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Otto giorni. Otto giorni senza sentirne la voce. Otto giorni senza vedere quei due occhi verdi come smeraldi. Otto giorni senza annusare il suo profumo. Oggi devo restare in ufficio fino alle 21, e poi probabilmente tornerò a casa per recuperare tutto il sonno perso questa settimana. Il pomeriggio passa abbastanza velocemente, senza l'uso di acceleranti questa volta, almeno non di quelli chimici, perché sono veramente esausta. Linda è di riposo oggi, e Claudio arriverà alle 21 come al solito. Alle 20:30, Davide entra in sala. Stasera è il suo turno di chiusura. Gli faccio il punto sulla situazione e poi lo saluto. Esco e mi dirigo verso la macchina. Fuori nel parcheggio ci sono i quattro ragazzi che Claudio aveva cacciato e con cui Thomas aveva avuto una discussione. Questa volta mi guardano passare senza commentare, e non posso fare a meno di ricordare quella sera. Ho passato questi otto giorni a pensare a lui. È così difficile non chiamarlo, non scrivergli, non vederlo. A volte ho pensato "Venere, fallo, chi se ne frega, ci penserai domani." Ma quel pensiero durava sempre troppo poco. Quando arrivo a casa, trovo Lucrezia ad aspettarmi. Anche lei ha una copia delle chiavi, e stasera abbiamo deciso di cenare insieme e giocare a carte, come un gruppo di amici di 60 anni. Ci sono anche Niccolò, Matteo e Sofia, che stanno insieme da più o meno due anni. Loro sanno quasi tutto della mia vita. Hanno condiviso tutti i momenti con Simone, sia quelli belli che quelli brutti. Anche Matteo deve fingere di non vedermi e sentirmi perché il loro amico glielo ha proibito. Ci cuciniamo una rapida pasta all'amatriciana, o meglio, la trovo già pronta quando arrivo. Matteo è un grande cuoco, ma a volte dimentica che non mi piace il parmigiano, e ho faticato a farglielo entrare in quella sua maledetta testa. Una estate siamo stati a Pag, in Croazia, e dopo 15 ore di macchina e nave avevamo una fame terribile. Matteo si era messo ai fornelli per cucinare la pasta al pesto. In quel momento, mi sarei mangiata anche il tavolo, ma lui ha spolverato un chilo e mezzo di parmigiano nella pentola. Avrei voluto ucciderlo. Forse sono anche scoppiata a piangere per lo stress accumulato durante il viaggio e la fame e tutto il resto. Sì, sono davvero difficile. Matteo si era sentito molto in colpa, e alla fine sono dovuta andare io a chiedere scusa. Comunque, questa volta Matteo si è ricordato di non mettere il parmigiano, e gli altri se lo mettono a parte insultandomi e ribadendo quanto sia migliore la loro pasta rispetto alla mia. Dopo cena, ci prepariamo due canne. Nonostante siano due coppie, mi sento sempre a mio agio con loro. Non sono una di quelle coppie appiccicose che si baciano in continuazione e ti fanno sentire in imbarazzo. Stasera non ho intenzione di fare tardi, perché domani dovrò aprire la sala. Anche se il nostro orario di apertura è alle 11, devo essere lì alle 9 per svuotare le macchine delle monete, contarle, fare il bilancio, metterle nella cassaforte e preparare una cassa sufficiente per la giornata.
"Giochiamo a Risiko?" Propone Niccolò.
"Ma dai, Nicco, abbiamo 23 anni!" Gli fa notare Matteo.
"E allora? Posso conquistare l'intera Asia in mezz'ora! Scommetti?"
"Io spero che il mio obiettivo sia distruggerti. Ci metto cinque minuti." Dico a Lucrezia con aria di sfida.
"Io vorrei un obiettivo più avvincente, distruggere una tra voi due sarebbe troppo noioso." Risponde lei, riferendosi a me e Sofia. Quest'ultima ride in faccia a Lucrezia.
"Io invece vi elimino anche se ho un altro obiettivo!" Afferma.
Continuiamo così per dieci minuti, tra minacce varie e promesse di distruzione. Alla fine, mi alzo per prendere il gioco da tavolo che tengo sotto il letto, perché in casa non c'è spazio. Vado in camera e mentre alzo il cassetto, sento la porta aprirsi.
"Avete ordinato il gelato di nuovo senza dirmelo?" Urlo, con la faccia immersa nel cassettone del letto.

