Capitolo 46

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Affogai due biscotti nella tazza del latte, cercando un po' di piacere nella dolcezza della colazione.

Ma il mio stomaco era ancora in subbuglio per via di quel maledetto sogno, che mi aveva rovinato la nottata e mi aveva lasciato di cattivo umore.

Sarà stata l'ansia o l'agitazione che avevo prima di andare a dormire, ma il mio inconscio mi aveva giocato proprio un brutto scherzo.

"Speriamo non sia un sogno premonitore!" mi ripetevo un po' angosciata.

Iniziai a pensare alle mille possibilità che mi si sarebbero potute presentare.

Forse sarei andata lì e neanche li avrei visti.

O forse avrei potuto riabbracciare finalmente Alessandro.

Se però fosse tornato a stare con Gloria?

Mi resi conto che iniziavo a farmi troppe domande. A volte, i problemi che creava la mia immaginazione, erano assai di più di quelli reali.

Così, mentre Max mangiava i pezzettini di biscotto caduti a terra, io mi alzai dal tavolo, mi lavai la faccia e i denti e mi vestii, per andar a prendere un po' di aria fresca fuori.

Il pomeriggio stesso, sarei andata a Torre Picena, ma non volevo passare l'intera mattinata ad aspettare quel momento, con l'ansia in testa e l'orologio in mano.

Come misi piedi fuori di casa, il cellulare mi squillò.

Era un messaggio di Martina: "vieni a casa mia, sono troppo felice!"

Che mai sarà successo? pensai incuriosita.

Così mi avviai e, lungo il tragitto, incontrai Marco e Miky.

"Anche tu vai da Marty?" mi chiesero sorridenti.

"Eh sì, ma sapete il motivo?" domandai io.

Visto che nessuno di noi sapeva niente, c'incamminammo fino a casa sua, suonando il campanello.

Quando le porte si aprirono, Martina, con un sorriso a trentadue denti, ci abbracciò fortissimo.

Poi, un po' commossa e con gli occhi lucidi, ci fece cenno di entrare.

"Ragazzi" ci disse con voce tremolante "ho di nuovo una famiglia. Mamma e papà sono tornati insieme"

E con gli occhi pieni di lacrime, ci mostrò i suoi genitori, di nuovo abbracciati sotto lo stesso tetto.

"Non immaginate quanto sia contenta" continuava a ripetere. Erano parole così belle, che uscivano dalle sue labbra ma che venivano dal cuore.

In un attimo, mi tornarono in mente le parole di Alessandro, quando mi disse di quanto fosse straordinario avere una famiglia. Dovremmo ricordarcelo sempre, andare dai nostri genitori e abbracciarli ringraziandoli di esserci.

Dopo un momento così intimo, Marty tornò nella sua veste da casinara e aprendo il frigo, urlò: "Ora per festeggiare... tiramisù per tutti!

Oddio, erano le nove e mezza di mattina e questa pazza voleva farci mangiare il tiramisù!

Nonostante tutto, visto che a colazione non avevo praticamente mangiato nulla, non mi dispiacque affatto e ne presi volentieri uno scacchetto.

Anche Miky ne prese un piattino mentre Marco e Martina si spazzarono praticamente una teglia in due!

Prima di andare, Martina mi disse: "Ti ricordi Anna quanto tempo mi hai dedicato quando i miei si erano lasciati? Volevo semplicemente dirti una cosa: Grazie!"

Io la strinsi forte a me, dandole un bacio grande sulla guancia. "Ti voglio bene Marty" le dissi "Io per te ci sarò per sempre".

Ero così contenta nel vedere la mia migliore amica così felice. Se lo meritava tutto.

Salutai tutti, incamminandomi per le stradine della Baia, di ritorno verso casa.

Pensavo a quanto sia strana la vita, a quanti sgambetti possa farci e a quante sorprese possa regalarci.

Proprio in quell'attimo notai, seduta su una panchina sul bordo del viale, Rebecca.

Era sola e la sua faccia triste raccontava tutto.

Di solito era radiosa e perfettina, mentre ora, sembrava appassita come un fiore a corto di sole e di acqua.

Sono sicura che Asia le avesse parlato. E, conoscendola, Asia su certe cose non ci andava leggera.

Rebecca, aveva prima perso Marco. Ora, anche la sua migliore amica.

Ed era rimasta sola, terribilmente sola.

La salutai, ma lei non rispose neanche, persa in chissà quanti pensieri.

La vita le aveva dato una lezione. Ma forse, è proprio tramite le lezioni severe che possiamo capire i nostri sbagli, per evitare di ripeterli.

Proseguii per la mia strada, arrivando a casa. Dopo un pranzo veloce, mi sistemai.

Alle due e trenta, presi il primo autobus per Torre Picena.

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