Capitolo 42

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Eliana

È lennesima giornata in cui mi trovo da sola in questa casa che ormai sembra più una prigione che un rifugio damore. Fa caldissimo, e stare chiusa dentro queste quattro mura non fa altro che amplificare il senso di isolamento che mi opprime. Niccolò ed io siamo diventati quasi due estranei che si parlano a monosillabi quando ci troviamo a condividere la cena, quelle rare volte in cui lui decide di tornare a casa a unora decente.

Ho provato a parlarne con gli altri ragazzi, ma dicono che è solo stressato per il tour e il nuovo album. «Nun te preoccupa, è na fase, passa tutto, vedrai», mi dice sempre Adriano con quell'aria da saputello che cerca di rassicurarmi senza successo.

Ma a me nella testa girano solo strane idee. Mi chiedo se mi tradisce, se si è stancato di me, se qualcosa nella nostra relazione non sta più funzionando. Perché non ne parla con me? Perché non mi dice cosa lo preoccupa davvero? Sbuffo, incapace di trovare una risposta, e decido di fare qualcosa per non impazzire.

Mi alzo dal divano, metto un top leggero e un paio di pantaloncini, e decido di andare in centro a fare un po di shopping. Non è la soluzione a tutti i miei problemi, ma almeno mi aiuta a distrarmi per qualche ora. Mi infilo un paio di sandali e esco in fretta, lasciandomi alle spalle il silenzio opprimente della casa.

Mentre passeggio tra le vetrine, mi fermo a chiacchierare con un sacco di ragazze che mi riconoscono. Mi chiedono delle foto e mi fanno complimenti sulla mia relazione con Niccolò. Se solo sapessero cosa passo ogni giorno, la solitudine che mi attanaglia e il senso di inadeguatezza che mi pervade, forse avrebbero qualcosa di diverso da dire.

Compro qualche vestito, un paio di scarpe e qualche accessorio. La borsa delle spese diventa sempre più pesante e, dopo un po, inizio a sentire la stanchezza. Esausta, decido di tornare a casa, riflettendo sul fatto che dovrei smettere di spendere soldi in cose che non mi servono davvero.

Quando arrivo, con mia grande sorpresa, trovo Niccolò seduto sul divano, immerso nel suo telefono. Lo saluto con un filo di voce, sperando in una risposta, ma lui non ricambia nemmeno lo sguardo. La sua indifferenza mi ferisce come una lama.

«Oh, ciao, sei tornato», dico con un tono che cerca di mascherare la delusione.

«Sì, ciao», risponde senza nemmeno alzare gli occhi dallo schermo, il suo tono è piatto, distante.

La rabbia inizia a ribollire dentro di me, pronta a esplodere. Sto per urlargli contro, per chiedergli perché si comporta così, quando all'improvviso sento la porta aprirsi. Entrano Adriano, Gabriele, Gianmarco e Tiziano, con le solite facce allegre e chiassose. Non ci posso credere. Pur di evitare una conversazione con me, ha chiamato gli amici a casa. È chiaro che non ha nessuna intenzione di affrontare i nostri problemi.

«Oh regà, venite, ve faccio vede na cosa nuova», dice Niccolò, cercando di mantenere un tono casuale mentre si alza dal divano. Gli altri lo seguono ridendo e scherzando, come se nulla fosse.

«A Eliana, ciao, che fai, tutto bene?», mi chiede Adriano con il suo solito sorriso.

«Sì, tutto a posto», rispondo a stento, forzando un sorriso che nasconde la mia frustrazione. Non voglio scaricare la mia rabbia su di loro, ma non riesco a mascherare completamente il mio disagio.

Gianmarco mi fa un cenno con la mano, mentre Gabriele e Tiziano ridacchiano tra loro, probabilmente per qualche battuta che mi è sfuggita. La loro leggerezza mi infastidisce, ma cerco di non farlo vedere.

«Dai, rimani, facciamo due chiacchiere», mi dice Adriano, ma io scuoto la testa.

«No, grazie, sono stanca. Vado a farmi una doccia», rispondo, cercando di mantenere un tono neutro.

Non appena li saluto, mi dirigo verso le scale e salgo in camera, sbattendo la porta dietro di me. Mi siedo sul letto, il cuore che batte forte nel petto per la frustrazione e la rabbia. Mi sento intrappolata in una situazione che non so come risolvere.

esclusa, isolata, come se fossi un'estranea nella mia stessa vita. Non riesco a capire cosa stia succedendo tra me e Niccolò, e questa incertezza mi sta uccidendo lentamente.

Decido di farmi una doccia per cercare di rilassarmi, ma l'acqua calda non riesce a lavare via la tristezza che mi pervade. Esco dalla doccia, indosso il pigiama e mi infilo sotto le coperte, sperando che il sonno mi porti un po di sollievo.

La mattina dopo mi sveglio con un nodo allo stomaco. Il letto accanto a me è vuoto e freddo. Niccolò non è tornato a dormire con me, e questo mi ferisce più di quanto vorrei ammettere. Prendo il telefono e controllo se ci sono messaggi, ma nulla. Nessun messaggio, nessuna chiamata. È come se fosse svanito nel nulla.

Mi ributto sul letto, le mani che coprono il volto e le lacrime che iniziano a scendere incessantemente. Ogni goccia è un pezzo del mio cuore che si frantuma, ogni singhiozzo è una ferita che si apre, dolorosa e profonda. Non riesco a capire cosa sia successo, perché mi sento così sola e abbandonata. Ma una cosa è certa: non posso continuare così, devo affrontare la verità, qualunque essa sia

Neve al sole noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora