Una gita nella pioggia

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«Che brutto tempo» osservò Katia, guardando le fronde degli alberi che stormivano.

«Che bel tempo!» la corresse Stella Maris. «Guarda che argento!»

E indicò i contorni argentati delle nubi che brillavano.

«Preferisco il dorato del sole» replicò Katia. Stella la fissò strabiliata.

«Ma brava Katia! Argento delle nuvole e oro del sole... perché non ci ho pensato prima? Devo scriverci una poesia... Tranquilla, la tua frase sarà coperta da copyright. Ehi, hai mai pensato di fare la poetessa?»

«No.»

Stella estrasse il suo block-notes spiegazzato da un marsupio fatto di pezze cucite e si mise a scribacchiare con foga. Poi scrutò il cielo, meditabonda.

«Speriamo che piova. È da un mese che non lo fa, lo sapete?» Agli altri non importava un bel niente. «Dev'essere che Dio ha un po' di ritenzione idrica, di questi tempi» continuò. «Lo sapete, vero, che la pioggia è la pipì di Dio?»

«Stella!» sibilò Katia.

«Non c'è niente di male! Lo fanno tutti! Se Dio ha creato gli uomini a sua immagine nessuno dovrebbe vergognarsi per i propri bisogni terreni. E vi svelo un'altra cosa interessante. Sapete che cosa sono i lampi? »

«Veramente non ci interessa...»

«È Gesù che ci fotografa. Altrimenti come fanno a tenerci d'occhio, secondo voi? E infine ho uno scoop sensazionale! Ho capito finalmente cosa sono i tuoni!»

«Stella, no, ti prego!»

Angela si coprì le orecchie.

«È qualche angelo con il meteorismo! Secondo voi perché durante i temporali soffia un vento talmente forte da sradicare gli alberi?»

«Gesù, aiutaci tu» mormorò Katia sull'orlo dell'esasperazione.

«Devi aspettare che ti fotografi. Per questo le preghiere della gente restano inascoltate: le rivolgono sempre nei momenti sbagliati, quando Gesù è impegnato in qualcos'altro! Chissà cosa, eh eh...»

E mentre le altre si lanciavano occhiate allibite, alzò lo sguardo al cielo.

«Ieri ho provato la danza della pioggia, speriamo di averla fatta giusta. La danza della pioggia è come un drenante, per Dio. Come faceva?» E si concentrò per ricordare i passi. «Così... no, forse era cosà... più lungo il passo, forse...»

«Ti prego, non fare piovere proprio questo pomeriggio, devo uscire con il mio ragazzo!» la prese in giro Angela.

«Ma è così romantico camminare abbracciati sotto l'ombrello!» replicò Stella, proprio mentre un piccolo autobus piombava nel cortile della scuola.

Tutti lo assalirono, cercando i posti migliori. Per una tacita costituzione, i posti dietro toccavano ai più belli ed estroversi, quelli che detenevano il potere. Christian però riuscì a finire tra di loro, come se avesse il biglietto automatico per saltare a piè pari tutti i livelli fino a quello in vetta alla classifica. Con nonchalance s'infilò tra due ragazzi, sgattaiolò davanti ad Alex e si trovò di fronte al sedile vuoto accanto a quello di Lisa. Si guardò attorno con finta incertezza, come fosse capitato lì per caso, poi finse di non avere altra scelta. Sondò il terreno per afferrare eventuali espressioni maliziose celate dietro a sguardi o sorrisi, ma non intravide nulla di strano. Era una cosa perfettamente normale. Tutti quelli che avevano stile potevano farlo, e lui aveva stile. Lo stile della noncuranza, dell'intraprendenza, del silenzio superiore e delle parole dette al momento giusto e col giusto peso...

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora