Niccolò
Mi ritrovo in studio con Cassio e Cocco, stiamo provando le canzoni per il tour che ormai è alle porte. Le prove sono intense, ma non riesco a concentrarmi. Ho in mente una nuova canzone che sto componendo, qualcosa che potrebbe uscire dopo il tour, ma non riesco a mettere ordine nei pensieri.
«Ragazzi, sto lavorando su una nuova canzone. Vi faccio sentire che ho scritto?» domando a Cassio, mentre cerco di mettere ordine negli appunti sparsi sul tavolo.
Cassio si aggiusta la sedia, curioso. «Certo, Nicco. Facce sentì che hai combinato.»
Prendo un respiro profondo e comincio a cantare, le parole escono incerte, quasi a voler evitare di affrontare la realtà che sto descrivendo.
Sì, è vero tu mi incanti anche se non mi parli
Ma il sole è spento e non lo vedo più da queste parti
Sì, è vero avevo detto che sarà per sempre
È triste ma
Quando mi abbracci non sento più niente
Quando mi abbracci non sento più niente
Vedi che non ci riesco
Non sento la stessa emozione di prima
Sento che parlo ma il corpo è diverso
E vedo persone che aspettano in fila
Sono lì fuori che aspettano tutti
Gridano il nome che ho scelto anni fa
Ma il mio non è un nome d'arte
È il nome che ha scelto quel giorno per me la realtà.
Mi fermo, incapace di andare oltre. Adriano mi guarda con uno sguardo serio, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
«Ma questa lhai scritta per Eliana?» chiede, la sua voce è un misto di sorpresa e preoccupazione.
Annuisco, abbassando lo sguardo, sentendo un peso nel petto. «Sì, Adriano, è per lei.»
Adriano si avvicina, con gli occhi carichi di rabbia e delusione. «Ma sei impazzito? La stai distruggendo così. Lei mi chiama ogni giorno, mi dice che torni tardi la sera, a volte manco torni proprio, dormi sul divano, non rispondi ai messaggi. Ti sembra una cosa intelligente? Che cazzo hai combinato, Niccolò? Lei ha sempre lottato per averti vicino, tu sembravi innamorato. Che te è successo?»
Mi sento inchiodato, le sue parole mi colpiscono come pugni, ogni accusa è un colpo al cuore. Cocco, più calmo, mi guarda con preoccupazione. «Niccolò, pensaci bene a quello che stai facendo. Questa situazione non è giusta né per te né per lei.»
Le loro parole mi feriscono, mi fanno male, ma non posso fermarmi ora. Sono intrappolato in un vortice di emozioni che non riesco a controllare.
«Ragazzi, basta così. Continuiamo le prove,» dico, cercando di spostare lattenzione altrove, anche se so che dentro di me la tempesta è appena iniziata.
Le ore passano, la musica riempie la stanza, ma la mia mente è altrove. Alle otto decido di tornare a casa, anche se non so cosa troverò. Ogni volta che apro quella porta mi sembra di entrare in un luogo che non mi appartiene più, un posto che una volta era rifugio e ora è prigione.
Entro in casa e la trovo in cucina, impegnata a preparare la cena. Ha apparecchiato per due, come fa sempre. Il tavolo è pronto, le posate disposte con cura, ma tutto mi sembra vuoto, senza vita.
«. Ho preparato la cena,» mi dice, senza alzare lo sguardo dai fornelli.
Non rispondo, mi siedo a tavola senza dire una parola. Lei continua a cucinare, ignara della tempesta che mi porto dentro.
Decido di parlare, anche se non so bene cosa dire. «Tra due giorni parto per Trieste per il tour. Vuoi venire con me?»
Eliana si volta, sorpresa e amareggiata. Una risata amara le sfugge dalle labbra. «Certo, così starò solo io lì, uau, molto divertente, proprio come il resto dei quattro mesi che abitiamo insieme.»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno. Faccio un passo indietro, la rabbia che monta dentro di me. «Non sai un cazzo, Eliana. Stai zitta!»
Le sue parole si fanno più dure, il dolore e la rabbia brillano nei suoi occhi. «Stare zitta? Ma ti senti? Se non te lo ricordi, stiamo insieme, cazzo. Questa è casa nostra, non solo mia!»
Mi alzo di scatto, incapace di sopportare il dolore che vedo nei suoi occhi. La rabbia mi divora, devo andarmene, allontanarmi da tutto questo. Esco di casa, chiudendo la porta con un tonfo che rimbomba nel silenzio della notte.
Cammino senza una meta, cercando di sfuggire ai miei demoni, ma so che non posso continuare così. Le luci della città si riflettono nelle pozzanghere, creando giochi di luce che non riescono a dissipare loscurità dentro di me.
Non so dove sto andando, ma so che non posso restare lì, in quella casa che non è più un rifugio, ma una prigione. Devo trovare il coraggio di affrontare la realtà, ma per ora tutto ciò che posso fare è camminare, cercando un senso in un mondo che sembra avermi abbandonato.

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Neve al sole noi
Fiksi PenggemarNiccolò e Eliana erano cresciuti insieme, legati da un amore profondo e una relazione che sembrava perfetta. I pochi fan di Ultimo amavano la loro storia, ammirando la loro complicità e il loro legame indissolubile. Ma dopo nove anni di felicità, un...