Ero lì, ferma guardarlo.
Lui camminava a passo svelto e a testa bassa, con la tuta della squadra e quel pesante borsone appoggiato sulle spalle.
I capelli li aveva ancora umidi: forse non si era accorto, o forse non aveva avuto voglia di asciugarli.
Mi spostai di lato, per non intralciare gli altri ragazzi che stavano andando verso il bus.
Alessandro, con la mano, si portò indietro i capelli che gli cadevano sulla fronte.
In quel momento alzò lo sguardo e mi vide.
Non era ancora vicino a me, ma passo dopo passo si stava avvicinando.
Quando mi arrivò quasi davanti, gli sorrisi e lo salutai: "Ciao Ale!"
In quel momento però, rimasi impietrita.
Lui mi aveva guardato con la coda dell'occhio, con uno sguardo di ghiaccio, senza dire una parola.
Mi era passato davanti e aveva proseguito.
Non potevo crederci e non volevo crederci. Mi aveva completamente ignorato, senza neanche salutarmi.
Se c'era una cosa, che proprio non sopportavo delle persone, era l'indifferenza.
Sarebbe stata meglio una parolaccia, un litigio o un gestaccio.
Ma l'indifferenza proprio mi uccideva.
Strinsi forte i pugni per reprimere la rabbia che mi stava infuocando dentro.
Poi lo chiamai: "Alessandro!"
In quel momento lui si voltò ed esclamò: "Devo andare. Grazie per essere venuta a vedere la partita".
"Non ero qui per la partita." – gli risposi. "Ero qui per te!"
Quelle parole venivano dal mio cuore.
Ma non accettavo di essere trattata così, come se non fossi nessuno.
Gli corsi accanto e mi misi di fronte a lui.
"Volevo solo parlarti, volevo solo spiegarti" gli dissi.
Mi fissò con i suoi occhi profondi, poi con i denti si morse il labbro inferiore.
"Non è il momento, Anna" mi rispose.
Mi poggiò la mano sulla spalla, in segno di saluto.
Poi si voltò e si avviò verso il pullman della squadra.
Mi aveva ferito. Profondamente.
Fino al giorno prima conoscevo un ragazzo solare, con il sorriso stampato sul viso.
Ora mi trovavo davanti una persona che non riconoscevo, quasi fosse uno sconosciuto.
Il giorno prima avevo sbagliato, lo ammetto, ma le circostanze erano state bizzarre e tutto ciò che era successo era stato spontaneo e istintivo. Pensavo di essere stata carina ad andare alla partita, a tifare la squadra e a salutarlo. Lo avevo fatto per lui. La sua reazione mi aveva fatto male.
Mentre stava salendo gli scalini del pullman, pensai a voce alta: "Non me lo merito!".
Lui si accorse.Poi, con il volto rigato da due lacrime, mi voltai e me ne andai.
Il pomeriggio, Martina e Micol passarono a casa a chiamarmi per uscire.
Non avevo voglia, avrei voluto stare rintanata tutto il giorno nella mia camera.
Ma loro mi presero a forza e dopo aver messo le scarpe, mi sbatterono letteralmente fuori di casa.
Lo stavano facendo per il mio bene, volevano che mi svagassi e che dimenticassi quel brutto episodio.
Andammo al parco che si trovava al centro del paese, dove alcuni bambini si divertivano ad andare sull'altalena mentre altri si buttavano come pazzi dallo scivolo.
Ci sedemmo sul muretto basso che recintava il parco e Martina ci disse: "Siete pronte alla festa del patrono?"
Era la festa in onore di San Giovanni, il Santo protettore del nostro paese, che sarebbe caduta il martedì della settimana entrante.
Il comune organizzava sempre qualcosa di carino: per l'occasione era arrivato il Luna Park e le strade cittadine si sarebbero riempite di bancarelle di tutti i tipi.
Amavo tanto questa ricorrenza ma quel pomeriggio non c'era cosa che riuscisse a farmi tornare il sorriso.
Micol, alla quale Martina aveva raccontato tutto, mi guardò e poi mi chiese: "Anna come stai? Possiamo fare qualcosa per te?"
A differenza di Marty, lei era sempre molto delicata e gentile nei miei confronti.
"Sono solo un po' giù, ma presto mi passerà. Comunque grazie!" – Le risposi io, accennando un sorriso.
Martina, che era il contrario della delicatezza, se ne uscì così: "Alessandro ti ha fatto star male. Domani lo prendo e lo affogo nel mare!"
Non ci avrei mai creduto, ma la sua brutalità mi fece ridere.
Poi, facendosi più seria, continuò: "È che non voglio che tu soffra. Voglio dire, sono rimasta di merda io nel vedere come si è comportato. Magari tu vuoi continuare a frequentarlo perché ti piace, ma alla fine, non è che anziché star bene, ti trovi a star male?"
Marty non aveva tutti i torti. Ci pensai.
"Ma quindi non vale la pena rischiare secondo te?" le chiesi, mentre mi tormentavo dentro.
"Per me" proseguì lei "più lo frequenti e più ti ci attacchi. Quindi devi capire fino a che punto spingerti. Altrimenti, è un po' come finire sulle sabbie mobili. Più tenti di uscirne e più ne vieni risucchiata dentro."
"Oh mamma, sto andando in confusione!" esclamai io, sempre più disorientata.
Evidentemente, una parte di me era stata ferita nell'orgoglio da come Alessandro mi aveva ignorata.
Dall'altra però, c'era questo maledetto cuore che batteva sempre di più, ogni volta che lui si avvicinava a me.
Iniziavo a grattarmi le unghie dal nervoso, ma forse, affrontare l'argomento, era un modo per sfogarsi e cercare di fare chiarezza nella mia testa.
A quel punto, Micol mi fece una domanda che mi spiazzò: "ma tu Anna, cosa provi realmente per lui?"
Su due piedi, non sapevo che rispondere.
Ma effettivamente, cosa provavo davvero io per Alessandro?
Era una domanda che non mi ero mai fatta, ma mi aveva fatto pensare.
Non ci avevo mai riflettuto se fosse una cotta passeggera o magari il semplice affetto per un ragazzo che si era inaspettatamente aperto nei miei confronti.
Ma poi c'era un altro quesito che mi spaventava ancora di più: cos'era il sentimento che provavo per lui?
Mi voltai verso le mie amiche e gli domandai: "Ma come si fa a distinguere una cotta passeggera dal vero amore?"
Martina rimase sbigottita e mi rispose: "Ma come ti vengono in mente certe domande?!" Poi guardò per aria e si fece il segno della croce.
Micol invece ci pensò su, poi mi disse: "credo che dipenda da cosa faresti tu per lui."
Poi proseguì: "Se hai una cotta, un ragazzo ti piace ma sei ancora in grado di usare la testa."
"Se invece fosse Amore?" le domandai io.
"In quel caso" mi rispose Micol – "allora comanda il cuore e per lui... potresti fare pazzie!".
Se fosse stata cotta o se fosse stato amore, l'avrei scoperto il giorno dopo.

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Endless Rain
Storie d'amoreE' più potente il Destino o l'Amore? Nel momento più bello della sua vita, proprio quando si era innamorata follemente di un nuovo ragazzo appena trasferitosi, un tragico incidente sgretolò tutti i sogni di Anna. Nessuno la vedeva, nessuno la senti...