Capitolo 15

248 6 0
                                    

Eliana

Arrivata la sera, casa mia era perfettamente sistemata. Indossavo un pantaloncino che lasciava poco all'immaginazione e un top, un outfit casalingo. Loro mi avevano vista in condizioni peggiori, quindi non mi preoccupavo troppo. Avevo comprato molte birre e vino, pronta per passare una serata come ai vecchi tempi.

Appena arrivano tutti gli amici – Tiziano, Cocco, Adriano, Gianmarco e Niccolò – partono subito le battute sconce sul mio vestiario.

"Ammazza Eliana, ma che te sei messa? Volevi proprio farci un regalino stasera?" Tiziano ridacchia, guardandomi con un sorriso malizioso.

Faccio una smorfia divertita. "E dai, su, mi avete vista in condizioni peggiori. Pensavo che ormai non vi scandalizzaste più."

Cocco, sempre il più sfacciato, aggiunge: "Beh, io non mi scandalizzo, anzi... mi fa solo piacere!" E subito dopo scoppia a ridere.

Tra una risata e l'altra, Cocco fa notare il rigonfiamento nei pantaloni di Niccolò. "Oh, Niccolò, mi sa che qualcuno qui apprezza particolarmente l'outfit di Eliana."

Niccolò si fa subito rosso in viso e cerca di nascondere l'imbarazzo, ma è troppo tardi. "Ma che stai a dì, Cocco? Mo te vengo a pijà!" dice, alzandosi per picchiarlo scherzosamente. Tutti ridono, inclusi me e Niccolò.

La serata passa in tranquillità e ci raccontiamo tutti gli aneddoti degli ultimi sette anni. Adriano inizia a raccontare di quando Niccolò è caduto vestito nel fango, piangendo dalle risate. "Ragazzi, dovete ricordare quando Niccolò è andato a fare un servizio fotografico tutto elegante e... BAM! Caduto dritto nel fango! Stava impazzendo!"

Tutti ridono a crepapelle, incluso Niccolò, che scuote la testa sorridendo. "Eh, che devo fa', certe cose capitano solo a me."

Gianmarco, non volendo essere da meno, racconta di quando sono entrata nella macchina di un signore convinta fosse il taxi. "Eliana, ti ricordi quella volta a Roma? Sei salita nella macchina di un vecchietto pensando fosse il taxi e gli hai pure chiesto di portarti a Termini!"

Faccio una smorfia, ricordando l'imbarazzo di quel momento. "Oddio, sì! E lui che mi guardava come se fossi matta. Quando ho capito l'errore, sono uscita così velocemente che quasi ho rotto la portiera!"

Le risate continuano e, per un attimo, tutto sembra tornato come prima. Sento una mano sulla mia spalla e mi volto per vedere Niccolò, che mi sorride con un'espressione dolce. "Grazie per questa serata, Eliana. Ne avevamo proprio bisogno."

Gli sorrido a mia volta. "Grazie a voi per essere qui. Mi siete mancati tanto."

La serata continua e dopo aver finito di ridere e scherzare, decidiamo di scegliere un film da vedere. Niccolò, con un sorrisetto malizioso, propone: "Ragazzi, che ne dite de vede' Peter Pan? Così ce sentimo tutti pischelli di nuovo."

Tutti lo guardiamo storto. Tiziano scuote la testa e ridacchia: "Ma che sei matto? Peter Pan? A questora?"

Cocco aggiunge, ridendo: "A Nicco', ce stai a dì che semo vecchi o che semo bambini? Perché io non c'ho capito niente."

Adriano interviene, sempre con quel suo tono ironico: "A regà, che ne dite de un bel horror? Così almeno vedemo se c'è qualcuno che se caga sotto."

Gianmarco annuisce: "Sì sì, dai! Un horror ce sta bene, ma no troppo pesante però, che poi me cago addosso pure io."

Alla fine optiamo per un horror. Mentre il film inizia, mi sistemo sul divano vicino a Niccolò. Ogni volta che c'è una scena paurosa, non riesco a trattenere le urla e mi rannicchio sempre più vicino a lui.

"Madonna, che paura!" urlo, afferrando il braccio di Niccolò senza neanche rendermene conto. Lui ride piano, cercando di tranquillizzarmi: "Tranquilla, Eliana, è solo un film."

Ma io continuo a stringerlo, sentendomi un po' sciocca ma anche confortata dalla sua presenza. Una scena dopo l'altra, mi sento sempre più stanca. Senza rendermene conto, finisco per addormentarmi su Niccolò, appoggiata esattamente lì in basso.

Ad un certo punto, lo sento muoversi leggermente e apro gli occhi. Mi guarda con un misto di divertimento e tenerezza. "Te sei addormentata proprio su de me, eh?"

Arrossisco un po', ma sorrido. "Scusa, ero troppo stanca e... il film m'ha distrutta."

"Tranquilla," risponde lui, accarezzandomi i capelli. "Te lascio dormì qua se vuoi.". Chiudo di nuovo gli occhi, sentendomi stranamente al sicuro.

Neve al sole noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora