Capitolo 35

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Il pomeriggio stesso, vidi Alessandro, seduto su una panchina del parco.

Era pensieroso e il suo sguardo era rivolto a terra.

Il suo mondo interiore, da quando era arrivata Gloria, sembrava essersi incrinato.

Nella sua testa scorrevano i ricordi di lei, i momenti passati con me e mille domande alle quali non sapeva rispondere.

Ma c'era un grande problema: mentre la sua ex poteva vederlo e parlarci, il mio corpo era sdraiato immobile sul letto di un ospedale, senza possibilità di muoversi, sentire e parlare.

Poco dopo passò di lì Marco.

"La stai aspettando?" gli chiese.

"Sì" rispose lui.

"Che intenzioni hai?" Domandò Marco.

"Non lo so ancora, è difficile." Disse Ale.

Che continuò: "Sai, quando sono venuto qui alla Baia, mi ero sentito sollevato. Gloria mia aveva lasciato e per me il trasferimento era l'opportunità per un nuovo inizio. Ma era innegabile che il fardello di una storia importante e finita male, pesava ancora sulle mie spalle. Poi però, quella mattina a scuola, ho visto Anna."

"E a quel punto?" chiese Marco

E Alessandro: "A quel punto mi sono sentito leggero. La sua naturalezza, i modi di fare semplici e sinceri, la sua comprensione. Lei sapeva capirmi... e mi faceva stare bene. E poi la sua ingenuità, la sua sbadataggine, le sue distrazioni... Sarà, ma mi sembravano meravigliosi anche i suoi difetti! Erano ciò che la rendeva unica."

Marco sorrise amaramente. E disse: "Ma tu sai che Anna non tornerà".

"È questo quello che mi fa male. È questo quello che mi fa pensare" rispose Ale. Che proseguì: "I ricordi belli della mia storia con Gloria si stanno riaffacciando nella mia mente. Da quando lei è qui, il suo profumo, la sua voce e il suo sguardo stanno risvegliando i miei sentimenti. Se ci fosse stata Anna, non sarebbe successo. Ma Anna non c'è."

Fu proprio in quell'attimo, che Gloria arrivò.

Era perfetta, da capo a piedi. Il suo vestitino color avana si sposava con la sua pelle abbronzata.

Aveva una borsetta di tendenza a tracolla e i suoi capelli mossi erano messi in piega così bene. E sul viso, quel trucco impeccabile che copriva il rossore dello schiaffo ricevuto.

Ma tutto questo era solo mirabile apparenza. E cos'è l'apparenza se manca di sostanza?

Le si mise seduta accanto, con quel suo bel sorriso da copertina.

Intanto Marco salutò e se ne andò

"Come stai?" Chiese lei ad Ale.

"Bene" fu la risposta di circostanza di lui.

"Sapessi che mi è successo stamattina!" iniziò lei, per rompere il ghiaccio.

Alessandro la guardò incuriosita.

E Gloria raccontò: "Due vipere di nome Martina e Micol, stamattina hanno rubato al mare la t-shirt di Jenny. Poi ci hanno aggredite a parole e con le mani! Sono delle pazze!"

Ale rimase sbigottito sul momento.

Poi disse: "Martina? Micol? Ma no! Non è possibile! Le conosco bene, vengono in classe con me e sono amiche di Anna!"

Gloria rimase spiazzata dalla risposta ma soprattutto turbata dal mio nome.

"Finisce sempre questa Anna nei tuoi discorsi" disse lei con l'amaro in bocca.

Poi, allungò la mano e strinse a sé quella di Alessandro.

Come ci sapeva fare.

Gli disse: "Ale, volevo chiederti scusa. Sono stata egoista. E ho capito i miei errori. Sto già cambiando il mio modo di fare, per essere più disponibile e comprensiva verso gli altri. Ti prometto che cambierò, lo farò sia per te che per me. Ma diamoci una seconda possibilità, non lasciamo che una sciocchezza ponga fine alla nostra storia"

Alessandro la guardò negli occhi. Voleva capire se quelle parole venissero spontanee dal cuore o se fossero un teatrino già scritto.

Lei a quel punto gli si accostò più vicino e lo abbracciò. E col suo viso che sfiorava quello di lui, gli disse: "Alessandro, ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Ti ricordi il nostro primo bacio? È stato come vivere un sogno. Facciamo che quel sogno continui..."

Dagli occhi di Alessandro uscirono allora due lacrime, che gli rigarono il volto.

I ricordi a volte sono come pugnali.

Tornano a galla nella testa, poi scendono nelle profondità dell'anima e la frantumano in mille pezzi.

A quel punto vanno verso il cuore e lo pugnalano. Lo tormentano, lo straziano e lo lacerano. E fanno male, terribilmente male.

Alessandro si mise le mani sul viso, per coprire le lacrime che stavano scendendo.

Era confuso, soffriva, stava male.

Cercò rifugio in Gloria.

Anche lui l'abbracciò. Le disse: "Dammi un giorno di tempo, solo uno. Domani sera ti farò sapere se torneremo insieme."

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