Era impossibile, eppure era vero.
Quella notte, dopo un batticuore incessante, avevo improvvisamente spalancato gli occhi.
Come un bambino appena nato, mi risvegliai senza respiro e con una paura innata.
Ma come un neonato che viene cullato tra le braccia della mamma, io riabbracciai radiosa la vita, che mi aveva dato una seconda possibilità.
La mia anima aveva finalmente ritrovato la sua casa.
Nel mio corpo si era instillato di nuovo quel soffio vitale che mi aveva reso di nuovo viva.
Ero tornata a sentire freddo e ad avere sete.
E sebbene queste sensazioni fossero così fastidiose, in quell'attimo le amai meravigliosamente.
I medici si erano riuniti attorno a me ed erano allibiti, incapaci di comprendere cosa diamine fosse accaduto.
Misuravano i parametri vitali, parlavano tra loro, cercando una soluzione che non riuscivano a trovare.
Ma io, in cuor mio, sapevo tutto.
Era l'amore che mi aveva ridato la vita. Come nel sogno che avevo fatto da bambina.
Quella sera, Alessandro era stato allontanato dagli infermieri dalla mia camera, dopo la mia crisi cardio-respiratoria.
Se n'era andato, mettendo un punto alla nostra storia, prendendosela col destino e convinto che la mia vita fosse finita per sempre.
E invece, era stato il suo amore a regalarmi una seconda vita.
Ed altro amore stava arrivando.
I miei genitori giunsero di fretta all'ospedale.
Quando vidi i loro occhi pieni di lacrime, scoppiai a piangere come non avevo mai fatto.
"Mamma, Papà, quanto vi amo!" dissi a fatica, ancora incapace di parlare bene.
Loro erano senza parole, ma i loro occhi erano colmi di una gioia smisurata.
Non credevano a quello che era successo, li vedevo pizzicarsi le mani, come per capire che tutto ciò non fosse un sogno.
Ma non era un sogno, era davvero la realtà.
Mio padre, avvicinandosi a un medico sull'uscio della porta, gli domandò: "Dottore, ma com'è stato possibile?"
Il medico, dopo un sospiro, si rivolse a mio padre: "Signor Daniele, potrei dirle tante cose. Che abbiamo sbagliato la prima diagnosi, che il coma può presentare delle incognite. Ma sarei più onesto a dirle di ringraziare il Cielo, perché quello che è successo è davvero un miracolo".
Iniziai un percorso di riabilitazione interno all'ospedale, attendendo con ansia di essere dimessa.
Mi sentivo tutta rotta e dolorante e i miei muscoli erano diventati piccolissimi.
Ma giorno dopo giorno, con tanta grinta e determinazione, riacquistai le forze e le capacità motorie.
Prima di uscire dall'ospedale, avevo però bisogno di un dialogo con il dottore.
Non potevo dimenticare di aver continuato a vivere, mentre il mio corpo era esanime, attraverso la mia anima. E di aver visto e sentito i miei amici, anche se loro non potevano percepirmi.
Volevo parlarne e sentire perlomeno se altri casi, come il mio, si fossero verificati.
"Accomodati e ti spiego" mi disse il dottor Casal, facendomi sedere alla sedia del suo studio.
Poi proseguì: "Ciò che mi dici Anna, mi fa venire i brividi. Da un punto di vista medico-scientifico c'è una spiegazione. Sai, sono venuti i tuoi genitori e i tuoi amici mentre eri in coma. Ti hanno parlato, raccontato, letto le loro lettere. Ed è certo che nella tua mente tu abbia elaborato quelle informazioni per poi sognarle, come se le vivessi veramente."
"Bene Dottore" risposi io in maniera disillusa. "Ma c'è un altro punto di vista?" gli chiesi.
Lui sorrise, poi mi rispose: "Il tuo caso Anna è andato oltre l'impossibile. Sai, sono venute così tante persone a trovarti, parlandomi di te, della tua bontà e dell'amore che sapevi dare. Mi viene in mente una citazione di Elizabeth Barret, una poetessa inglese. Diceva "chi ama, crede nell'impossibile". E quindi, se hai la percezione che la tua anima abbia continuato a vivere, hai tutto il diritto di crederci.
Nel sentire di nuovo quell'aforisma, ebbi un brivido lungo tutta la pelle.
A questo punto, non avevo più bisogno di altre conferme. Quella frase, l'avevo letta il primo giorno in cui avevo conosciuto Alessandro. Mi aveva colpito nel mio profondo, senza che ne capissi il perché. Ma ora, tutto era chiaro. Non credevo più alle coincidenze, era semplicemente un intricato disegno del destino. Forse il disegno non era ancora completato e chissà cos'altro mi avrebbe riservato. Non avevo bisogno di sapere altro al dottore, e mi congedai salutandolo e ringraziandolo.
Mi alzai felice dalla sedia del suo studio, attendendo l'indomani, il giorno in cui sarei stata dimessa. E quando quel giorno arrivò, la commozione fu grandissima.
Accompagnata sottobraccio dai miei genitori e con l'aiuto di due stampelle, uscii dall'ospedale, trovando una sorpresa bellissima.
Micol, Martina e gran parte della mia classe e i miei amici, erano lì fuori ad aspettarmi.
Come varcai la soglia del portone d'uscita, Marty urlò come una forsennata: "Annaaa! Bentornataaaaa!"
Decine di cannoni spara-coriandoli dipinsero il cielo di festoni e di colore e tutti iniziarono a ripetere in coro il mio nome.
Poi, uno a uno, iniziarono ad abbracciarmi, riempendomi di un affetto incredibile.
Martina mi sbaciucchiò tutta, rischiando addirittura di farmi cadere!
Miky mi abbracciò forte, forte, piangendo tantissimo.
E poi Marco, Andrea, Matteo, Erica, Rebecca... tutti, ad uno, ad uno, mi donarono la loro amorevolezza e il loro sostegno. Chi con un bacio, chi con un abbraccio, chi semplicemente con delle tenere parole.
Infine, a chiudere la fila, trovai lei: Asia.
Mi guardò col suo solito sguardo vivido e animato, ma le sue labbra, stavolta, disegnavano un sorriso sincero.
Senza dire niente, aprì le braccia e mi strinse in un forte abbraccio.
Poi, ironicamente, mi disse: "Dormigliona, ce l'hai fatta finalmente a svegliarti!"
Mi misi a ridere, scansando con la mano le lacrime che mi bagnavano il viso per le emozioni di quel giorno.
Mi salutò, muovendo sinuosamente le dita della mano e strizzando l'occhio.
Poi allontanandosi, corse verso Nicholas, che era rimasto in disparte e lo prese per mano.
Io mi voltai verso mio papà e mia mamma e li strinsi forte a me, con gli occhi lucidi ma vivi.
La nuova Anna era ancor più sensibile, ma era rinata molto più forte.
Mancava solo una persona, quel giorno, che avrei voluto fosse lì.
Alessandro non c'era.
Ora dovevo riprendermi, ma presto avrei dovuto capirne il perché.

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Endless Rain
RomanceE' più potente il Destino o l'Amore? Nel momento più bello della sua vita, proprio quando si era innamorata follemente di un nuovo ragazzo appena trasferitosi, un tragico incidente sgretolò tutti i sogni di Anna. Nessuno la vedeva, nessuno la senti...