Arriviamo finalmente all'estrazione. Un notaio viene chiamato, e con un annuncio al microfono, Davide attira l'attenzione di tutti i presenti. In pochi secondi, si forma una folla al centro della sala, nella parte posteriore della cassa, dove abbiamo preparato un grande buffet e fiumi di alcol per l'evento. Emilio prende la parola, ringrazia tutti e presenta Thomas. Ancora una gomitata da Linda. Ma perché oggi tutti mi prendono a gomitate? Flavia viene chiamata al centro della sala davanti all'urna. Abbiamo deciso che sarà lei a pescare il biglietto del vincitore perché è quella che piace di più ai nostri clienti. Flavia inizia a cercare nell'urna e tira fuori un biglietto."Numero 358!" urla felice.
"Sono io, sono io!" Riconosciamo la voce. Tra la folla, vediamo un'anziana signora avvicinarsi con il suo bastone. La vincitrice è Maria, una donna di 70 anni che frequenta la sala da gioco da due anni. Inizia una musica festosa e tutti le fanno i complimenti, me inclusa. Sono veramente felice che abbia vinto lei. È sola, il marito è morto qualche anno fa, e i figli sono entrambi all'estero. Ha i soldi per vivere una vita comoda, potrebbe godersi la sua vecchiaia in un'isola mentre sorseggia mojito, il suo cocktail preferito, ma la solitudine la sta logorando, e noi siamo praticamente diventate le sue nipoti. La nostra sala giochi, in realtà, è come una grande famiglia. Ho visto amori nascere qui dentro e amori finire. Ho visto crearsi amicizie e molte litigate. Ho visto persone sole venire qui per passare il tempo e cercare rifugio in uno dei vizi più brutti del mondo, ma sono comunque persone. Ognuno ha la sua storia, ognuno ha una vita da raccontare, ed essendo una piccola sala, ci troviamo spesso con uno o due clienti e diventiamo i loro psicologi. Ho incontrato persone afflitte dai sensi di colpa dopo aver giocato magari il loro stipendio, e ho minacciato di spegnere le macchine se non smettevano di giocare. Dopo l'estrazione, finalmente inizia la festa. Emilio saluta Thomas, che nel frattempo si è messo a giocare a una slot, e si avvicina alla cassa.
"Ragazzi, devo tornare a Fiumicino. Se volete, Flavia e Davide possono staccare, molti sono andati via. Così domani aprite voi la sala." Davide annuisce, Flavia è felicissima perché può raggiungere i suoi amici in una discoteca in via Libetta.
"Noi ci teniamo in contatto per telefono," mi dice.
"Va bene, stai tranquillo, ci penso io." Mi avvicino a Emilio. "Poi fammi sapere se ci vai a letto," mi dice ridendo.
"Non vado a letto con persone così altolocate, lo sai che preferisco i rozzi tatuati." rispondo sorridendo anche io. Nel frattempo, lo accompagno alla porta e ci salutiamo con un bacio sulla guancia. Rientro in sala e vedo che Davide e Flavia hanno indossato i giubbotti. Non vedono l'ora di scappare.
"Mi raccomando, non esagerate," ci avverte Davide prima di uscire dalla sala. Linda li saluta e inizia a sistemare e pulire. Raccoglie le sigarette spente dai posacenere e pulisce gli schermi delle macchine. Prende anche le ordinazioni. Quando torna, dobbiamo preparare tre caffè, un ginseng e due amari. Anche Claudio entra in cassa.
Claudio è un ometto di un metro e settanta, i capelli sempre in ordine con gel e qualche ciuffo di barba qua e là. È mingherlino, ma comunque abbastanza in forma fisicamente. Ha 45 anni sulla carta d'identità, ma sembra averne 20 quando c'è da divertirsi. Quindi è sempre piacevole passarci del tempo insieme.
La sala è finalmente pulita e in ordine, e i clienti sono stati soddisfatti.
È già passata la mezzanotte quando vedo Thomas alzarsi dalla sedia e dirigersi verso la cassa.Questa volta, decido di lasciare fare a Linda, dato che ho un bel po' di lavoro da sbrigare con alcune fatture da inserire nel database del computer. Thomas porta un biglietto vincente da 500€. È proprio vero che piove sempre sul bagnato. Linda gli consegna i soldi e convalida il biglietto. La sua ragazza lo ringrazia e ripone i soldi nel portafogli. Nel frattempo, Thomas prende il cellulare e risponde a una chiamata. La ragazza aspetta impaziente e si osserva le unghie, che sono decorate con una semplice french. Sono quasi di spalle, ma con la coda dell'occhio cerco di captare ciò che si dicono. Riesco solo a vederla sbuffare e dire qualcosa in fretta. Con uno sguardo, chiedo a Linda di accendere il microfono, così potremmo sentire la loro conversazione, ma dobbiamo rimanere in silenzio altrimenti ci sentirebbero anche loro.
