Capitolo 36

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Il ricordo di New York è ormai un'ombra lontana, una fotografia sbiadita nel mio cuore. Ora mi trovo a casa, sommersa dai miei bozzetti, cercando di dare vita agli ultimi dettagli della nuova collezione di vestiti. La scrivania è un caos di fogli, matite e stoffe sparse ovunque. La creatività che solitamente mi avvolge oggi sembra soffocarmi. La casa è silenziosa, e il silenzio amplifica la solitudine.

Niccolò è immerso nel suo nuovo album. Sta tutto il giorno in studio, concentrato, assorbito dalla musica che fluisce incessantemente nella sua mente. Abbiamo parlato di prendere una casa insieme, un posto tutto nostro dove iniziare una nuova vita, ma nulla di concreto si è materializzato finora. Sono sogni che fluttuano nell'aria, senza ancora trovare un punto di appoggio.

Il telefono squilla e vedo il nome di Adriano lampeggiare sullo schermo. Con un sospiro rispondo, cercando di nascondere la mia stanchezza.

Ahò, Eliana! Che fai, stai a casa ancora? Vieni in studio, cè pure Niccolò, e stiamo tutti qua. Ti farebbe bene uscire un po, dice Adriano con il suo solito entusiasmo.

Adri, non me la sento proprio oggi, rispondo, cercando di non sembrare troppo depressa. Sto male, sono tutta un pensiero confuso. Non mi sento in forma.

Ma dai, vieni! Non fa niente se stai male, qua stiamo tra amici e te passa tutto, insiste lui, cercando di convincermi.

Grazie Adri, ma oggi proprio non ce la faccio. Salutatemi tutti, magari domani sto meglio, dico cercando di chiudere la conversazione.

Va bene, ma la prossima volta non hai scuse, capito? Ci vediamo, Eliana.

Rimango seduta sul divano, il telefono in mano. La sua voce allegra non riesce a sollevarmi dalloscurità che mi avvolge. Oggi la mia mente è un vortice di pensieri che non riesco a controllare. Penso a mia madre, a come se n'è andata quando ero solo una bambina. Non riesco a togliermi dalla testa il suo volto, un'immagine sfocata di qualcuno che non ho mai veramente conosciuto.

Mi ha abbandonata, lasciandomi sola con mio padre, che era sempre più distante e assente. Seduta a tavola con lui, cercavo disperatamente un segno di affetto, una parola di conforto, ma lui non mi guardava nemmeno. I suoi occhi erano persi in un bicchiere di vino, la sua mente annebbiata dallalcol. Ero solo un peso, un ingombro nella sua vita confusa.

Mi chiedo come stia ora, se è ancora vivo. Non ho mai avuto il coraggio di cercarlo, di affrontare il dolore di un passato che ho sempre cercato di dimenticare. Ho sempre pensato di aver superato tutto questo, di aver lasciato il passato alle spalle, ma oggi sembra che ogni ferita si sia riaperta, facendomi sentire fragile e vulnerabile.

Mi alzo dal divano e mi avvicino alla finestra. Fuori, la città continua a vivere, indifferente ai miei tormenti. Le persone camminano, le auto scorrono lungo la strada, e io mi sento bloccata in un punto fermo del tempo.

Mi siedo di nuovo al tavolo e prendo una matita. Forse disegnare mi aiuterà a liberare la mente, a trovare un po' di pace in questo caos interiore. Traccio alcune linee sul foglio, ma i miei pensieri continuano a tornare al passato, a mia madre, a mio padre, a tutto quello che ho cercato di lasciarmi alle spalle.

Non so cosa mi aspetta domani, ma oggi devo affrontare i miei demoni. E spero che, in qualche modo, possa trovare la forza per andare avanti, per costruire un futuro migliore. Forse dovrei chiamare Niccolò, dirgli come mi sento, ma la verità è che mi sento così distante da tutto e da tutti. Ho bisogno di tempo per me, per capire cosa sto provando, per affrontare questi fantasmi che continuano a tormentarmi.

Mi avvolgo in una coperta e mi sdraio sul divano, cercando un po di conforto nel calore del tessuto. Forse, in questo silenzio, troverò la forza per andare avanti, per costruire un futuro più luminoso e sereno. Ma per ora, devo solo cercare di superare questa tempesta che mi sta travolgendo.

Neve al sole noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora