Capitolo 40

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Avevo riabbracciato la vita e ogni piccolo gesto, ogni piccolo particolare, risvegliava in me un'emozione di gioia.

Ricordavo ancora le parole di Alessandro, di quando uscimmo insieme la prima volta.

"A volte abbiamo delle cose meravigliose accanto, ma siccome ci sembrano normali, non ce ne accorgiamo".

Quanto aveva ragione.

Il bacio del mio papà, un abbraccio di mia mamma, una carezza dei nonni... non erano affatto scontati ma erano un meraviglioso gesto d'amore.

E il sole che brilla, i fiori che sbocciano, un'alba sul mare... sono miracoli di cui possiamo godere solo perché siamo vivi.

Avevo conosciuto la fragilità della vita, la sua imprevedibilità e avevo imparato a gustarmi ogni piccolo dettaglio.

C'era solo una cosa che mi mancava: sapere dove fosse Alessandro.

Lo avevo chiamato al cellulare nei giorni seguenti ma era sempre spento.

In paese non c'era e sembrava come scomparso.

Dov'era mai finito? Perché si era allontanato?

In cuor mio temevo che gli fosse successo qualcosa, ma non volevo pensare al peggio.

L'ultima volta che lo avevo visto, era stato allontanato dai medici, durante la mia ultima crisi cardio-respiratoria. Convinto che per me fosse finita, aveva lasciato l'ospedale disperato e nel panico, pervaso solamente dal dolore provato nel vedere spegnermi.

Ma io, invece, la notte stessa ero rinata.

Immersa in questi pensieri, sobbalzai quando il mio telefonino squillò.

Era nuovo ed era un regalo di mamma e papà. Aveva una suoneria diversa dal precedente, che era andato distrutto nell'incidente.

Lo presi in mano. Era Martina.

"Amore!" mi disse "passo da te e andiamo da Marco".

"Sa qualcosa di Alessandro?" chiesi io un po' agitata.

"Sì, ma vuole parlarti di persona." mi rispose.

C'incontrammo dopo mezz'ora in piazzetta, che distava pochi passi da casa mia.

Marty era passata a casa e mi aveva accompagnato, visto che ancora ero un po' deboluccia e, a volte, avevo bisogno di un sostegno.

Quando arrivai, trovai una sorpresa meravigliosa: Marco era mano nella mano con Micol!

Quanto erano belli insieme!

Vederli così mi riempiva il cuore di gioia, ero troppo felice per loro!

"Sorpresa!" mi dissero in coro.

"Ma state insieme!? Com'è successo?" domandai facendo la finta tonta.

Sapevo già tutto, ma se gli avessi detto che la mia anima era accanto a loro durante la festa, avrebbero pensato che fossi diventata pazza!

Erano innamorati, si vedeva dai loro occhi e dal loro sorriso.

Li abbracciai, mentre loro mi raccontavano di com'era successo, del loro primo bacio e di quanto stessero bene assieme.

Poi Marco mi domandò: "Volevi sapere di Alessandro, vero?"

Accennai un timido "Sì" con la testa.

Poi gli dissi: "Ho provato a telefonargli più volte, ma il suo cellulare è sempre spento."

Fu a quel punto che lui si mise la mano in tasca. Poi mi guardò dritto negli occhi e tirò fuori un telefonino frantumato sul display.

Oddio, era il cellulare di Alessandro!

"Perché lo hai tu?!" gli domandai sconcertata.

"Siediti che ti spiego tutto" mi rispose pacato.

E così, Marco iniziò a raccontarmi: Quella sera, di ritorno dall'ospedale, Alessandro suonò al citofono di casa mia. Scesi e lo trovai sulla porta, con le lacrime agli occhi.

"Me ne vado Marco, sono passato per salutarti." mi disse.

"Ma che è successo Ale?" gli domandai preoccupato.

"È finita" mi rispose. "Ho sperato fino all'ultimo in un minimo cenno di Anna. E invece..."

"E invece?" chiesi io spaventato.

Lui mi rispose: "Anna non si riprenderà mai più. Questa sera, proprio mentre ero lì, ha avuto una crisi cardiaca. Marco, lei... stava morendo! Ho bisogno di stare solo, di allontanarmi da questo posto dove tutto mi ricorda di lei. Tornerò a casa mia, da dove sono venuto. Partirò stasera stessa"

"Sei sicuro, Ale?" gli domandai io.

"Sì, Marco. Voglio cancellare il dolore che ho vissuto nel rivederla sul letto dell'ospedale. Porterò con me solo i giorni felici che ho passato con lei, quando stava bene.

A quel punto mi abbracciò forte.

Mentre se ne stava andando, gli arrivò un messaggio sul cellulare.

Sul display era apparso un nome: Gloria.

Ma non aprì il messaggio sul momento.

Infilò il telefonino sulla tasca della felpa, salì in moto e mi salutò con la mano.

Poi partì.

La mattina seguente, mi alzai presto per andare a correre.

A circa un paio di chilometri da casa mia, vidi a bordo strada un cellulare spaccato. Era quello di Alessandro. Doveva essergli scivolato mentre era in moto...

Qui si concluse il racconto di Marco. Non mi aveva dato le risposte che cercavo, ma forse era un punto di partenza.

"Ma dove abitava Alessandro prima di venire qui?" gli chiesi.

"Non lo so proprio" mi rispose lui.

Lo avrei cercato in lungo e in largo, ma senza alcuna informazione non sarebbe stato per niente facile.

Pensai e ripensai, poi ebbi un'idea.

"Ragazzi" dissi "Ale abitava nello stesso paese di Gloria! Proviamo a chiederle dove abita e così sapremo dove si trova lui!"

Credevo di aver trovato una soluzione, ma gli sguardi desolati dei miei amici mi avevano lasciato perplessa.

"Mi dispiace Anna" mi rispose Marty "ma Gloria ha già lasciato la Baia ed è tornata a casa".

Un po' scoraggiata, feci un sospiro di sconforto.

Certo che il destino, a volte, è incredibile.

Alessandro pensava che per me fosse finita. Mentre io era viva. Ma lui non lo sapeva.

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