Alzo gli occhi al cielo e Lucrezia mi dà l'ennesima gomitata. Continuando così, oggi mi farà cadere il braccio.
Neanche rispondo, e continuo a bere il mio caffè.
Perché le persone devono essere così insistenti? Ok, forse non ero molto attenta durante la fantastica storia sulla sua fantastica azienda fondata dal suo fantastico padre, ma ora potrò bere il mio caffè in pace?
"Magari un buon caffè ti sveglia." Continua lui incurante della mia scarsa voglia di conversare, in particolar modo con lui.
"Sei sempre così simpatico o è solo il mio giorno fortunato?" Gli dico, cercando di usare il tono più sarcastico che ho in repertorio. Lui sorride. Devo ammettere che, osservandolo meglio, Camilla ha ragione. Ha gli occhi verdi come uno smeraldo, sembrano dipinti, cavolo. È vestito in modo elegante, sembra un pinguino, ma suppongo sia solo per la lezione che doveva tenere oggi. Niente piercing, ma d'altra parte non credo che li possa avere e per quello che si vede non ha tatuaggi. Ha i capelli neri, più rasati ai lati e più lunghi sopra che vanno a creare una specie
di ciuffo che lui continua a sistemare. Però vedo tre anelli. Cavolo, amo gli anelli sulle mani maschili.
"Io sono Thomas." Dice, tendendomi la mano.
"Venere, la ragazza con le trecce."
"Venere? Wow, sei la prima Venere che incontro in vita mia."
"Sicuramente anche l'ultima." Dico, sorseggiando il caffè. Lucrezia, nel frattempo è uscita e anche se non la vedo sento la sua presenza. Thomas è circondato da tirocinanti, due maschi e due femmine che mi guardano con l'aria di chi si sente superiore, che poi superiore a chi? Fanno i cagnolini del figlio del fondatore e si sentono superiori.
"Un ginseng per favore." Chiede al barista.
"Te lo avrei ordinato anche senza saperlo. Sembri proprio un tipo da ginseng." Lui sorride nuovamente, e quando lo fa si forma una fossetta sulla parte sinistra del viso.
"Te sembri proprio il tipo da caffè corretto." Risponde, appoggiandosi al bancone con il gomito.
"Beh, solo appena mi sveglio, sai, per poter sopportare poi eventuali lezioni di sconosciuti presuntuosi all'università." Gli sussurro quasi all'orecchio.
"Giusto." Finisce di bere il suo ginseng. Uno dei ragazzi va alla cassa per pagare. Quindi non sono dei cagnolini, sono dei veri e propri schiavetti stipendiati.
"Ci vediamo, Venere con le trecce." Esclama facendomi l'occhiolino. Io gli sorrido forzatamente ed esco fuori per fumare la tanto attesa sigaretta.
Lucrezia e Camilla mi aspettano come un cane aspetta il suo padrone dopo il lavoro.
"Cavolo Venere, hai colpito e affondato così senza fare nulla. Mi dici come fai?"
"Cami, esci la sera, lavori fino alle 4, ti ubriachi, torni a casa e dormi due ore. Ecco il mio segreto." Ridiamo.
"Comunque è davvero bello amò, ha ragione Camilla. Facci un pensierino. Anzi, cerchiamolo su Instagram." Lucrezia tira fuori il telefono. È iniziata l'operazione di stalking. Fabrizio le dà corda. Io continuo a fumare disinteressata."Eccolo, Thomas 3TRina. Che fantasia il ragazzo."
"È anche fidanzato, che stronzo." Dice Lucrezia. Ora sono curiosa. Continuiamo a sfogliare il suo profilo, fatto di foto di auto, della sua azienda e di lei. Avete presente il giorno e la notte? La luce e il buio? Il bianco e il nero? Ecco, lei è proprio così. Bellissima, non c'è dubbio, ma davvero troppo semplice. La tipica brava ragazza che tutti vorrebbero, per lo meno così sembra. Niente
tatuaggi e niente piercing proprio come lui. Ma che noia. Sembrano usciti entrambi da un film del 1800. Gli uomini hanno questa strana tendenza a fidanzarsi con la ragazza della porta accanto, nonostante siano sempre attratti dalla stronza del palazzo successivo.
"Va beh alla fine non ha fatto nulla, solo un paio di battute e basta. Siete voi che vi fate subito dei film mentali." Esclamo, mentre spengo la sigaretta.
"Ah, certo, i film mentali. Ma hai visto come ti guardava durante tutta la lezione? Non riusciva a toglierti gli occhi di dosso, sembrava ipnotizzato." Dice Camilla, convinta delle sue parole.
"Io volevo solo dormire!" Ridiamo di nuovo.
"Che lezione abbiamo adesso?" Ci chiede Fabrizio, guardando l'orologio.
"Adesso pranziamo e alle 15.00 c'è Diritto Tributario." Che noia. Devo seguirla per forza, però, perché ho fatto un patto con Lucrezia. Lei segue e prende appunti su Scienze delle Finanze, e io devo fare lo stesso con Diritto Tributario. Vorrei davvero capire come mai una come me è finita in questa università. Ho sempre odiato la matematica e tutte le sue ramificazioni. Ogni compito in classe al liceo era una condanna, e alla fine ho smesso anche di viverlo così male perché sapevo che non dovevo fare nulla, comunque avrei preso 4. Giustamente ho deciso di fare il test di ammissione in economia.
"Dai, amó, che ti frega mi fai compagnia." Mi aveva detto Lucrezia quel giorno. Io pensavo che tanto non mi avrebbero mai ammessa, e avevamo pianificato di uscire insieme la sera per festeggiare almeno il tentativo. Invece, mi hanno ammessa e siccome mia mamma e mio papà erano felici ho deciso di provare.Andiamo a pranzo in un forno qui vicino all'università. Scelgo la solita pizza margherita, la fanno deliziosa e come tutte le cose che provo per la prima volta nella mia vita è diventata una dipendenza. Ve l'ho detto che ho un problema con le dipendenze, e non sto esagerando. C'è stato il periodo dei cornetti alla nutella al bar ogni mattina, poi il cornetto la mattina si è trasformato nel cornetto serale. Poi ho iniziato a frequentare il bar sotto casa, quindi l'amaro prima di andare a dormire è diventato d'obbligo. E non parliamo delle sigarette; non credo di poter vivere senza. Qualsiasi cosa assaggio per la prima volta sembra creare in me una sorta di dipendenza. Sarà per questo che non mi sono mai innamorata veramente. Ho avuto molte storie, anche relativamente lunghe. Si, certo, dicevo "ti amo", ma era un "ti amo" di convenienza, un "ti amo" per non dire "cazzo, io no invece, e ora che facciamo?". Forse sono io il problema. Ho visto troppi film d'amore in televisione, e le mie aspettative sono davvero alte.
L'amore me lo immagino come un vortice che ti avvolge completamente, dalla testa al cuore, allo stomaco. Come una continua giostra dalla quale non vuoi scendere. Ma durante tutte le mie storie, volevo sempre scendere. A volte ero io a fermare la giostra prima ancora che finisse la corsa; altre volte, mi gettavo con la giostra in movimento, proprio come è successo nella mia ultima relazione finita quattro mesi fa.
Simone.
Uno dei migliori amici del ragazzo di Lucrezia, è stato parte della mia vita per quattro lunghi anni. Quattro anni costellati da litigi, ansie, urla, di cui due sono stati un martirio di insulti. È stato uno tra i periodi più neri che io abbia mai vissuto. In quel tempo, mi ero completamente annullata per lui, a volte pensavo fosse colpa mia, che lo provocassi, o rispondessi male. Col passare del tempo ho iniziato a chiudermi in un silenzio angosciante, mentre lui urlava io ero arrivata al punto di tacere per paura di dire qualcosa di sbagliato. Perché ero con lui? Una domanda che mi tormentava incessantemente, e a cui non sono mai riuscita a trovare una risposta convincente. Cercavo in tutti i modi di uscire da quella relazione tossica, ma senza successo. All'inizio, lui non era così. Era un ragazzo dolcissimo, premuroso.
