Nella settimana successiva, Thomas prova a scrivermi due o tre volte, ma io non rispondo. Da una parte, mi vergogno, dall'altra, non ho intenzione di essere il suo giocattolo. Considerando che sto cercando di uscire da quel tipo di situazione, inoltre, lui è anche il proprietario di un'azienda che sta instaurando una partnership con il mio capo. Prima di recarmi al lavoro, faccio una breve sosta a casa dei miei. Questa volta c'è anche mio padre, che finalmente ha finito il torneo in cui faceva l'arbitro. Appena entro, papà mi abbraccia calorosamente e mi dice che sono bellissima. Mia madre mi porge la solita busta piena di abiti stirati. Le racconto degli incubi che faccio di recente e di questa paralisi del sonno.
"Sai, il dottor Speranza mi ha consigliato una bravissima psicologa. Secondo me dovresti andare", dice mamma mentre cucina la cena. Sono molto scettica riguardo agli psicologi. Non che non creda nella terapia, anzi, sono grata che alcune persone studino per poter aiutare la mente di altre, ma ho difficoltà nel pensare di riuscire ad aprirmi e raccontare qualsiasi cosa a una sconosciuta. Prendo il numero della psicologa comunque, per fare contenta mamma. Papà mi chiede come va al lavoro, è la sua domanda di rito. Poi indaga sulla mia vita, se ho rivisto Simone, se sono serena. Ometto l'episodio di casa mia. Mia sorella è uscita con Edoardo. L'ha conosciuto da qualche mese e questa volta sembra faccia davvero sul serio. Lui ha sette anni più di lei, ma le ho detto che non ha importanza, visto che è molto più matura di qualsiasi altra ragazza di vent'anni. A casa dei miei mi sento sempre bene. Torno ad essere nella mia comfort zone e questo mi dà una sensazione di sollievo. Resto fino alle 20, più o meno, poi salgo in macchina per andare a lavorare. Questa sera inizio alle 21.Quando arrivo a lavoro, ci sono solo tre clienti in sala. Prima di andare via, Flavia mi fa il punto della situazione e mi dice che Eleonora, una nostra cliente, ha litigato pesantemente con Ettore, suo marito. Saluto Flavia e passo più o meno un'ora a sistemare la sala e a controllare eventuali fatture o pagamenti da effettuare. Verso le 22, arriva Claudio. La prima cosa che facciamo sono due caffè. Io me lo macchio. Gli racconto tutto sulla serata al Gay Village, ogni minimo dettaglio. Claudio è un uomo, e magari riesce anche a darmi qualche consiglio utile.
"Io già te l'ho detto, gente come lui non cerca gente come noi." Credo abbia ragione, ma allo stesso tempo non riesco a non pensare a cosa ho provato quella sera. La mia coscienza non fa altro che dirmi che sono un' idiota. Ho passato tre anni della mia vita a fare ciò che mi diceva Simone, a vivere nella paura, a sentirmi inadeguata, talvolta anche brutta, e adesso? Devo di nuovo sentire quel malessere? Devo di nuovo sentire di non essere all'altezza di qualcuno. Sono immersa nei pensieri. Una cliente arriva in cassa e mi da un ticket da convalidare. Sento la porta aprirsi, ma io sto prendendo i soldi della vincita.
"Allora sei viva." Sento esclamare alle mie spalle.Thomas è dalla parte del bancone del bar. Saluta con un gran sorriso Claudio, che capisce non sia il caso di stare lì con noi e quindi, dopo aver ricambiato il saluto, esce lanciandomi un'occhiataccia.
"Che ci fai qui?" Gli domando cercando di nascondere l'entusiasmo.
"È difficile parlare con qualcuno che non risponde ai messaggi." Dice lui in tono perentorio.
"Scusami, ho avuto parecchio da fare in questi giorni." Cerco di giustificarmi.
"Tre giorni e non trovi cinque minuti per sentirmi?" Io già fatico a trattenermi, ma se lui continua con questo suo atteggiamento da stalker, come posso non cadere nella sua trappola.
"Thomas, ma che vuoi?" Sbotto nervosamente.
"Niente. Solo parlarti, cazzo. Ma con te non si può neanche parlare." Risponde lui irritato. "Possibile che deve essere così? Cosa ho fatto di sbagliato?" Continua. In realtà niente, ma che gli dico? No guarda, siamo troppo diversi; tu sei uno dei più ricchi a Roma e io sono una povera disperata alla ricerca di un'ancora di salvezza?
"Niente, Thomas... Io... Non credo di voler continuare a sentirti o vederti. Non ha molto senso." Esclamo.
"Non ha senso? Non ha senso quello che dici, in realtà. Venere, sono tre giorni che non faccio altro che pensare a quella sera e tu mi dici che dovremmo smettere? Non abbiamo neanche iniziato." Io prendo un grande respiro. Si ricorda di avere una fidanzata, o facciamo proprio finta che questo particolare non esista? Ma prima che potessi ribattere, entra in sala Emilio. Ogni tanto lo fa, non mi scrive nulla e di sorpresa viene a controllare che sia tutto apposto. Sia lui che Thomas rimangono spiazzati alla vista l'uno dell'altra.
"Ciao Thomas!" Esclama Emilio abbozzando un sorriso.
"Ciao Emilio." Risponde con tono imbarazzato lui.
"Che ci fai qui?" Chiede il mio capo sapendo già la risposta. So che ha capito, mi conosce come le sue tasche.
"Parlavo con la ragazza della festa di settimana prossima." Io mi giro di scatto verso di lui. "Stiamo organizzando una serata con tutti i nostri più grandi sponsor. Sono venuto per invitarti e invitare, ovviamente, anche i due direttori." Io guardo Emilio con gli occhi spalancati. "Ci saranno anche due giocatori della Lazio, perché mio padre ha chiuso proprio oggi un accordo con il presidente per sponsorizzare la prossima stagione sulla maglia." Cosa? E perché non ne so nulla?
"Chi ci sarà?" Chiedo freneticamente.
"Sicuramente Immobile."
"Non ci posso credere!" Commento entusiasta.
"Verrete?" Chiede Thomas rivolgendosi a Emilio. Lui dice che non potrebbe mai mancare ad un evento del genere e che porterà sia me che Davide. Thomas sembra soddisfatto e, prima di uscire di scena, mi fa un occhiolino e mi fa segno di scrivergli. Saluta e esce dalla sala."Cavolo, Venere, vai a letto con lui?" Mi fa Emilio sperando ovviamente di essere smentito. Io sorrido. "Non è possibile. Come devo fare per tenerti a bada? Devo legarti?" Scherza lui. Gli racconto della nostra serata, ovviamente non entro nei particolari più intimi. Gli dico che è successo una sola volta e che ne abbiamo parlato e non accadrà più. Emilio sembra confortato dalle mie parole e verso le 23.30 torna a Fiumicino. La serata passa silenziosamente. Claudio sa che dopo che vado a ballare per un po' non ne voglio sapere né dell'alcool né di qualsiasi altra cosa e rispetta la mia scelta. Arrivano le tre con fatica. Chiudo la sala e prendo i soldi della giornata da tutte le VLT e le slot e li metto in cassaforte. Spengo tutte le luci e sento vibrare il mio telefono.
"Scrivimi quando sei a casa... per favore."
Va bene, Thomas, ti scrivo.

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IL BATTITO DEL NOSTRO CUORE
ChickLitVenere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...