Capitolo 7

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M'incamminai per il lungomare, in direzione della scogliera.

"Sai" mi disse lui "sono capitato davvero in un bel posto. Tu sei fortunata ad essere nata qui. Poter vedere il mare ogni volta è davvero bello."

"In realtà, io il mare lo vedo tutti i giorni, per me è una cosa normale" risposi senza pensarci troppo.

Alessandro, sorridendo, mi disse: "Allora non ti rendi conto di quanto tu sia fortunata".

"E perché?" Chiesi io, un po' spiazzata da quella risposta.

"A volte abbiamo delle cose meravigliose accanto, ma siccome ci sembrano normali, non ce ne accorgiamo" rispose lui, mentre sembrava godersi la brezza primaverile.

Sinceramente non stavo capendo appieno il senso del discorso. La mia era stata una semplice constatazione. "Che vuoi dire nello specifico?" gli chiesi io.

"Semplicemente che la normalità non è scontata. E che a volte ci rendiamo conto dell'importanza delle cose solo quando stiamo per perderle!"

In quel momento, la suoneria del mio cellulare interruppe la nostra conversazione.

"Scusami, è mia madre..." gli dissi.

"Pronto mamma! Sì, sì! Tutto bene! Tranquilla! Ok, Ok! Ciao a dopo!"

Mi accorsi che Alessandro, mentre ero al telefono con mia mamma, era rimasto fermo ad osservarmi. I suoi occhi si erano fatti malinconici, mentre le sue labbra accennavano un timido ma dolce sorriso.

"Mia mamma è molto apprensiva, mi chiama spesso, a volte anche troppo! Forse pensa ancora che abbia dieci anni!" dissi ridendo io.

E lui: "Beh, se ti chiama vuol dire che ti pensa, e se ti pensa significa che ti vuol bene!"

A pensarci, non aveva mica tutti i torti.

"E tua mamma com'è? Ti assilla come la mia?" domandai scherzosamente.

In un attimo, vidi il suo viso cambiare espressione. Sembrava che il suo sguardo si fosse perso nel vuoto, e la luce che aveva negli occhi, si perse nei suoi pensieri.

"È una brava mamma" si limitò a dire, come se volesse cambiare discorso.

Era strano quel suo comportamento, ma senza rifletterci troppo, lo incalzai un po': "Dai, parlami di lei. Si è trasferita con te alla Baia? Oppure è ancora al suo paese?"

In quell'istante, un velo di tristezza accarezzò lo sguardo di Alessandro.

"Mia mamma è qui" mi disse, battendo la mano in direzione del proprio cuore.

In quell'attimo, mi sentii una stupida. Mi sentii infantile e priva di tatto.

Avrei dovuto capirlo sin da subito, semplicemente guardando l'espressione del suo viso.

Sua madre era morta.

E invece avevo fatto domande su domande. Ero stata davvero ingenua e senza volerlo, avevo ferito la parte più intima di un ragazzo che conoscevo a malapena.

Mi sentii in colpa, avevo paura che potesse giudicarmi. I miei occhi diventarono lucidi.

"Sono stata una stupida, ho sbagliato tutto, perdonami" gli sussurrai, mentre una lacrima scese sul mio viso.

"Anna, non c'è nulla di sbagliato in quello che hai detto" mi disse lui.

"Sì invece, ho sbagliato, non so che idea tu ti sia fatto di me"

Alessandro, portando la mano verso il mio viso, carezzò la lacrima asciugandola.

"Gli errori non definiscono chi siamo." Mi rispose con delicatezza.

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