Indagini in ospedale

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«Monica, sei un dio! Mi haiproprio lasciato a bocca aperta, sei cambiata!» sbraitava Stella. Siera quasi dimenticata del trauma cranico che aveva scampato su quelbalcone. L'interessata fece gesti evasivi.

«Tu invece l'hairischiata bella» disse Laura.

Christian non riusciva asmettere di sghignazzare. Non poteva credere di aver assistito a unsimile spettacolo.

«È incredibile. Certo chequella è proprio una cazzona. Però, che peccato che ti abbiamancato...» E si mise a ridere da solo.

«Cazzona» ripeté Diana,affascinata da quel nuovo termine.

Stella non rispose edesaminò il diario. Il segnalibro era fermo a qualche pagina dopol'inizio: evidentemente, con la vista che languiva, la vecchia nonaveva potuto leggere molto.

«Comunque ha capito che sitratta di qualcosa di particolare e non di un libro d'antiquariato,come ho fatto credere a tutti. Vorrà rientrarne in possesso».

«Non credo» disse Laura.«Tua nonna ha sbraitato davanti alla sua porta per un quarto d'orae la signora Vierne è rimasta scioccata... Mi sa che la vecchiapasserà il resto dei suoi giorni a meditare su quello che ha fatto».

«Sì, può essere» ammiseStella. «Ma non la conoscete bene. Meglio stare all'erta enascondere sempre il diario».

«A casa tua, immagino...»disse Laura maliziosamente.

«E dove trovi posto piùsicuro?»


"Reparto cardiologia".

Le porte sfilavano una peruna sotto lo sguardo indagatore di Stella Maris. L'ospedale era lasua seconda casa: lo conosceva palmo a palmo. Aveva lasciato Yuri incompagnia di zia Anna e, incurante delle sue proteste, era andata afarsi un giro.

Non poteva certo chiedere diun "Felix Senzacognome". Si sarebbero insospettiti, e comunquenon le avrebbero mai concesso informazioni. Il problema erano leporte chiuse: anche se qualcuna ogni tanto veniva aperta in suapresenza e lei vi sbirciava dentro, i tempi d'attesa eranosfiancanti.

«Cerchi qualcuno,ragazzina?»

Stella Maris si voltò ericonobbe l'infermiera: capelli neri corti e grandi occhialirotondi. Lei socchiuse gli occhi, poi si illuminò.

«Ah, ma sei tu! La tipadell'ascensore!»

«Oh...Chi nonmuore si rivede!» La battuta era di cattivo gusto se rapportata alluogo, ma Stella trasudava gioia da tutti i pori. «Sono propriocontenta di vederla! Senta, sto cercando un vecchino che hoconosciuto ieri in corsia, si chiama Felix, ma non so il cognome. Gliavevo promesso che sarei andata a visitarlo, sa... si sente moltosolo...»

«Ma tu che ci vieni a farequi?»

«Miofratello ha perso l'uso delle gambe, deve sottoporsi a molti esami,sa... E io giro per l'ospedale e faccio amicizia con i pazienti. Èun modo per tenersi compagnia...»

"Adessocapisco, questa è la pazza che bazzica per l'ospedale e di cui idottori parlano tanto... Ma sì, quella che ha il fratello in sedia arotelle..." pensò l'infermiera.

«Allora,mi vuole aiutare?» insistette Stella.

«Di cosa soffre il tuovecchino?» sospirò la donna.

«Ha avuto un infartoproprio l'altra sera».

L'infermiera chiamòalcune colleghe, chiedendo di un anziano cardiopatico ricoveratod'urgenza due giorni prima. Poi la voce della donna si fece un lungomormorio incomprensibile che terminò in una risatina. Dopo essersiconsultate, una disse:

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