Capitolo 32

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La domenica mi presentai allo stadio.

Alessandro e la sua squadra disputavano la finale della Coppa interregionale.

Lo avrei potuto vedere e ascoltare, per capire come stavano le cose con la sua ex.

Ma prima, avrei potuto godermi quella partita, fare il tifo per lui e sperare di vederlo alzare il Trofeo.

Sugli spalti vidi Martina e, assieme a lei Micol.

Miky era buonina e calmina.

Diceva da sempre di odiare il calcio ma, evidentemente, la cotta per Marco le aveva fatto cambiare idea!

Vicino a lei si trovava Marty che, con il suo impeto, faceva tremare le gradinate.

C'erano anche gli altri ragazzi della classe a fare il tifo.

Era bello vederli tutti lì!

Poi però, più distante, l'occhio mi cadde su di lei.

Bella, raggiante e perfetta. Anche Gloria era lì.

"Calma Anna! Calma Anna!" dissi tra me e me.

Vicino a lei, c'erano un ragazzo e una ragazza. Supposi fossero due suoi amici.

Nel mentre, l'arbitro fischiò l'inizio della partita.

Il team della Baia partì subito all'attacco ma la difesa dell'altra squadra era tosta e molto irruenta.

Purtroppo, dopo venti minuti, gli avversari passarono in vantaggio con un tiro da fuori area.

"No! Non ci voleva!" pensai.

Nel mentre, vidi Martina urlare al cugino: "Marcooo! Se perdete ti rapisco Micol e non la vedi più!"

Lui le fece un cenno con la mano come a dire: "Ma che vuoi?"

Micol cercò di zittire e calmare Marty, ma lei, anziché tranquillizzarsi, per incalzare la dose, aggiunse: "Ti dovrai accontentare degli schiaffi di Rebecca!"

Marco diventò rosso, ma non credo per l'imbarazzo. Penso piuttosto fosse la sua rabbia repressa.

In quel momento, mentre gli avversari esultavano, urlò ai suoi compagni: "Ragazzi, siamo più forti! Avanti tutta e vinceremo!!!"

L'azione seguente della Baia fu travolgente: Andrea lanciò la palla ad Alessandro che dribblò due avversari e andò verso il fondo del campo. Da lì fece un cross al centro dell'area.

Marco, che si era spinto in avanti, saltò altissimo e colpì violentemente la palla di testa!

Goal! Avevamo pareggiato!!!

Marco abbracciò Ale per l'assist, poi andò verso Miky e, con la mano, gli fece il segno del cuore!

"Ma che carino!" pensai.

Peccato che un attimo dopo, si rivolse a Marty, facendogli ancora... il dito medio!

Come distruggere un momento romantico in un attimo!

Nel secondo tempo, si ripartì dal risultato di uno a uno.

La partita era davvero combattuta, con occasioni pericolose da una parte e dall'altra.

Mi sentivo ansiosa, quasi come la prima volta che ero venuta allo stadio.

Poi, quando mancavano quindici minuti alla fine, la Baia si spinse davanti.

Il centrocampista scartò un avversario e passò il pallone ad Alessandro.

In quell'attimo, Ale stoppò la palla al limite dell'area, alzò lo sguardo verso il portiere, dopodiché lasciò partire un tiro fortissimo!

Rimasi di stucco finché finalmente potei urlare: "Goaalll!"

La palla era finita in rete!

Eravamo in vantaggio: due a uno!

Ero troppo contenta!

Vidi Ale correre e festeggiare, poi si tolse la maglia della squadra.

Sotto, ne aveva un'altra, sulla quale c'era scritto: "Forza Anna!".

Incredibile.

Quel messaggio era per me.

Era così pieno di gioia e di speranza, che quasi mi sembrò di rinascere.

Nonostante la diagnosi dei medici non lasciasse speranza, Ale credeva ancora nella meraviglia della vita.

Era fatto così e io lo amavo per questo.

Mi gustai quel momento, fino alla fine della partita.

I ragazzi erano stati fantastici. La Baia aveva vinto la Coppa.

Quando uscirono dagli spogliatoi, con il trofeo in mano, erano allegri e soddisfatti.

I sacrifici erano stati ripagati.

Li vidi passare uno a uno, poi, arrivò Alessandro.

Aveva i capelli ancora umidi, il sorriso sulle labbra e quegli occhi che brillavano di gioia e di speranza.

Mamma quant'era bello!

Ero così felice, fino a quando vidi Gloria, che era scesa ed era poco distante da lui.

Ricordai la prima partita dov'ero andata a vederlo.

Quella volta c'ero io, lì, ad aspettarlo.

Questa volta invece, al mio posto c'era lei.

"Chi è Anna?" esordì Gloria, senza neanche dirgli "ciao".

"Un'amica che ha avuto un grave incidente" rispose lui.

Gloria alzò le sopracciglia, poi disse: "Ale, volevo parlarti di noi."

"Dimmi pure" rispose.

Lei: "Ho ripensato alla nostra storia. A quanti momenti meravigliosi abbiamo passato insieme. È vero, abbiamo fatto degli errori. Ma l'errore più grande è stato quello di lasciarci, senza darci una seconda possibilità"

Ale, a quel punto le ricordò: "Ma sei stata tu a lasciarmi."

Lei annuì, poi continuò: "Lo so. Ma il primo a lasciarmi in realtà sei stato tu."

"In che senso?" domandò confuso Alessandro.

"Quella sera" spiegò Gloria - "dopo il diverbio con Cristian, mi lasciasti lì, sola. Non è anche questo un modo per dire Ti lascio a una persona? "

Rimasi spiazzata di come lei riuscisse a rigirare le carte in tavola. Era riuscita a capovolgere la situazione, spogliandosi di ogni responsabilità e facendo cadere le colpe su di lui.

Poi Gloria proseguì: "Sai, per me fu doloroso essere trattata in quel modo. Ma credo che fare degli errori sia normale. Siamo umani, no? Ma possiamo riparare e ricominciare da zero"

Alessandro aveva la testa bassa ed era pensieroso.

Sembrava volesse evitare di guardarla negli occhi, per non cadere nel magnetismo di lei.

Poi però, alzò lo sguardo e le disse: "Senti Gloria, ho bisogno di tempo. Anna, la ragazza di cui ti parlavo prima, è un'amica alla quale voglio un mondo di bene. In questo momento, nella mia testa ho lei".

Intanto, Martina e Micol erano a pochi passi da loro e stavano ascoltando in silenzio tutta la conversazione.

Gloria alzò delicatamente la mano, accarezzando il viso di Alessandro.

"Ti capisco" gli disse.

Poi proseguì: "Prenditi il tuo tempo. Io ci sarò e potrò darti conforto. Passerò qui due settimane di vacanza. Io, la mia amica Jenny e mio fratello, abbiamo preso in affitto un appartamento per due settimane. Intanto, vediamoci domani pomeriggio alle quattro alla Gelateria della piazza, così mi racconterai meglio".

Poi Gloria gli si avvicinò, fissandolo negli occhi. Baciò l'indice della sua mano e lo appoggiò sul naso di Alessandro. Poi se ne andò.

Era così spigliata e astuta, da ricordarmi troppo Asia nei modi di fare.

"Non ne bastava una" -pensai - "ora ne ho addirittura due."

Ma ero proprio curiosa di sapere quale sarebbe stata, il pomeriggio seguente, la sua prossima mossa.

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