Venere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...
Quando riapro gli occhi, sono le 17:00. Dovrei sentirmi in colpa per aver passato tutto il pomeriggio a dormire,ma questo non accade, anzi. Ieri sono tornata a casa alle 5 del mattino e probabilmente farò la stessa cosa oggi. Ogni tanto bisogna pur riposare. Ci metto un po' a prepararmi per uscire a fare la spesa, ma alla fine entro nell'ascensore. Di solito, vado alla Conad sotto casa. Viale Marconi è una zona che odio per quanto riguarda i parcheggi e la vita frenetica, ma la amo perché dispone di qualsiasi negozio di cui hai bisogno nel giro di 300 metri. La macchina la uso praticamente solo per andare al lavoro e uscire la sera. La Conad si trova all'incrocio dopo casa mia. Ci sono un negozio di animali a 200 metri, una farmacia subito all'angolo del mio palazzo, il bar di fronte al mio portone di cui ho già parlato e soprattutto il mercato. Ormai per la frutta e la verdura, per me esiste solo il mercato, e di tanto in tanto mi avventuro anche al banco del pesce e quello della carne. Ormai conosco praticamente tutto il quartiere, e tutti mi conoscono, cosa che mi dà un senso di sicurezza, specialmente perché torno sempre tardi la notte. Faccio la spesa abbastanza velocemente. Come sempre, sono carica come un mulo, e come sempre, Marco esce dal bar e mi aiuta con le buste.
"Ho visto Simone salire da te stamattina," mi dice mentre afferra due sacche della spesa. "Lasciamo perdere. Ha fatto il solito teatro. Per fortuna, Giusy lo ha cacciato," dico, incamminandomi verso il portone. "Venere, dovresti pensare di andare a vivere con qualche tua amica. Non mi piace questa situazione," continua lui, preoccupato. "Marco, sei carinissimo a preoccuparti per me, ma ho tutto sotto controllo. Questa settimana cambio la serratura. A che ora ci vediamo stasera?" E sì, Marco è gay. È fidanzato da due anni con Gabriele. All'inizio, Marco se la tirava parecchio perché Gabriele era il tipico donnaiolo. Si dice donnaiolo anche per i gay? Boh,vabbè. Alla fine però Gabriele lo ha fatto innamorare sul serio, e ora sono una coppia fantastica. "Facciamo alle 22 da me e poi usciamo. Viene anche Linda." Lui fa una smorfia. "Dai, smettila, è simpatica!"gli dico sorridendo. "Lo so che è simpatica, ma quando sei con lei, finisci sempre per strisciare per terra." "La colpa è mia, non sua." Prendo le buste e le metto nell' androne del palazzo. Lo saluto con un cenno e lo ringrazio.
Salgo le scale dell'edificio con quattro buste, due in mano e due nella piega del braccio, e quando arrivo davanti alla mia porta, respiro affannata. Dopo aver sistemato tutto nel frigo e nelle credenze, mi sdraio per guardare un episodio del Trono di Spade. Non vedo l'ora che venga trasmessa l'ultima stagione. Questa storia che le serie TV escono a rate deve finire. In un batter d'occhio, sono le 20, ed è meglio che mi cucini qualcosa se non voglio svenire al primo sorso di Negroni. Preparo rapidamente una pasta al tonno, ormai diventata una sorta di piatto fisso per me. Quanto mi mancano le polpette di mia madre. A proposito di mia madre, scrivo alcuni messaggi nel nostro gruppo familiare e li avverto che stasera uscirò ma che tornerò presto. Da quando sono andata a vivere da sola, mio padre traccia il mio telefono. All'inizio ero contrariata, ma poi ho cercato di mettermi nei suoi panni, e considerando tutte le cose che si sentono in giro, riesco a capirlo. Spesso, anche se non sono ancora rientrata, scrivo nel gruppo che sono tornata a casa, così possono andare a dormire senza preoccupazioni. A quel punto, spengo il telefono in modo che mio padre non possa localizzarmi, e lo riaccendo solo quando sono davvero sicura che stia russando.
"Stasera che fai?" mi scrive Lucrezia. Le rispondo che andrò al Gay Village e le chiedo di chiamarmi perché devo raccontarle una cosa. Passiamo un'ora al telefono. Ammetto di aver versato qualche lacrima mentre racconto tutto nei dettagli su Thomas e soprattutto su Simone. "Stavolta ha davvero oltrepassato il limite. Dirò a Niccolò di parlarci perché se continua così, penso che lo denuncerò io," esclama Lucrezia dall'altro capo del telefono. "Lascia perdere, Lu, Niccolò è già abbastanza stressato da quando Simone gli ha chiesto di scegliere tra me e lui. Forse è meglio non dirglielo proprio," le dico. Niccolò e Lucrezia sono insieme da quando avevano 15 anni. Quell'anno, il padre di Lucrezia è morto in un incidente d'auto. Non ho mai conosciuto personalmente il padre di Lucrezia, è Simone che ci ha presentate, ma Lucrezia ne parla talmente spesso che sembra che lo conosca da sempre. L'unico aspetto positivo che Simone ha portato nella mia vita è stata Lucrezia. Lo diciamo sempre. Dopo la nostra rottura, Simone non poteva sopportare che io continuassi a frequentare gli amici che erano stati suoi prima. Con Lucrezia, però, non ha potuto fare molto. In tre anni, siamo diventate come due sorelle. Niccolò finge di non vedermi o sentirmi, anche se in realtà non è così, solo per tranquillizzarlo. Si conoscono da quando erano bambini, e vederlo ridotto in questo stato fa male a entrambi. Lo capisco. Lucrezia, d'altraparte, non sopporta l'idea che Simone abbia preferito la droga e l'alcol alle loro serate insieme. E se solo sapesse di me. Già, Lucrezia non sa niente. Ho troppa paura di deluderla. È la persona più integra che conosco dopo mia sorella, e sinceramente, non saprei nemmeno da dove cominciare a parlarle di tutto questo. "Comunque, sono fiera di te, sia per come hai messo a tacere quel Thomas, sia per come stai affrontando la situazione con Simone," mi dice alla fine della nostra lunga conversazione.
Sono praticamente le 21 e devo ancora prepararmi, truccarmi e scegliere cosa indossare. Una delle cose fantastiche del Gay Village è la totale libertà di essere te stesso. Puoi optare per un vestito elegante e sexy o semplicemente mettere dei pantaloncini e una maglietta, e in entrambi i casi ti sentiresti al posto giusto. Scelgo una via di mezzo, una gonna di jeans nera. Sopra, indosso un top, nero anche quello, che arriva appena sotto il seno. Per quanto riguarda i tacchi, questa volta li lascio a casa, preferisco un paio di comode Converse, si balla benissimo. Dal momento che il mio outfit sarà piuttosto comune per una ragazza etero, vado pesante col trucco, mettendo un bel rossetto rosso acceso sulle labbra. Sono indecisa sull'acconciatura, ma alla fine opto per una lunghissima treccia, stile Raperonzolo.
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Alle 22 precise, suona il campanello. Gli uomini sono sempre più puntuali delle donne, sarà una cosa fisiologica. Apro il portone e aspetto che salgano. Nel frattempo, sento il telefono vibrare. Mi si forma un nodo in gola. È Thomas.