Suono il clacson stancamente dopo una giornata di lavoro interminabile, fortuna che a casa ho chi mi aspetta.
Guardo il telefono del lavoro appeso al vetro segnalarmi di avere ancora due chiamate senza risposta ed una in entrata.
Sbuffo schiacciando il tastino laterale per oscurare il display, è giovedì sera, sono in giro dalle quattro di questa mattina per la mia azienda, ho guidato, effettuato colloqui, mi sono chiusa in ufficio ed ho lavorato a computer per il tempo rimanente, ora, non me la sento di proseguire a parlare di mansioni.Il mio unico pensiero è quello di arrivare a casa, farmi un bagno caldo, indossare il mio vestito più bello ed andare alla festa di compleanno di mia sorella.
Si ferma poco in città, la vedo raramente perché vive con sua madre in Europa e di norma viene a salutare me e papà solamente in vista di grandi feste.Abbandono il centro, i palazzi si fanno più bassi fino a diventare case indipendenti, il verde diviene frequente trasformandosi in veri e propri giardini curati.
Mi sento tranquilla nella mia zona di confort.
Mi sono permessa una piccola casetta fuori dalle distrazioni della vita mondana per cercare di distaccarmi dal lavoro, per prendermi un cane che possa essere libero di correre e per avere dei vicini con la quale si può parlare.Ovviamente, nessuna di questa cose è avvenuta.
Posseggo una casa di modeste dimensioni in un normalissimo quartiere fuori New York dove la gente predilige farsi gli affari propri e gli animali sono poco frequenti.Per fortuna che in mezzo a tutta l'indifferenza, alla riunione di quartiere, ho incontrato Dough, un ragazzo dalla parlantina sciolta ed il sorriso ammiccante che è il mio compagno da tre anni a questa parte.
Ci siamo conosciuti quando ha fatto le veci della defunta nonna alla riunione e da lì siamo diventati inseparabili al punto di decidere di vivere insieme.
Conviviamo da un anno e mezzo ed è stata dura entrare in condivisione dei miei spazi in casa.Ho preso coscienza del fatto che anche lui avesse una routine, che imparasse a conoscermi e che si interessasse a ciò che mi fa stare bene.
Per più volte sono tornata a casa la sera trovandomi un piatto fumante di cibo saporito davanti al volto, lui dietro ai fornelli sorridente.
Mi ha sostenuta, ha visto il mio lavoro un'opportunità e non un ostacolo come l'hanno sentito tutti i miei ex ragazzi.Sospiro, sono quasi arrivata a casa, così finalmente potrò parlare con lui della mia giornata e chiedergli quanti traslochi ha effettuato essendo il suo lavoro.
Mi fermo al semaforo rosso, respiro l'aria fuori dal finestrino e mi godo per un po' la quiete dopo ore imbottigliata in città.
Che bello è!Un clacson mi fa rizzare sul posto e chiedo scusa al passaggio del solito energumene che mi insulta perché sono una donna al volante che non si è accorta di un verde appena scattato.
Non me ne curo e finalmente la vedo svettare in fondo alla via, legno bianco, veranda con dondolo, viale alberato e irrigatori che stanno compiendo la loro azione quotidiana, la mia casetta.Parcheggio di fronte al garage e mi viene spontaneo guardarci al proprio interno.
Dough non pare essere in casa.
Strano... lo sa che stasera c'è il compleanno di Missy.
Afferro la valigetta e lascio il telefono del lavoro appeso al vetro nonostante stia ancora vibrando e l'ho dovuto staccare per più volte.
«Amore?
Sono a casa.» le luci sono tutte spente, lui non pare esserci.«Amore?
Sono tornata prima, stasera c'è la festa di mia sorella, so che odi il tema rosa... ma compie vent'anni e se la sorella trentenne non si presenta, viene fuori il putiferio... Dough?
Sei a casa amore?» salgo le scale aprendo la porta della camera da letto.Di lui non v'è alcuna traccia, al suo posto, ripiegata su se stessa appoggiata alla lampada del mio comodino, c'è una lettera.
Sorrido d'istinto mentre come una bambina, mi afferro una ciocca di capelli bionda-rossastra, mi ha scritto una lettera, non lo faceva da mesi.Mi siedo sul letto ed afferro il foglio portandomelo al viso, lo annuso cercando di captare il suo profumo ma ne è assente.
Aggrotto le sopracciglia e corrugo la fronte, non è da Dough lasciarmi un biglietto tanto impersonale.Apro quella lettera ripiegata su se stessa per quattro volte e la scorgo.
"Raquel,
Scusami se ho scelto questo metodo, fa poco cavaliere ma lo prediligo al classico messaggio sul telefonino, e poi, al telefono ci stai gran parte della tua giornata, alcuni messaggi nemmeno li scorgi, per quanti te ne arrivano... questo è il metodo più semplice.
Le cose tra di noi non vanno più, non vanno da un pezzo in realtà, il tuo lavoro è una prigione dove il vero carceriere sei tu, non ti rendi conto di cosa e chi sei diventata per creare ciò che stai facendo.
Lanci cosmetici sul mercato, crei dei progetti... all'inizio ti stimavo ma hai perso di vista la cosa che in quel momento doveva essere una tua priorità... io... anzi, noi.
Suona egoistico ora, pensavo di potercela fare ma ho dato anima e corpo per cercare di essere l'uomo giusto per te, ho imparato a cucinare, non ti ho fatto mai mancare nulla, tu, dal canto tuo, mi hai tolto la cosa di cui avevo più bisogno... te e ora sei diventata praticamente un'estranea.
Ho deciso di prendere la mia strada non per pensare, ma per iniziare a vivere.
Sono stato per mesi a sperare che le cose prendessero un'altra piega o che ti accorgessi che non eri presente e mi stavi creando un vuoto, questo ahimé.. non è mai successo... a male nel cuore ti dico che non devi sprecarti di fare niente, i vestiti e tutte le mie cose, le ho portate via tra stamattina ed oggi pomeriggio... ti lascio solo la foto di noi due a Disneyland il primo anno in cui abbiamo deciso di farci una vacanza... quella mi fa male tenerla, preferisco che l'abbia tu.
Non credermi un vigliacco, non voglio guardarti negli occhi perché altrimenti perderei altro tempo a sperare l'impossibile e non me ne sarei andato ritardando ancora l'inevitabile.
Scusami se non ho resistito a tutta questa pressione e mi sono trasformato in uno dei tuoi ex compagni.
Spero che tu possa avere solo il meglio dalla vita.Dough"
Mi viene spontaneo alzarmi dal letto ed aprire la cabina armadio.
Non c'è nemmeno un suo abito o pantalone.
Mi tolgo i tacchi, ho rischiato di prendermi una storta facendo le scale e raggiungo la mansarda dove io stessa ho curato ogni minimo dettaglio per creare il suo spazio, un luogo dove avrebbe potuto rilassarsi e coltivare le sue passioni.
Vuoto anche quello.«Non... mi puoi fare questo...» tra un'ora devo essere al compleanno di mia sorella ed il mio cuore si è appena spezzato.
Succede sempre così... ad ogni evento lieto della mia vita, se ne accosta uno tragico con gli interessi.
Devo farmi forza, Missy è qui ed arriva da molto lontano, la devo accontentare.Entro in doccia, mi stupisce vedere con quanta cura lui abbia tolto tutti i suoi effetti personali e ci abbia messo così poco tempo, chissà da quanti giorni lo pianificava ed io non me ne sono mai accorta.
Mi faccio una rapida doccia ed indosso il vestito rosa che mia sorella mi ha imposto di mettere perché si intona con il mio incarnato e con il colore dei miei capelli.
Esco dalla stanza guardando la foto di noi due a Disneyland... perché la dovrei tenere io?! Per arrabbiarmi ripensando alla mia ennesima relazione finita male?!L'abbasso appoggiandola a faccia in giù sul comò, scendo le scale e rimetto le scarpe coi tacchi, sono scomode quelle di vernice, non le sopporto ma l'ho promesso a Missy...
Entro in auto e quel dannato telefono mi assorda con tanto di almeno venti chiamate senza risposta eccetto che l'ultima perché la sto prendendo.«Raquel? Sono Roy... il tuo progetto è fallito... ho bisogno di vederti domani con la massima urgenza.» ecco gli interessi di cui parlavo prima.
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Favorite ▪️Bill Skarsgård▪️
Teen FictionRaquel Miller è una donna che ha in mano il mondo, travolta dalla sfortuna perde tutto e si deve rimettere in gioco. Il primo passo è cercarsi un lavoro, ella infatti trova un posto come segretaria al fianco di un uomo che è tutto eccetto che monoto...