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"Scusa, te lo ricompro subito," dice, raccogliendo i pezzi dal pavimento. Mi avvicino a lui e gli tengo le mani.
"Non fa niente," rispondo e lo abbraccio. Lui mi stringe forte, visibilmente arrabbiato.
"Quando ha detto quella cosa... io... non riesco neanche a pensare a te con un altro," ammette.
"Lo ha fatto solo per farti arrabbiare," cerco di consolarlo.
"C'è riuscito! Devo risolvere questa situazione. Non permetterò che continui a trattarti così, a dirti quelle cose, anche solo a pensarle!" continua lui, buttando i pezzi del telefono nel cestino.
"Ascoltami... ci pensiamo la prossima settimana! Andiamo?" gli dico, prendendo la sua mano. Lui prende le valigie, e chiudiamo la porta. Lo vedo ancora parecchio scosso. Sapeva che Simone fosse fuori di testa, ma non aveva mai sentito quanto le sue parole potessero essere dannose, e quale tipo di persona Simone fosse veramente.
Quando arriviamo giù, Maurizio ci aspetta con la portiera della macchina aperta. È una BMW nera. Lo saluto con un grande sorriso, e lui ricambia. In macchina, informa Thomas di alcune cose di lavoro, tra cui una sfuriata del padre oggi al telefono con un loro collaboratore. Sarà nervoso per la litigata di ieri con il figlio e ha deciso di sfogarsi con il primo che gli è passato davanti!
"Ci metteremo un paio d'ore, se vuoi puoi riposare," mi dice Thomas. Poggio la testa sulla sua spalla, e lui mi stringe la mano.
Probabilmente mi addormento, perché quando apro di nuovo gli occhi siamo arrivati in un grande porto.
"Dove siamo?" gli chiedo, incuriosita.
"Porto Santo Stefano. Ma aspetta..." e mi sorride, fiero. Scendiamo dalla macchina, e Thomas prende le valigie. Maurizio lo aiuta a scaricare i bagagli e chiude la macchina. Percorriamo una lunga banchina di legno, e vedo decine e decine di barche ormeggiate, alcune con persone intente a pulire. Arriviamo di fronte a un grande yacht completamente nero. Ho sempre sognato di salire su uno yacht. Maurizio si ferma, e lo stesso fa Thomas. Lo vedo prendere una corda e saltare sullo yacht, quindi prende una passerella e la poggia sulla banchina. Io ancora non riesco a crederci.
"Siamo arrivati!" esclama sorridente. Sono a bocca aperta, letteralmente. Dovevo aspettarmelo, visto che è completamente nero.
"È tuo?" domando, sbalordita.
"È della 3T... sì, è mio!" dice lui, prendendo le valigie. Io gli salto al collo, e lui non riesce neanche ad abbracciarmi perché ha in mano le borse. Sono appesa a lui come una scimmietta, e lo ringrazio almeno dieci volte. Vedo Maurizio ridere. Gli dò un bacio sulla guancia, lui rimane immobile, non se lo aspettava. Salgo sulla passerella. Ci sono tre divanetti neri con un tavolino in mezzo, davanti due grandi vetrate. Poggio la mia borsa per terra e entro dentro. È enorme, immenso! Il pavimento è in parquet, e ci sono tende bianche e luminose dappertutto. Sulla destra, c'è un pianoforte, e centralmente, un grande tavolo con quattro sedie. C'è una cucina completamente bianca con fornelli a induzione. Continuo a guardarmi intorno come una bambina, e vedo due porte. Senza chiedere nulla, apro la prima e scopro una grande camera da letto. Anche le pareti sono in legno scuro, due comodini con altrettante lampade, e un armadio a muro. Un grande televisore occupa tutta la parete, e il letto è tondo. Esco dalla camera e vado nella seconda porta. Il bagno è grande quanto il mio salone, c'è una doccia gigantesca con una grande vetrata. Il soffione è fissato al soffitto, e ci sono miliardi di manopole e pulsanti sul muro. Sopra la doccia, vedo delle lampadine colorate. Ci sono due accappatoi, due asciugamani, e due paia di ciabatte. Non penso di aver mai sognato niente del genere. Esco dal bagno, e Thomas mi guarda appoggiato al bancone della cucina.
"Hai finito il giro turistico?" mi chiede, sorridendo.
"È stupendo," balbetto. Sono ancora emozionatissima.
"Vieni con me!" esclama, prendendomi per mano, e mi porta nella parte anteriore. Ci sono due lettini e una bottiglia di champagne ad attenderci.
"Non so cosa dire," esclamo, guardando il mare. Lui mi bacia.
"Aspetta, signorina, devo guidare uno yacht, non posso distrarmi," mi dice allontanandosi. Continua a darmi piccoli baci sulle labbra. "Abbiamo cinque giorni e cinque notti, quando scendi da qui, non riuscirai nemmeno a stare in piedi!" commenta malizioso. Non capisco come riesca a farmi venire voglia anche solo con una frase. Acconsento alla sua richiesta di aspettare. Sono quasi le 20:00, e gli dico che vado a capire come si accendono i fornelli. Dovrò cucinare qualcosa, perché non credo che qualcuno verrà in mare a portarci cibo da asporto. Ecco, questa non è proprio una bella cosa. Lui va in cabina ed inizia a preparare la partenza. Non so dove andremo. Non mi interessa dove andremo, io sono già dove voglio essere, dove sono sempre voluta essere!

IL BATTITO DEL NOSTRO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora