Erano le sette e tre quarti del mattino seguente.
Presi lo zaino, salutai Max che era ancora assonnato sul suo cuscino e uscii di casa.
"Fai la guardia, dormiglione! A dopo Max!" lo salutai, facendogli l'occhiolino.
Chiusi la porta alle mie spalle, pronta per avviarmi verso la scuola.
In quel momento, rimasi di ghiaccio.
Davanti a me c'era Alessandro.
Era in piedi, appoggiato con la schiena su un albero del viale.
Come mi vide, mi si avvicinò, a passo lento e con il capo chino.
"Scusa".
Pronunciò questa parola, poi rimase per un attimo in silenzio.
"Sono stato un idiota ieri, scusami ancora".
In un attimo, pensai a tutti i ragionamenti fatti il giorno prima con Martina e Micol.
Dovevo perdonarlo o rifletterci meglio e aspettare?
Mi venne istintivo fargli una semplice domanda.
"Cosa ti è successo ieri, eri arrabbiato per la partita?"
"E se anche fosse, il mio comportamento non è giustificabile" rispose amareggiato.
"Mi hai fatto molto male Alessandro, lo sai?"
"Lo so Anna. Ho capito quanto tu sia sensibile. E a maggior ragione, sono stato davvero stupido".
"Mi hai ignorato, come se davanti a te avessi un fantasma. Ho provato a spiegarti, a richiamarti, ma eri indifferente. E ora dovrei perdonarti subito? come se non fosse successo nulla?".
"No Anna, non ti chiedo di perdonarmi. Ma venire qui per scusarmi era il minimo che potessi fare. Sono stato male pensando a quanto possa averti fatto soffrire. Tu eri stata così carina a venire alla partita. È vero, ero arrabbiato per il rigore sbagliato. Ero demoralizzato perché avevo sognato di esordire con un goal. E invece quel sogno è diventato un incubo con quell'errore dal dischetto. Ma una volta arrivato a casa, mi sono reso conto di aver sbagliato tutto. Lì, c'eravate tu e Martina. Avrei potuto parlare con te, ascoltarti e magari farci anche due risate tutti assieme. Mi avrebbero aiutato a tirarmi su il morale. E sarei stato meglio! E invece cosa ho fatto io? Ho peggiorato solo le cose. E oltre alla rabbia e alla desolazione ho iniziato a provare tanta tristezza, sapendo di averti fatto soffrire."
Quelle parole, anche se non diedi a vedere, m'intenerirono.
"Quando io sono arrabbiata, sai che faccio? Aspetto a rispondere o a fare qualcosa. Mi dico calma Anna, calma! Però sai una cosa? Non sempre ci riesco. Sabato, quando Asia mi ha provocato, ero furiosa! Non ci ho pensato un attimo a lanciarle il gelato e a scatenare l'inferno!"
Alessandro sorrise.
Feci silenzio e pensai un attimo. D'altronde anche io avevo sbagliato. Che c'è di male nello sbagliare? Non siamo forse esseri umani? Tutti possiamo fare degli errori. L'errore più grande sarebbe quello di non chiedere scusa, dopo essersi accorti di aver ferito qualcuno. Ma lui era lì, davanti a me. Era venuto apposta quella mattina, per parlare con me. Un po' come io avevo fatto con lui alla partita.
"Scuse accettate" gli dissi sorridendo.
Alessandro mi guardò, con quegli occhi così belli che mi paralizzavano.
Poi sorrise anche lui e per un attimo rimanemmo in silenzio.
"Posso abbracciarti?" mi chiese, in un modo così naturale e sincero.
A quella domanda, il mio cuore iniziò a scompigliarsi e fui colta da un senso di agitazione.
"Sì" risposi io, mentre mi sentivo inerme, senza ormai più difese.
Alessandro mi strinse forte a lui.
Io feci altrettanto. I nostri corpi si toccavano, erano uniti, chiusi in un abbraccio tenero e intenso allo stesso tempo.
I nostri visi si toccavano e, senza volerlo, la mia bocca cadde sulla sua guancia.
Un fremito mi colse inaspettato, nella confusione più totale del mio stato d'animo.
Panico.
Brividi.
In quel momento avrei voluto che il tempo si fosse fermato. Mi accorsi di amare quella sensazione. Per me non serviva alcuna parola, il linguaggio del corpo è universale. I pensieri correvano nella mia testa: Che penserà lui? Starà così bene come sto io? Oddio, vorrei baciarlo sulle labbra. No, non posso. È troppo presto. O forse no.
Il mondo, in quel momento, mi sembrava essere scomparso. C'eravamo solo io e lui. Chiusi in un abbraccio indimenticabile. Il sole illuminava il suo volto, lui illuminava la mia anima.
C'era qualcosa di magico nell'aria. "Non posso stare senza di te" – pensavo – "Non saprei cosa fare senza di te" diceva la mia testa.
Era chiaro, lo amavo. E tanto.
"Grazie Anna, ti voglio bene" mi disse, rimanendo ancora abbracciato a me.
Non sapevo cosa provasse. Cosa ero io per lui? Un'amica? O qualcosa di più? cosa eravamo noi in quel momento? Avrei voluto svelargli i miei sentimenti, ma non era facile.
L 'amore è semplice ma spiegarlo è così complicato.

STAI LEGGENDO
Endless Rain
RomanceE' più potente il Destino o l'Amore? Nel momento più bello della sua vita, proprio quando si era innamorata follemente di un nuovo ragazzo appena trasferitosi, un tragico incidente sgretolò tutti i sogni di Anna. Nessuno la vedeva, nessuno la senti...