Botte

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Quel giorno il diario di Christian era già sulla cattedra, ritirato dal professore che l'aveva pescato mentre era intento in scambi di occhiate con Marla. La compagna, infatti, da qualche giorno gli lanciava occhiate ammiccanti.

Ce n'era voluto di tempo, e ancora non era finita, ma le cose sembravano tornare gradualmente alla normalità. Si era accorto che alcune belle ragazze della classe lo cercavano furtivamente con lo sguardo. Alex cominciava a scambiare qualche battuta dopo più di un mese di silenzio e, cosa più importante, Lisa sembrava confermare la sua ipotesi sulla strategia di seduzione. Era questione di poco tempo, ne era certo, forse qualche settimana.

Stava considerando la possibilità di giungere a Lisa tramite la scalata di belle fanciulle della sua cerchia. A cominciare da Marla. Una bella gelosia per iniziare è quel che ci vuole. Poi il collegamento indiretto, infine quello diretto. Si congratulò con se stesso per quel piano fantastico. Anche se il muro di ostilità di Mirko e compagnia pareva indistruttibile, non c'era da preoccuparsi. Doveva solo fare attenzione che non scoprissero il sodalizio clandestino con la sua vicina di casa: lei gli forniva qualche pagina di compiti svolti e lui una fetta di torta. Per questo gli scambi si svolgevano in segreto, prima che iniziasse la scuola.

Era giunto l'intervallo. Stella Maris aveva fabbricato una pallina di carta straccia e si divertiva a correre, zigzagare e arrampicarsi sui banchi giocando con i suoi amici. Sembrava non prestare attenzione alla suola della sua scarpa che penzolava per metà dalla parte superiore.

«Guarda come si divertono a giocare, come i bambini piccoli» commentò Lisa, appoggiata al termosifone con tutto il suo gruppo. Quel giorno erano rimasti in classe, e da tutta la mattina si divertivano più del solito a scimmiottare gli altri, specialmente Stella Maris, vestita da hippy con gli abiti di sua madre. Portava una maglia a maniche larghe ricamata a fiorellini rossi e dei pantaloni sbiaditi a zampa di elefante fermati da un cinturone argentato; una collana etnica ocra e marrone completava il quadro.

Non comprava mai vestiti nuovi, usava quelli dei genitori, perfino dei nonni. Li combinava in maniera da far inorridire qualsiasi ragazzo con un minimo di concezione estetica, oppure tentava con poco successo di mimare uno stile particolare: country, punk, hippy, contadino, primo novecento...

«Ehi Maris, ti cadono le suole!» esclamò Mirko.

Katia sentì Angela agitarsi come una bottiglia sotto pressione, ma Stella si voltò verso Mirko e rispose.

«Sì, hai visto? Ho la prima scarpa parlante!» Sollevò il piede e fece ondeggiare la suola. «Mirko, sei un idiota!»

Le sue amiche ridacchiarono.

«Cos'hai detto?»

«Non sono stata io, è stata la scarpa. Scarpa, ripeti, non abbiamo capito bene. "Mirko, sei un idiota.

In quello stesso istante, Lisa si rivolse a Katia.

«Cosa ridi tu, che non riesci nemmeno a passare gli esercizi nei compiti in classe?»

Katia ammutolì. Le guance s'infiammarono al pensiero del giorno precedente, quando la paura l'aveva bloccata con una pallina di carta tra le dita.

«Come ti permetti di trattarla così?» sbottò Angela. «Non si può neanche ridere, adesso?»

Lisa sgranò gli occhi dal disappunto.

«E tu che cazzo vuoi? Non stavo parlando con te!»

«Ma se ci state sfottendo dalle otto di stamattina! Anche tu Nico! Se non la pianti con quei commenti idioti su di me finirai per prendere un bel calcio in mezzo alle gambe».

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