mano finì sul mio viso soffice e dalla mia bocca uscì: «Per il momento sono a posto grazie, ma posso accompagnarti se vuoi».

«Non vorrei strapazzarti troppo».

«Se non me la sentissi non te lo chiederei».

«Grazie tesoro, accetto volentieri».

One night more 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora