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Sono trascorsi tre giorni da quella strana esperienza, o forse dovrei chiamarla "avventura", o magari semplicemente "giornata". Ammetto di aver pensato spesso a Thomas. La mia emotività è così intensa che riesco a rimanere delusa persino da una persona che ho conosciuto solo 24 ore prima. Tuttavia, nei giorni successivi, ho condiviso la storia con Linda e Claudio, i quali hanno reagito divertiti all'accaduto. Anch'io ho fatto finta di ridere.
Il lunedì, ho trascorso quasi l'intera giornata all'Università con Lucrezia e ho condiviso con lei la straordinaria coincidenza di incontrare Thomas al lavoro, le nostre avventure serali e persino l'episodio del perizoma. Lucrezia mi conosce meglio di chiunque altro e non ha riso. Sa bene cosa ho passato con Simone e quanto sto lottando per riaffermare la mia dignità.
Mi dice di non pensarci, afferma che gli uomini sono degli idioti e suggerisce che forse dovrei prendere una pausa dal genere maschile. Oggi, finalmente è martedì e ho una giornata di riposo dal lavoro. Certamente, il martedì non è il giorno ideale per rilassarsi, ma questa settimana è andata così. Prendo il telefono dal comodino accanto al letto e scopro che sono le 11.30.Vorrei poter dormire almeno altre 8 ore. È stata una settimana intensa e sono molto stanca mentalmente. Queen si avvicina a me, appoggia il suo muso sul mio mento e inizia a fare le fusa. Ho letto da qualche parte che le fusa dei gatti hanno un effetto curativo. La prendo e la metto sulla mia pancia. Non riesco a smettere di ripensare a quanto sono stata stupida. Le parole diLucrezia mi ronzano nella testa: "Sei come una calamita per i casi umani, comunque."

Mi giro nel letto. Forse è proprio per questo che spesso mi rifugio in sostanze che non dovrebbero essere usate. Probabilmente cerco di evitare di pensare al fatto che mi manca davvero una persona normale nella mia vita. Qualcuno che mi tratti con normalità. La mia persona.

Provando a chiudere gli occhi, sperando di dormire ancora almeno mezz'ora, il citofono suona. Fingo di non essere in casa e ignoro il suono; potrebbe essere qualcuno del palazzo che ha dimenticato le chiavi o, ancora peggio, qualcuno che vuole mettere pubblicità nella mia cassetta della posta. Ma il citofono squilla nuovamente. Mi trascino giù dal letto e vado ad aprire la porta. Ormai sono in piedi, quindi tanto vale preparare un caffè. Le occhiaie sono così profonde da arrivare quasi alle guance. I capelli si sono arricciati durante la notte; chissà, forse ho sudato, magari facendo uno dei soliti incubi. Mi dirigo verso il bagno per lavarmi i denti. Odio quella sensazione di bocca impastata appena sveglia al mattino. Dopo aver deglutito una sorsata di collutorio alla menta, ecco che suona il campanello della porta. Beh, non è il postino o qualche condomino distratto che ha dimenticato le chiavi, ma bensì quei maledetti rappresentanti dei folletti che mi perseguitano da tre settimane.

Mi avvicino alla porta di casa, libero il chiavistello e prendo la chiave. Giro la chiave nella serratura e apro.

Mi strofino gli occhi, forse sto ancora sognando.

IL BATTITO DEL NOSTRO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora