Capitolo 14

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Dagli spalti dello stadio c'era proprio una bella vista.

Non ero mai stata a vedere una partita dal vivo.

Non era certo la serie A ma mi sentivo emozionata.

Dopo una decina di minuti, le squadre stavano finalmente per entrare in campo.

Il pubblico sugli spalti iniziò a fare baccano e a incitare i propri ragazzi.

All'improvviso sobbalzai dalla paura: Martina suonò la tromba proprio di fianco alle mie orecchie!

"Mi hai stordito, pazza!" le gridai io.

Urlava come un'invasata, poi si alzò in piedi, mi prese per un braccio e insieme iniziammo a saltare come due fuori di testa! L'atmosfera mi stava prendendo sempre di più!

Ecco che entrò in campo la squadra avversaria e subito dopo, ecco fare l'ingresso la squadra del nostro Paese!

"Forza Baia!" gridavamo come fossimo forsennate.

Marco, il cugino di Martina, era il capitano della squadra ed era il difensore centrale.

Marty, come lo vide, prese il megafono e lo chiamò a squarciagola: "Marco! Marco! Siamo quassù!!!"

Lui sentì e si voltò verso di noi. Martina, con le dita delle mani, gli fece un cuoricino.

Marco, per ricambiare, sorrise. Poi alzò in alto il braccio destro e sfoderò un bel dito medio!

Di certo, l'interrogatorio non gli era affatto piaciuto e questo era un piccolo ringraziamento!

Poi finalmente entrò in campo Alessandro.

Come gli donava la divisa!

Cercavo di incrociarlo con lo sguardo, per farmi vedere.

Ma non ci riuscii.

Lui era serio, concentrato e forse anche un po' teso.

Effettivamente era la sua prima partita con la nuova squadra e di sicuro un po' d'ansia era normale.

Le due squadre erano ormai schierate in campo e l'arbitro fischiò il calcio d'inizio.

La partita era iniziata!

Il team rivale cercò subito di fare pressione con i centrocampisti laterali che andavano in profondità e crossavano al centro dell'area, dove il loro attaccante era davvero alto.

Quando arriva il traversone era sempre un brivido poiché questo tizio saltava davvero tanto, tentando di schiacciare la palla di testa.

Marco però se la cavava davvero bene in difesa: anche lui fisicamente era molto piazzato e talvolta lo anticipava, mentre altre si scontravano duramente.

Fu proprio da una ripartenza della nostra squadra, che Marco, dopo aver rubato palla, la passò al centrocampista centrale il quale la servì ad Alessandro.

Ale fermò il pallone, poi da fuori area fece partire un gran tiro a giro!

Il portiere sembrava ormai battuto e io ero pronta a saltare e festeggiare!

"Dai che è goal! Dai che è goal!" pensai tra me e me.

Ma la palla... prese la traversa!

"Ma che sfortuna!!" urlai arrabbiata battendo la mano sulla gradinata.

"Non è sfortuna! questa è sfiga nera!" replicò Martina.

Eravamo tesissime, ormai eravamo due tifose sfegatate!

A un certo punto, verso la fine del primo tempo, arrivò l'ennesimo cross della squadra avversaria.

Questa volta, l'attaccante gigante della squadra avversaria saltò altissimo, colpì forte di testa e...

Nooo!!! Fece goal!

"Questa non ci voleva proprio" dissi un po' abbattuta a Martina.

"Ma quanto cavolo salta, sembra un canguro quello!" continuai.

Era uno a zero per l'altra squadra.

"Dai che ci rifaremo nel secondo tempo!" mi rincuorò lei.

Martina guardava la partita per quello che è, cioè un gioco. Si divertiva e il risultato le importava, ma relativamente poco.

Io invece la vivevo diversamente, ci tenevo. O per meglio dire tenevo ad Alessandro e sarei stata felicissima che al suo esordio potesse vincere.

Intanto i giocatori erano entrati negli spogliatogli per la pausa e io e Marty andammo presso un baracchino a prendere una bibita fresca. A forza di urlare avevamo la gola secchissima e una bevanda fresca ci serviva proprio.

Poco dopo le squadre rientrarono in campo.

Continuammo a tifare e a incitare i nostri, ma la partita era davvero combattuta.

Ormai stava per terminare anche il secondo tempo quando Alessandro rubò palla a centrocampo.

Con una serie di passaggi con un suo compagno di squadra si avvicinò all'area avversaria, scartò un difensore, poi un altro e si trovò davanti alla porta!

"Dai che questa volta segniamo!" sperai dal profondo del mio cuore.

Saltò con una finta anche il portiere ma quest'ultimo gli si gettò letteralmente addosso.

Non prese la palla ma le gambe di Alessandro facendolo cadere rovinosamente.

"Rigore!!!" L'arbitro aveva fischiato il calcio di rigore!

Alessandro strinse il pugno, carico per questa grossa opportunità.

Si avvicinò ai suoi compagni e si parlarono un attimo.

Poi Ale prese la palla in mano e andò verso il dischetto.

La palla era posizionata, avrebbe tirato lui.

Era il novantesimo, cioè l'ultimo minuto a disposizione per poter pareggiare.

Alessandro fece qualche passo indietro per prendere la rincorsa.

L'arbitro fischiò.

Ale respirò, partì a passi piccoli ma veloci andando verso il pallone. Ecco il tiro e...

Nooo!! Il portiere fece un grande balzo alla sua destra e con la punta delle dita spinse la palla fuori dalla porta. Aveva fatto davvero un miracolo.

In quel momento l'arbitro decretò la fine della partita.

Alessandro si voltò verso i suoi compagni con le mani tra i capelli.

Avevamo perso.

Il suo sguardo era abbattuto, evidentemente si sentiva in colpa per quell'errore.

Ma i compagni lo abbracciarono e lo supportarono, in fondo aveva giocato davvero bene.

I ragazzi rientrarono negli spogliatogli per fare le docce.

Io e Martina aspettammo che uscissero.

Ora era arrivato il mio momento.

Dovevo parlargli, scusarmi e spiegargli tante cose.

Ero tesa, come lo era lui prima di tirare il rigore.

Ecco la squadra che iniziava ad uscire.

Martina mi lanciò un bacio e si allontanò da me, per lasciarmi sola.

Finalmente Alessandro uscì dallo spogliatoio.

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