"Levati di mezzo," dice Thomas, spingendo il ragazzo da davanti a me. Quest'ultimo, infastidito, si piazza di fronte a lui con aria minacciosa.
"È arrivato il suo cavaliere. Dove hai lasciato la carrozza, fighetto?" Prendo Thomas per un braccio e cerco di trascinarlo via da quella situazione che sta diventando pericolosa. Sono in quattro, non so se se n'è reso conto.
"Ho detto, levati di torno," ribadisce Thomas, a due centimetri dal viso del tizio. Quest'ultimo, in risposta, sputa per terra.
"È ubriaca fradicia, non ci faccio niente con una così," esclama lui. Si gira e raggiunge i suoi stupidi amici. Continuo a tirare il braccio di Thomas, ma lui se ne accorge e lo toglie dalla mia presa.
"Grazie, sarei riuscita a cavarmela..." Non mi fa finire nemmeno questa volta.
"Ma ti vedi come stai? Non ti reggi in piedi cazzo," sbuffo e cerco di raggiungere la macchina da sola. Tra un passo e l'altro, mi tolgo i tacchi, ho un mal di piedi assurdo.
"Ma che sei, mio padre? Che palle, mamma mia." Inciampo e per poco non cado per terra. Thomas mi regge sotto le braccia.
"Vorrei capire che ti passa per la testa. Esci tutta ubriaca da sola alle tre di notte al buio. Che è? Vuoi morire per caso?"
"Come sei esagerato." Mi apre la portiera della macchina e mi poggia sul sedile. "Potevo riprendermi se fossi arrivato solo dieci minuti più tardi," lui scuote la testa.
"Ti porto a casa. Dammi l'indirizzo." Non voglio andare a casa. Ho bisogno di tornare in superficie.
"No, aspetta, fammi riprendere un attimo. Mi porti in un posto?" Lui accende la macchina e abbassa la musica appena vede che mi tengo le tempie.
"Non ti porto da nessuna parte." Accende il navigatore e clicca sull'icona "casa."
"Quella è casa dei miei," dico ad occhi chiusi. "Solo dieci minuti, per favore, fammi passare da un posto." Continuo. È infastidito, molto infastidito, ma alla fine dice che va bene. Apro i finestrini e metto fuori la testa. L'aria che mi arriva già mi aiuta. Ancora vedo un po' appannato, ma sto cercando di tornare ad essere una persona che sa intendere e volere.
"Ok, gira a destra qui e parcheggia." Lui mi guarda nervoso. Spegne la macchina.
"Dove stiamo andando?" Mi domanda mentre mi tolgo la cintura. Esco dalla macchina senza scarpe.
"Andiamo a nuotare," dico sorridendo.Lui mi urla qualcosa dietro, ma io sono già oltre il muretto e ho i piedi nella sabbia.
"Tu sei pazza. Torna qua." Lo sento gridare. Questa cosa inizia a divertirmi, lo ammetto. Corro verso il mare. C'è ancora un lettino in riva. Qualcuno prima di noi avrà avuto la stessa idea. Mi sfilo le calze e la gonna e mi levo la maglietta. Sento che Thomas è dietro di me. Non parla, ma sento la sua presenza.
"Se vuoi, puoi scattare una foto eh," gli dico ridendo. Mi sciolgo i capelli e mi tuffo. È una delle sensazioni che preferisco. Sento che l'acqua invade ogni particella del mio corpo. Apro gli occhi. Quel buio, quella pace, quel silenzio. Mi sento così leggera. Ho sempre avuto un rapporto d'amore con l'acqua fin da bambina. Ho nuotato per più di dieci anni, e ogni volta che mi tuffavo era come se non ci fosse nessun altro luogo in cui dovessi essere in quel preciso momento. Sento che mi sto riprendendo. Torno in superficie e non faccio in tempo a prendere aria che mi arriva uno schizzo d'acqua in faccia. Thomas si è tuffato. Incredibile ma vero. Inizio a ridere e a schizzare anche io. Sembriamo due bambini delle elementari, l'ultimo giorno di scuola, alle prese con i gavettoni. Il suo corpo è liscio. Mi fa strano non vedere inchiostro su un braccio o sul petto. Ha degli addominali scolpiti, non credo di averne mai visti. Quindi qualcosa fa nella vita questo Thomas. Ci fermiamo per un attimo e ci guardiamo, fissandoci negli occhi in silenzio. Davanti a me, vedo soltanto quei due smeraldi verdi. Sento come una scossa, un'energia elettrica tra noi. Ho la bocca immersa nell'acqua, e lui fa lo stesso. Non diciamo niente, non proferiamo parola. Ci limitiamo a guardarci, un momento così intenso che il mio cuore palpitante sembra quasi possa essere percepito anche da lui.
Forse è vero che nel mondo esiste la persona giusta per ognuno di noi. Che il destino o l'universo faranno di tutto per metterla sulla nostra strada, e sta a noi saperla percorrere insieme.Thomas prende la mia mano e mi avvicina a lui, sfiorando i miei capelli e sistemandoli dietro l'orecchio. Sono pervasa dai brividi. Cerco di convincermi che siano solo gli effetti dell'alcool, anche se ho bevuto molto nella mia vita e mai mi sono sentita così. Poi poggio la mia mano sul suo petto. Siamo così vicini ora, ci separano appena tre centimetri. Sento il suo respiro, affannoso, come se avesse corso per ore. Il suo cuore batte forte come un martello. La sua bocca si avvicina al mio collo, mi annusa e inizia a sfiorarmi con le labbra. Credo che possa farmi avere un orgasmo anche solo continuando così. Con una mano tiene la mia testa, mentre l'altra scorre sulla mia schiena. Mi bacia la clavicola. Sono completamente assuefatta da lui, il suo profumo invade tutti i miei sensi. Ma perché lo desidero così intensamente e allo stesso tempo ho paura? Cosa mi sta impedendo di togliermi mutande e reggiseno? E perché questo maledetto mal di stomaco? Forse mi sento così fragile, così vulnerabile. Mi ero ripromessa che nessun altro mi avrebbe mai fatta sentire così. La situazione si fa sempre più intensa, inizio a sentire caldo nonostante sia nell'acqua in una serata di metà marzo.
"Forse dovremmo andare a casa", dico senza pensarci troppo, semplicemente lo dico.Lui si avvicina sempre di più, le sue labbra sono a un centimetro dalle mie.
"Forse sì, dovremmo," mi sussurra, passandomi un dito sulle labbra. Io resto immobile, come pietrificata.
"Non ti conosco nemmeno da 24 ore," continuo, con gli occhi chiusi, completamente immersa nel suo mondo.
"A me sembra di conoscerti da sempre." Cazzo, anche a me. Non so se lo sta dicendo perché lo pensa davvero o perché vuole portarmi a letto. So che ha ragione, so che vale la stessa cosa per me, e so che ho paura. Ma di cosa?Mi mette entrambe le mani sul viso, guardandomi dritto negli occhi.
"Andiamo, Thomas, è tardi," dico, abbassando le sue mani e dirigendomi verso la spiaggia.Ho sempre pensato che una delle cose più belle nella vita sia fare "la profumiera". Ti strusci, ti strusci, ma alla fine lo lasci appeso. Beh, questa volta non era mia intenzione. Questa volta avrei voluto baciare ogni centimetro del suo corpo. Ma qualcosa nella mia testa mi diceva di non farlo. Arrivo sulla riva e mi rivesto, togliendomi mutande e reggiseno che sono bagnati. Anche Thomas esce dall'acqua e non dice una parola. Saliamo in macchina, sempre nel silenzio tombale.
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IL BATTITO DEL NOSTRO CUORE
ChickLitVenere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...