"Ti ho chiamato, Maurizio. Ti verrà a prendere. Io sistemo questa cosa e ti raggiungo a casa, magari prendo un taxi." A casa. Quindi non è solo la sua fidanzata, vivono insieme. Maurizio? Amico? Più probabile un autista. Mi farebbe davvero comodo un autista, loro ne hanno uno e nemmeno lo sfruttano. Un vero spreco di benefit. Linda spegne il microfono perché la voglia di commentare è troppa.
"Praticamente, si sta liberando di Morticia," mi dice a bassa voce. Questo non impedisce comunque a Claudio di sentire.
"Vivono nella stessa casa. Avete sentito? Lo sapete che potete fare quello che volete, ma gente così non fa per gente come noi." Cavolo, prendere una ramanzina da Claudio vuol dire che sto davvero toccando il fondo.
"Io non lo voglio mica sposare. Vorrei solo testarlo," dico ridendo. Anche Linda è d'accordo con me. Alla fine, Claudio si convince e chiude il discorso con un "fai come vuoi, tanto fai sempre come vuoi." Vedo Thomas baciare la sua donna sulle labbra. Lei esce dalla sala, probabilmente Maurizio è arrivato. Lui aspetta qualche secondo, forse vuole essere sicuro che la ragazza non torni indietro per qualche motivo, poi si avvicina al bar."Fino a che ora siete aperti?" mi chiede. Metto il cellulare sul bancone della cassa e mi siedo di fronte a lui su quella che chiamiamo la "sedia del pianto". È rossa, a metà strada tra una sedia e uno sgabello ed è nascosta dietro una parete.
In molte occasioni, ho versato lacrime su quella sedia, ed è per questo che l'abbiamo soprannominata così.
"Fino alle 3." Appoggio i gomiti sul bancone e mi tengo il viso con le mani.
"Tu, perché sei rimasto? Hai un appuntamento?" Cerco di sembrare il meno interessata possibile.
"In realtà, avevo solo voglia di stare un po' da solo. Le ho detto che avrei dovuto raggiungere Emilio a Fiumicino per discutere alcuni dettagli del nostro accordo." Annuisco. Penso che sia un accordo pubblicitario. Potrei chiedere per sicurezza, ma sinceramente la risposta non mi interessa molto. Nel frattempo, Linda e Claudio tirano fuori una bottiglia di amaro dal frigo.
"Festeggiamo?" ci chiede Linda, sorridendo.
"Lui non beve." Lo anticipo. Claudio e Linda iniziano a prenderlo in giro. Nel frattempo, mi viene versato uno shot di amaro. Lo bevo tutto in un sorso. Thomas mi guarda, tra lo stupito e il disgustato. Probabilmente non ha mai visto una ragazza bere così, è abituato a stare con donne che a malapena parlano.
"Cosa c'è, ti sta per venire da piangere?" lo provoco. Lui tira fuori il telefono e controlla l'ora. Saranno passati venti minuti.
"Ascolta, vado a prendere una cosa e torno. Hai la macchina?" Non penserà mica di prendere la mia macchina?
"Sì, è una Smart nera a quattro posti che..." Non riesco a finire la frase quando si alza dalla sedia.
"Dammi le chiavi, ti giuro che te la riporto in chiusura." Cosa? Non so nemmeno chi sia e pensa di guidare la mia macchina?
"Non credo, Thomas, la mia macchina è off-limits." Lui mi guarda sconcertato.
"Ho uno dei più grandi concessionari d'Italia, e pensi che non sappia guidare una scatola con le ruote?" Di nuovo la sua strafottenza.
"Quella scatola con le ruote l'ho sudata per comprarla e..." Continua a non farmi finire le frasi.
"Infatti, te la riporterò sana e salva, e anche con il pieno." Mi lancia un sorriso forzato, come a prendermi in giro. Ma comunque, si forma quella maledetta fossetta.
"Dai su, dagli le chiavi..." dice Claudio, indicando la mia borsa. Mi giro verso Linda cercando sostegno. Lei mi guarda come si guarda una vera rompiscatole e alza gli occhi al cielo.
"Va bene, cerca di non fare danni." Cerco le chiavi nella borsa.
"Ma, guarda, se non torni in chiusura, o peggio, se torni con qualche graffio, giuro che..." Non riesco proprio a finire la frase.
"Tranquilla. Sarò fuori per un'ora e mezza al massimo." Prende le chiavi ed esce."Ma dove diavolo deve andare?" Esclamo nervosa, fissando la porta che ha appena chiuso alle sue spalle.
"Non importa, l'importante è che se ne sia andato. Ora possiamo fare ciò che vogliamo senza i suoi occhi addosso." Mi risponde Linda mentre convalida un biglietto per un cliente.
"Un altro amaro?" Chiedo. Mi giro e vedo che Claudio ne ha già preparati tre. Siamo ben attrezzati per serate come questa. Fino a quando si tratta di fare un caffè o prendere una bottiglietta d'acqua, Emilio non si lamenta. Non possiamo bere gratis però, il che mi sembra giusto. Stasera è toccato a Claudio portare una bella bottiglia di amaro del capo solo per noi. Di solito, Linda porta il limoncello, io invece preferisco il vino bianco.La serata prosegue tra risate e amaro, tanto amaro.

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IL BATTITO DEL NOSTRO CUORE
Chick-LitVenere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...