Abbiamo passato un anno fantastico insieme e pensavo davvero di aver trovato finalmente l' uomo della mia vita. Poi, la perdita del suo lavoro ha innescato un cambiamento drastico. Ha cominciato a frequentare compagnie ambigue, a bere in modo eccessivo e ad usare qualsiasi droga capitasse tra le sue mani per placare gli effetti dell'alcool. Nel giro di un anno si era trasformato completamente in un'altra persona. Nonostante le continue litigate e le urla, non riuscivo ad immaginare la mia vita senza di lui. Forse anche questa era una dipendenza, una forma di dipendenza affettiva che avevo messo nella mia lista personale delle dipendenze. E come tutte le dipendenze che avevo sperimentato nella mia vita, l'ho superata solo toccando il fondo.Avevo deciso di andare a vivere da sola, ma subito erano iniziati i problemi. Simone si ostinava a voler condividere la mia casa. No, ti prego! Io che
cercavo di trovare finalmente me stessa, che cercavo un posto tutto mio in cui stare, avrei dovuto condividere cinquanta metri di casa con una persona che non faceva altro che farmi incazzare? Inizialmente veniva solo nei fine settimana, ma presto aveva portato un accappatoio, uno spazzolino, e infine uno zaino con le sue "cose essenziali". Si era praticamente intrufolato dentro casa mia così velocemente, che a un certo punto aveva le chiavi e non me ne ero accorta.
È stato estremamente difficile lasciare Simone. Era un individuo molto particolare, testardo, aggressivo, voleva sempre avere ragione. Le nostre liti iniziavano per motivi davvero ridicoli ma sfociavano in lanci di oggetti ed insulti terrificanti. Mi chiedevo sempre "cavolo Venere questo è l'amore?". Non riuscivo ad immaginare di dover passare tutta la mia vita in quella maniera.
Ho implorato Simone di farsi aiutare, di disintossicarsi, ma lui ha sempre sostenuto di poter gestire la situazione.
Una sera, al rientro dal lavoro, l'ho svegliato, gli ho vomitato addosso tutto quello che covavo dentro, tutte le mie frustrazioni nei confronti delle nostre litigate continue che ci avevano consumato. Gli ho detto che stava lentamente spegnendo la mia vitalità, come si spegne una candela. Inizialmente, non ha preso sul serio le mie parole. Pensava che stessi scherzando, ma quando ha capito che ero seria, ha cominciato ad urlare come suo solito. La mia richiesta era un grido d'aiuto, una supplica per trovare un po' di serenità. Ero persino disposta a considerare una pausa, anche se sapevo bene che spesso le pause sono solo il preludio della fine di una storia.
Ma c'è sempre un'eccezione alle regole e chi dice che non potevamo proprio essere noi?
Beh, non lo sapremo mai perché quel giorno, Simone ha lasciato casa mia, scortato da due carabinieri chiamati dai miei vicini che avevano sentito tutto quello che stava facendo. Lanciava sedie, mi urlava contro qualsiasi insulto gli venisse in mente, e quel giorno è stata la
prima ed ultima volta che mi mise le mani addosso. Tentò di contattarmi i giorni successivi, forse per una settimana.
Malgrado tutto ho sofferto profondamente.
È sempre doloroso separarsi da qualcosa, o nel mio caso da qualcuno.Per quanto quel qualcuno possa per certi versi essere tossico, alla fine è comunque qualcosa di conosciuto, qualcosa che sai come si affronta.
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IL BATTITO DEL NOSTRO CUORE
ChickLitVenere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...