Quando ero bambina, adoravo arrampicarmi sugli alberi. La scalata mi dava i brividi, e la vista dall'alto era sempre mozzafiato. Anche solo scalare un pesco mi faceva sentire come una regina. Col tempo, ero diventata incredibilmente abile; potevo sfidare una scimmia e spesso saltavo da un ramo all'altro. Tornavo sempre a casa graffiata e coperta di ferite, ma lo notavo solo quando scendevo. Durante la salita, non sentivo niente. L'obiettivo di raggiungere la cima dell'albero era così coinvolgente che il dolore sembrava sparire. Cadevo spesso, e a volte mi facevo molto male, ma ciò non mi impediva di continuare, ancora e ancora!
È proprio ciò che sto vivendo con Thomas. Mi sto arrampicando su un albero altissimo. Salire è un'emozione indescrivibile, ma più salgo, più il rischio di cadere e farsi male aumenta.
"Non abbiamo usato precauzioni", ammetto, accoccolandomi vicino a lui.
"Lo so. Un piccolo Rinaldi, te lo immagini?" mi prende in giro.
"Prendo la pillola. Non è certo una gravidanza che mi preoccupa," dico riflettendo.
"E allora cosa ti preoccupa?" domanda, girandosi verso di me e accarezzandomi il viso.
"Le mille malattie che potrei contrarre con tutte le donne con cui vai a letto ogni giorno," ribatto.
Thomas mi sorride. "È un mese che ho rapporti solo con te!" sottolinea. Non è facile credergli, ma vorrei davvero farlo.
"Beh, potresti avere qualche malattia da più di un mese!" scherzo, sorridendo.
Thomas confessa: "Potrei essere molto ipocondriaco e controllare spesso che questo non accada."
"Ipocondriaco? Non ci credo. È per questo che non fumi, non ti droghi e non bevi?" chiedo, curiosa.
"Sì, ma non solo. Non mi piace perdere il controllo di me stesso," spiega, una spiegazione valida, devo ammettere. "Tu, perché ti droghi?" chiede, abbracciandomi.
La mia risposta è più complessa. "Non lo so. Penso che tutto sia iniziato con la fine della storia con Simone." Thomas mi chiede di raccontargli tutto. Parliamo per quasi un'ora. Di lui, del modo in cui si comportava, delle urla e delle violenze psicologiche che ho subito. Gli racconto degli episodi in cui mi chiudeva fuori al balcone per ore o quando mi ha scaraventato nella doccia facendomi sanguinare il naso durante una discussione. Thomas è visibilmente scioccato, ascolta tutte queste storie in silenzio e fa solo espressioni facciali.
"Perché permettevi tutto questo?" chiede finalmente.
"Forse non conoscevo altro," rispondo riflettendo.
"La prima volta che ti ho vista, ti ho immaginata come la ragazza più forte sulla faccia della terra," ammette.
"Sì, beh! Diciamo che ho l'abitudine di mostrare solo quel lato di me", confesso.
"E perché?" insiste.
"Forse la paura, penso. Non voglio mostrare le mie fragilità. Le persone ci si attaccano e ti feriscono," rispondo sinceramente.
"Le persone di merda," sottolinea Thomas.
"Forse," sospiro.
"Venere, io non voglio mai farti sentire in quel modo!" mi assicura con gentilezza.
"Non puoi saperlo," ammetto.
"Tu non sai cosa provo quando sono con te!" mi bacia sulle labbra. "Il battito del mio cuore accelera appena mi tocchi." Sorrido. Lo stesso accade a me.
"Ne riparliamo domani mattina. Adesso sei ancora fatto di sesso," dico, baciandolo anch'io.
"Non era solo sesso!" precisa.
"Ah, no?" chiedo con un piccolo ghigno. "E cosa era, allora?" lo metto alla prova. Lui rimane in silenzio. "Facciamo in modo che, qualsiasi cosa fosse, tu lo faccia solo con me," continuo, fissando i suoi splendidi occhi verdi.
"Io non voglio che ti droghi o perdi il controllo," risponde prontamente.
"Credo che sia un compromesso che posso accettare," concedo. Thomas accarezza il mio zigomo. "Oltre al fatto che, ovviamente, anche tu non dovresti fare ciò che facciamo io e te, con qualcun altro!"Ma io non voglio nessun altro.
"Posso dormire abbracciata a te?" chiedo. Lui annuisce e mi stringe forte al petto. Chiudo gli occhi e sogno due smeraldi verdi.
Poi quei due smeraldi verdi iniziano a scurirsi.
Diventano rossi.
Diventano piccoli.
Vorrei svegliarmi, ma non riesco.
Vedo quei due puntini rossi fissarmi nel buio. La paura invade il mio corpo. Di nuovo, ancora. Giro lo sguardo, ma Thomas non c'è. Vengo presa dall'ansia. È andato via? Mi ha già abbandonata? Inizio a respirare velocemente e vorrei urlare, scappare da quel maledetto letto, ma non riesco. Vedo quei due puntini rossi avvicinarsi sempre di più, circondati da una figura."Svegliati, Venere," apro gli occhi di colpo e mi siedo sul letto, respirando rumorosamente. "Hai avuto di nuovo un incubo," mi dice lui, stringendomi al petto.
"Non sono incubi... si chiama paralisi del sonno," spiego. Sono agitata, ho bisogno di un bicchiere d'acqua. Vado in cucina e apro il frigorifero. Afferro una bottiglia e bevo rapidamente due, tre sorsi. Thomas mi raggiunge in cucina.
"Quante volte ti succede?" mi chiede ancora.
"Quasi ogni notte. Le notti in cui sono lucida," rispondo, agitata. Vado verso il lavandino e mi bagno il viso. Vedere Thomas che mi guarda intensamente non aiuta. "Non devi preoccuparti. Sto imparando a conviverci", sorrido mentre asciugo il viso con un pezzo di carta. Lui mi abbraccia.
"Torniamo a letto," mi suggerisce. Entriamo in stanza, e io prendo il cellulare per controllare l'orario: sono le 3:00. Mi sdraio accanto a lui, e mi stringe più forte. "Forse se sono attaccato a te, non succederà," spera.
"Sì, ma moriremo dal caldo!" rido.
"Allora accendi il condizionatore, perché da qui non mi muovo!" ribadisce Thomas.Accendo il condizionatore.

STAI LEGGENDO
IL BATTITO DEL NOSTRO CUORE
ChickLitVenere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...