"Buongiorno, Venere con le trecce!" Esclama Thomas seduto sul letto. Ha in mano una tazzina di caffè; lo capisco perché sento l'odore provenire dalla cucina. Sorride. Io mi strofino gli occhi e gli dò il buongiorno, sorridendo e prendendo la tazzina. Ne ho davvero bisogno.
"Che ore sono?" Chiedo, impaurita dalla risposta.
"Le 11.30," risponde lui. Tiro un sospiro di sollievo. Pensavo fossero le quattro del pomeriggio. Finisco di bere il caffè e lo abbraccio.
"Non sei scappato. Sei ancora qui." Lui ricambia l'abbraccio e mi stringe più forte del solito.
"Dove devo andare?" Chiede sarcasticamente. "Non lavori oggi?" Continua.
"No, e tra due settimane sono in ferie finalmente," rispondo entusiasta.
"Beh, è domenica e non lavoro neanche io. Quindi non ti resta che passare le prossime 24 ore con me." Io gli salto al collo.
"Devo passare dai miei!" Piagnucolo. "Potresti venire anche tu. Cioè, magari mi accompagni e mi vieni a riprendere dopo poco, così ho la scusa per andare via." Cerco di convincerlo. Lui ci riflette un po' su.
"Mica mi vorrai già presentare i tuoi?" Io gli batto una mano sulla spalla.
"Non penso proprio, caro mio!"Mi alzo dal letto e vado in bagno a lavarmi i denti. Mi guardo allo specchio. Ho un aspetto davvero orribile, e mi fa male lo stomaco per il troppo alcol bevuto ieri sera. Quando finisco di lavarmi i denti vado a prendere il telefono. Linda mi ha chiamato tre volte e mi ha mandato dei messaggi. Le rispondo che va tutto bene. Lei risponderà nel pomeriggio inoltrato quando si sveglierà.
"Devo fare la spesa!" Annuncio, entrando in cucina.
"Possiamo farla insieme," mi dice lui.
"Sei mai andato a fare la spesa?" Lo prendo in giro. Lui sorride.
"Sinceramente no," scoppio a ridere. Non ci posso credere.
"Non è possibile."
"C'è sempre una prima volta!" Viene di fronte a me e mi mette le mani sui fianchi. Io mi metto in punta di piedi per baciarlo. È stupendo già di prima mattina. È un bacio diverso dal solito. Più dolce, quasi romantico azzarderei. Sono immersa nei pensieri quando sento vibrare il suo telefono. Lui lo prende dalla tasca, e leggo sullo schermo "Serena."Thomas riposa il telefono, ma lo convinco a rispondere e stavolta non devo neanche nascondermi.
"Pronto," dice in tono asciutto. Si toglie il telefono dall'orecchio e mette il vivavoce. Non so di preciso perché lo fa, ma gliene sono grata.
"Mi dici perché non rispondi da ieri?" Certo, ieri è un po' poco come lasso di tempo, ma considerando quello che stavo facendo io ieri, non mi sembra il caso di innervosirmi.
"Perché ho avuto da fare."
"Con quella?"
"Ha un nome."
"Questa volta stai esagerando."
"Serena, devi cercare di comprendere quello che ti ho detto."
"Cosa mi hai detto? Quello che mi dici sempre da tre anni a questa parte! Io sono stanca di questo tuo modo di affrontare i problemi, Thomas. Non puoi sempre scappare!"
"Non sto scappando. Non stiamo più bene insieme. Non voglio farti stare male, sai che ci tengo a te, ma devi capire che questa volta è diverso." Continua lui. Capisco che non le voglia fare male. Stanno insieme da dieci anni e sicuramente sono legati.
"Ma diverso cosa? Era sempre diverso. Torna qua per favore. Superiamola insieme." Adesso lo sta quasi supplicando, e forse mi fa anche un po' tenerezza.
"Serena, ascoltami. Io voglio stare con lei."
"Ma ti senti quando parli? La conosci da quanto? Un mese? Un mese e mezzo? Non sai niente di lei." Afferma Serena.
"Mi dici sempre le stesse cose."
"Tuo padre è preoccupato. Non ti riconosce più. A lavoro sei inutile, passi tutta la giornata fuori casa, sei scontroso, irritabile..."
È sicuramente colpa mia. Lo sto facendo impazzire.
"Parlerò con mio padre!" Risponde lui perentoriamente.
"E cosa pensi che ti dirà? Lo sai anche te che non accetterà mai questo tuo comportamento. Ma l'hai vista? Come pensi di portarla in giro!" Lui mi prende una mano. Sono dispiaciuta per quello che dice lei, non perché lo dice lei, alla fine non conta nulla per me, ma perché so che ha ragione. Visti da fuori io e Thomas non sembriamo affatto una coppia ben assortita, cioè non sembriamo affatto una coppia.
"Smettila di insultarla continuamente. Facendo così non cambi le cose, e non me ne frega niente di quello che dirà mio padre. Non devo chiedergli il permesso di fare o non fare qualcosa, al massimo lo informo, e se quello che devo dirgli gli andrà bene, ne sarò felice, altrimenti andrà bene lo stesso." Esclama. Quanto mi dispiace che deve difendermi in questo modo. Deve essere frustrante. Serena resta in silenzio, e Thomas continua: "ora devo andare." E le attacca il telefono in faccia. Posa il cellulare sul tavolino in salone e mi guarda preoccupato. Viene verso di me e mi bacia."Dove eravamo rimasti?" Mi domanda sorridendo.
"Lei ha ragione. Ma ci hai visti?" Lui si tira indietro e sbuffa pesantemente.
"Ti prego, Venere, non ricominciamo!" Si siede sul divano e si mette la testa tra le mani. "Io ci sto provando, ma tu devi distruggere quello che faccio in continuazione."
"Non voglio distruggerlo. Voglio che tu sia sicuro."
"Io? Ma ti rendi conto di cosa dici? Da quando ti conosco, ho fatto praticamente tutto io." Ha ragione, ma potrei tranquillamente essere l'ennesimo suo capriccio. Potrei essere l'ennesima sfida che deve vincere.
"Con quante altre ragazze hai fatto così? Con me sta durando di più solo perché io sono instabile mentalmente, solo perché un minuto voglio stare con te e il minuto dopo sono in giro a fare casino. Chi mi dice che tra un mese o anche meno, quando sarò una persona equilibrata, quando vorrò io stare con te, allora non tornerai da dove sei venuto?"
"Ma stai dicendo sul serio? Pensi che le altre le andavo a recuperare sfatte in giro per discoteche o per feste ambigue? Pensi che le facevo dormire con me? Pensi che ci andavo a fare la spesa o gli preparavo un cazzo di caffè la mattina?"
"Non so cosa pensare perché non so cosa facevi. So solo che non sono la prima."
"Allora invece di arrivare a conclusioni affrettate, perché non me lo chiedi?"
"Ma non so cosa chiederti. Ci conosciamo da un mese e mezzo, non so nulla di te."
"Perché non te ne frega un cazzo di conoscermi." Ora urla di nuovo.
"Ma perché devi sempre gridare? Stiamo solo parlando." Gli dico stizzita.
"Perché tu non mi ascolti. Non so cosa devo fare. Non sono fiero di aver trattato Serena come l'ho trattata. Non sono più innamorato di lei da troppo tempo, ma non avevo il coraggio di lasciarla, e lei stava sempre troppo male. Allora tornavo, tornavo per non vederla soffrire, e perché delle altre non mi interessava niente. Di alcune non mi ricordo neanche come si chiamano."
"Non ti fa onore dire questo." Gli dico accendendo una sigaretta.
"Adesso mi fai anche la morale? Non ricordi a volte intere giornate! Serena lo sapeva che non volevo stare con lei, lo accettava perché l'idea di perdermi la distruggeva, e la distrugge tuttora. Lo vede anche lei che è diverso, che tu sei diversa, lo vedono tutti, tranne te." Mi dice esausto. Io aspiro la mia sigaretta.
"Perché io non ho fatto niente, tu all'improvviso hai iniziato a fissarti..."
"Ti ho già detto che non lo so cosa mi è successo. E comunque tu non mi eri indifferente." Ribadisce lui. Io continuo ad aspirare e mi alzo per buttare la cenere.
"Io non volevo qualcosa di serio." Mento.
"Pensi che io la prima volta che ti ho visto ho pensato di sposarti? Volevo solo sbatterti su quel tavolo in aula davanti a tutti."
"Non sei carino a dirlo, specialmente in questo modo!" In realtà anche solo sentirglielo dire mi ha provocato un brivido lungo tutto il corpo."È la verità. Per non parlare della sera dell'evento. Non riuscivo a smettere di pensare a come sfilarti le calze e alzarti la gonna. E poi il mare, mi hai ucciso definitivamente."
"Per una gonna tutto questo casino. Chissà quante ne vedi al giorno." Gli rispondo non curante e spegnendo la sigaretta.
"Ma che c'entra? Certo che ne vedo a miliardi. Nel nostro ufficio hanno tutte la gonna, ma ogni volta che entro e vedo la mia scrivania penso soltanto a come ci staresti bene lì sopra, sdraiata a pancia in giù." Che maniaco pervertito. Mi viene quasi da sorridere.
"Sei proprio un maiale, Thomas!" Dico con un ghigno.
"Si, hai ragione. Ma sei te che mi fai questo effetto. Siamo andati a letto insieme e continui a farmi questo effetto. Le altre dopo averle scopate neanche volevo più sentirle. Ho capito che eri diversa la sera del Gay Village. Cazzo, ho pensato a quella sera tutti i giorni successivi. Ogni volta che ci pensavo mi eccitavo da morire, volevo solo averti ancora e volevo avere solo te." Io lo guardo perplesso e lui continua "sentivo la tua voce ovunque, i tuoi gemiti, il tuo ansimare. Non so che mi hai fatto." Dice arrendevole.
"Beh, sono brava non sei il primo a dirlo." Esclamo avvicinandomi a lui.
"A parte che non c'entra niente, e poi non voglio sapere cosa dicono delle tue abilità sessuali, che mi sale il nervoso." Mi dice prendendomi il viso."E se mi sale il nervoso poi divento aggressivo.
STAI LEGGENDO
IL BATTITO DEL NOSTRO CUORE
Romanzi rosa / ChickLitVenere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...