"Siete dei pezzi di merda!" rimbomba il grido dal salone. Sapevo che avrei dovuto cambiare la serratura. Abbandono subito il gioco e corro nella stanza.
"Traditori e infami!" Simone continua a urlare.

Sta molto peggio del solito e stringe tra le mani una bottiglia di vodka quasi vuota. Io sono dietro di lui e vedo che è rosso di rabbia. Quando si trova in uno stato del genere, non riesco nemmeno a parlare. Lucrezia e Sofia cercano di calmarlo, ma lui continua a lanciare insulti contro Matteo e Niccolò.
"Lei è una nostra amica, Simó, non puoi pretendere che improvvisamente facciamo finta che non esista!" dice Matteo, cercando di difendersi dall'accusa di tradimento.
"Lei? E io? Ci conosciamo da vent'anni. Ti ho chiesto una sola cosa", continua Simone, senza ascoltare ragioni.
"Anche tu sei nostro amico, non c'entra! Possiamo essere amici di entrambi", risponde Matteo.
"Sì, ma stasera state con lei, non con me."
"Sei tu che ti tieni alla larga e ci chiami solo quando i tuoi altri amici non sono disponibili. Che cosa pensi? Che con noi non ti diverti perché non ci droghiamo? Che ti annoi perché giochiamo a Risiko e al massimo fumiamo un paio di canne?" Niccolò si avvicina in modo provocatorio a Simone. Era da tempo che voleva affrontare questa questione, e finalmente ne ha l'occasione.
"Voi siete sempre pronti a giudicare, a criticare. Almeno loro ogni tanto ridono!" dice Simone, avvicinandosi sempre di più al mio amico. Ho una paura terribile che possa rompere la bottiglia di vodka in testa a uno dei due.
"Ascolta, sei ubriaco fradicio, sembri un barbone!" continua Niccolò disgustato. Simone non riesce a replicare perché si rende conto che sto dietro di lui.
"Hai paura?" mi chiede. "Non ti ho mai toccato e mi tratti come un criminale." Ricomincia a urlare. Niccolò e Matteo si rendono conto che la situazione sta peggiorando, e spinti dalle rispettive ragazze cercano di calmarlo. Ma lui non smette.
"Sei una puttana, dov'è quel bastardo? Gliel'hai già presentato? Fate le uscite insieme come una coppia felice?"
"Simone, non c'è nessuno, smettila," dico con voce tremante. Matteo cerca di allontanarlo da me, ma lui gli sfugge. Faccio cenno di lasciarlo stare. Non voglio che finiscano per picchiarlo e che possa succedere qualcosa ai miei amici. Lucrezia e Sofia sono chiaramente agitate. In questo ultimo anno, Simone è finito in queste condizioni solo poche volte.
"Sei una schifosa, Venere. Giuro su Dio che ti ucciderò prima o poi." Ricomincia a urlare e a venire verso di me. "TI AMMAZZERÒ, TE LO GIURO!" Non ho la forza di chiudermi in camera. Simone è troppo veloce e mi colpisce in faccia con uno schiaffo. Matteo e Niccolò lo placcano da dietro e lo allontanano da me. Lo schiaffo è stato così violento che mi ha fatto cadere a terra. Non riesco più a trattenere le lacrime. Lucrezia e Sofia accorrono immediatamente e gridano parole piene di rabbia. So che alcune cose che dicono le stanno solo dicendo per l'ira che provano. Simone continua a scalciare, mentre Matteo gli urla di non avvicinarsi più a me. Sofia si alza rapidamente e corre a prendere qualcosa per medicarmi. Dall'armadio vedo nel riflesso dello specchio uno zigomo sinistro leggermente ammaccato, niente di troppo grave. Lucrezia è scioccata, mi abbraccia forte e sembra non credere a ciò che ha appena visto. Fuori dalla camera da letto, la lite tra i tre uomini continua a infiammarsi. Questa volta, non possono più ignorare la situazione. Hanno visto con i propri occhi cosa può diventare Simone.

"Sei malato, esci subito di qui e vai a cercare aiuto!" urla Niccolò, spingendo Simone fuori di casa.
Dopo diversi minuti, Sofia torna nella camera da letto e mi applica del ghiaccio sul viso. Sento solo una leggera sensazione di intorpidimento, ma niente di particolarmente grave.
"Questo sta completamente fuori," dice Lucrezia a voce bassa. Nel corridoio del palazzo, c'è ancora un acceso litigio tra i tre uomini.
"Deve cercare aiuto. Mi fa davvero pena," esclamo, e le lacrime ricominciano a scorrere. "Forse è colpa mia. L'ho abbandonato come se non contasse nulla... forse avrei dovuto aiutarlo di più, stare al suo fianco! Così finirà male!" Continuo a piangere, a singhiozzi.
"Non devi pensare a queste assurdità. È una persona disturbata. Non hai nessuna colpa," mi dice Sofia, tamponando nuovamente con il ghiaccio.
"Non puoi essere libera di lasciare qualcuno senza che questo ti inizi a perseguitare?" mi domanda Lucrezia. Io sono ancora sommersa dalle lacrime.
"Dovresti denunciarlo, Venere, per evitare che si avvicini ancora a te. E perché ha ancora le chiavi di casa tua?" mi chiede Sofia.
"Non me le ha più restituite..."
"Dovevi già aver cambiato la serratura," interviene Lucrezia seccamente. "Un mese fa c'era la vicina, oggi ci siamo noi. Arriverà un momento in cui sarai da sola con lui, e poi?"
"Non puoi vivere in questo stato, Venere. Se vuoi, possiamo venire a stare da te finché smetterà di seguirti in questo modo," propone Sofia. Nel frattempo, Niccolò e Matteo ritornano.
"Me ne occuperò. Non voglio farvi sempre preoccupare" rispondo.
"È più preoccupante per me pensare che potresti essere in pericolo a causa di quel bastardo," ribatte Lucrezia scuotendo la testa.

"Venere, da quanto tempo dura questa situazione?" chiede Niccolò, visibilmente irritato. Guardo Lucrezia, che ha rispettato la mia scelta di non dirgli nulla.
"Circa un mese," rispondo.
"Voi lo sapevate?" chiede Matteo alle mie amiche. Le loro teste si abbassano colpevoli.
"Perché non ce l'avete detto prima?" chiede Niccolò bruscamente. "Non capite che non le state facendo un favore?" continua, riferendosi a me.
"Non volevamo darvi ulteriori preoccupazioni," e ricomincio a piangere. Niccolò e Matteo sembrano ammorbidirsi, o almeno ci provano. Si siedono anche loro a terra, dato che sono ancora lì.
"Venere, ascoltami... lui è un nostro amico, ma questa situazione è inaccettabile! Queste urla, questo schiaffo! Non possiamo permettere una cosa del genere. Una persona normale non si comporta così, e una persona normale non frequenta chiunque faccia così! Questo non è amore, è una malattia, è un'ossessione..." mi dice Niccolò. "È Lucrezia che urla con me..." il volto di Lucrezia suggerisce qualcosa di diverso, ma Niccolò continua "...non mi verrebbe mai in mente di picchiarla o dirle quelle parole. Siamo arrivati a un punto senza ritorno! Mi darebbe fastidio anche nei confronti di una ragazza che non conosco, figuriamoci con te!" cerca di farmi ragionare.

"Devi dirlo a tua madre e a tuo padre," interviene Matteo.

"Mio padre lo ucciderebbe!"

"Beh, forse farebbe bene!" mi interrompe Sofia. "Forse non te ne rendi conto, ma da fuori, questa scena è insostenibile! Ero terrorizzata, Venere!" Anche io ho paura, ho avuto paura.
La conversazione va avanti per mezz'ora e alla fine acconsento a dirlo ai miei genitori. Ma non domani. Ho bisogno di un po' di tempo per capire come farlo senza far sì che mio padre lo vada a cercare.
Lucrezia e Sofia decidono di rimanere a dormire da me.
Non ho incubi.
Solo moltissima ansia.

IL BATTITO DEL NOSTRO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora