Capitolo 17

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Senza neanche accorgerci, erano già le 8:30.

Quando vidi l'ora sull'orologio mi prese un colpo!

"Oddio! È tardissimo!" gridai.

Quei momenti con Alessandro mi avevano fatto perdere completamente la cognizione del tempo.

Mi ero dimenticata di tutto: dell'orario, della scuola, della prima ora di scienze.

"Prendi, metti questo" – mi disse lui, passandomi il suo casco.

"Ti accompagno io in moto, così faremo prima" continuò.

Non ero mai salita in moto e la sensazione era alquanto strana.

Da una parte avevo un po' di paura, ma dall'altra c'era la voglia di passare con lui più tempo possibile.

Accese il motore, io salii.

"Tieniti forte!" mi disse.

Partimmo.

Lo strinsi forte, come mi aveva detto. Il mio petto poggiava sulla sua schiena, le mie mani sentivano il suo addome.

Avrei voluto stare un'eternità abbracciata a lui, ma quell'eternità durò un attimo: purtroppo eravamo già davanti alla scuola.

Scesi e tolsi il casco.

Lui mi guardò, poi mi chiese: "Tutto bene?"

Risposi con un "sì" incerto, tradendo un po' di emozione e il dispiacere di aver sciolto quell'abbraccio.

"Sembri triste" – mi disse, guardandomi dritto negli occhi.

"Effettivamente" risposi "con una bella giornata di sole, chiudermi in classe mi mette tristezza. Quanto vorrei essere libera oggi" dissi ironicamente.

Alessandro sorrise poi, scherzando, mi domandò: "Preferisci scappare con me?"

In quel momento mi tornarono in mente le parole di Micol: "Se è amore, comanda il cuore. E, in quel caso, potresti fare pazzie!"

Fino a quel giorno ero stata la ragazzina modello, metodica, cosciente e rispettosa delle regole.

Ma quella mattina la mia testa non c'era. C'era solo il cuore.

"Scappiamo!" esclamai io d'istinto.

Alessandro rimase stupito della mia risposta, forse lui stava solo scherzando.
Però i suoi occhi tradivano una certa emozione.

Rimase per un attimo in silenzio, era pensieroso.

Chissà che passava per la sua testa, magari era felice oppure stava cercando una scusa per dirmi di no.

Passarono pochi secondi, poi...

"Andiamo!" mi rispose, sicuro di sè.

Un brivido mi corse sulla pelle. Ma che caspita stavo facendo?

Il dubbio durò solo un istante.

Salii di nuovo sulla moto, indossando il casco, che sapeva di lui.

Non sapevo dove mi stesse portando ma m'importava poco.

L'importante era stargli accanto e passare quella mattina assieme: Alessandro e Anna, soli.

La strada scorreva sotto le due ruote e il panorama cambiava minuto dopo minuto.

Eravamo ormai usciti dal paese e le case stavano lasciando il posto agli alberi e alla natura verde e rigogliosa.

Alzai la visiera del casco, per godere dei profumi che attraversavamo a ogni metro.

Endless RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora