Capitolo 3

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Permettetemi di fare un salto indietro, a circa tre mesi prima, al giorno in cui incontrai per la prima volta Alessandro, quando, grazie a dio, ero corpo e anima insieme (ancora viva per intendersi!).

Quella mattina, la sveglia del mio cellulare sembrò suonare più forte del solito!

Smanacciai sopra lo schermo del telefono e riuscii a bloccare quel Bip Bip infernale.

Peccato che quando mi svegliai mancava solo un quarto d'ora alle 8:00, l'orario d'inizio della lezione scolastica!

I miei genitori erano già andati al lavoro e io mi agitai come una pazza.

Poi respirai profondamente e mi dissi: "Calma Anna!"

Riassumendo: Non avevo tempo per la colazione, lo zaino non era fatto e i miei capelli erano un disastro. E per di più non sapevo cosa indossare, avevo la verifica di matematica e fuori pioveva a dirotto.

Mi dispiace, ma non potevo proprio stare calma.

Buttai a casaccio dei libri nello zaino, mi feci una coda guardando il mio riflesso sul vetro della finestra e indossai la prima tuta che mi capitò a tiro.

Presi una banana e mi gettai in fretta e furia fuori di casa, per correre a piedi verso la scuola.

Quando chiusi la porta dietro di me, lanciai una parolaccia.

Non avevo preso le chiavi di casa e... nemmeno l'ombrello!

Dannata pioggia! Quanto la odiavo!

Corsi velocemente verso la scuola, come una gazzella inseguita da un leone.

Erano cinque minuti dopo le otto quando varcai il portone dell'Istituto e andai dritta col fiatone verso la mia classe.

Come entrai, trovai una situazione insolita e mi bloccai sull'uscio della porta.

Il professor Giunta, con accanto un ragazzo mai visto, disse alla classe: "Buongiorno ragazzi, lui è Alessandro, si è appena trasferito a Baia di Rahl e da oggi sarà il vostro nuovo compagno di classe!"

Poi il prof diresse lo sguardo verso di me e sgranò gli occhi, buttando il capo all'indietro, come se avesse visto una strega.

In un secondo mi resi conto della situazione: ero sudicia, bagnata da capo a piedi, con la mia tuta grigia chiazzata dall'acqua tipo macchia di leopardo.

La coda che avevo fatto ai capelli era storta, dallo zaino colava acqua e mi ero presentata con una banana marcia in mano.

"Bene" disse il professore ad Alessandro "Lei è Anna".

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