Capitolo 26

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Eliana

Sono passati due giorni. Due maledetti giorni in cui non ho sentito una parola da Niccolò. Come se i sette mesi passati insieme non contassero più nulla. Ho provato a chiamarlo, a mandargli messaggi, ma niente. Silenzio. Un silenzio che mi strazia l'anima.

Adesso sono in macchina, diretta all'aeroporto. I "Miserabili" hanno insistito per accompagnarmi. Appoggio la testa contro il finestrino, il paesaggio scorre veloce davanti ai miei occhi, ma non riesco a vedere altro che il vuoto. Le lacrime mi scendono silenziose sulle guance, e nessuno dice una parola. Cercano di consolarmi con i loro sguardi, con qualche parola gentile, ma è tutto inutile. Sento solo un peso enorme sul petto, un dolore che non mi lascia respirare.

Adriano, al volante, mi lancia un'occhiata dallo specchietto retrovisore: Ely, stai a piagne ancora? Ma che te piagne a fa? Non se lo merita, cazzo.

Gianmarco, accanto a me, mi dà una leggera spinta con la spalla: Ahò, te sei fatta sette mesi de pura felicità. Mo mica può esse finita così.

Provo a rispondere, ma la voce mi esce rotta: E se invece fosse proprio finita? Se me lasciasse pe sempre?

Tiziano, seduto sul sedile posteriore, scuote la testa: Nun fa così. Niccolò ce tiene a te. È solo un periodo de merda, vedrai che se sistema tutto.

Ma dentro di me so che non è così semplice. Ogni volta che penso a lui, al nostro tempo insieme, il dolore mi trafigge il cuore.

Arrivati allaeroporto, il silenzio diventa ancora più pesante. Ci fermiamo nel parcheggio e i ragazzi mi aiutano a tirare fuori le valigie. La tensione è palpabile. Gianmarco mi abbraccia forte: Stai tranquilla, Ely. Noi stamo sempre qua pe te.

Adriano mi passa una mano tra i capelli: Ely, nun ce pensa troppo. Te stiamo tutti vicino. Vedrai che quando torni, se sarà tutto passato.

Ma è proprio in quel momento che il telefono vibra nella mia tasca. Lo tiro fuori con un misto di speranza e paura. È un messaggio di Niccolò. Le mani mi tremano mentre lo apro.

Ho provato a far finta de niente, ma non ce la faccio. È finita.

Le parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco. Mi manca laria. Comincio a piangere senza riuscire a fermarmi. Mi appoggio contro il cofano della macchina, il corpo scosso dai singhiozzi.

Tiziano mi avvolge in un abbraccio: Ely, nun fa così. Lui se pentirà, te lo giuro.

Adriano, visibilmente preoccupato, cerca di tirarmi su: Ma che cazzo sta a dì Niccolò? Se nè andato fuori de testa. Non se pò finì così, capito? Lo conosco troppo bene, questo è solo n momento de sclero. Torna in sé, vedrai.

Gianmarco mi stringe la mano: Forza Ely, devi esse forte. Lo sai che te ama ancora. Tutto sto casino passerà.

Ma dentro di me sento che qualcosa si è spezzato irreparabilmente. La voce dellaltoparlante annuncia che il mio volo è pronto per limbarco. Devo andare. Ogni passo verso il gate sembra un macigno. Mi volto indietro unultima volta, i ragazzi mi salutano con occhi tristi, cercando di infondermi coraggio.

Ciao ragazzi, grazie de tutto, dico tra le lacrime. E mentre mi allontano, il pensiero di Niccolò mi trafigge ancora una volta. Perché mi ha lasciato così? E cosa mi aspetta a New York? Non so se riuscirò a trovare una risposta, ma una cosa è certa: niente sarà più come prima.

Neve al sole noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora