La caverna nel cielo 1

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E difatti la piccola chiavecombaciava con la serratura, ma non girava. Stella ripulìquest'ultima con la forcina che teneva ancora in tasca, poi infilòdi nuovo la chiave e stavolta, con qualche sforzo, la serraturascattò.


La caverna è alta,lambisce il cielo. Percorri il tunnel tra le stalattiti e troveraisegreti meravigliosi.


Un altro messaggioincomprensibile, su un altro foglio ingiallito in un'altra busta diplastica macchiata. Stella Maris recitò solennemente l'aforisma,tutti tacquero.

Christian scoppiò a ridere,rompendo il silenzio ovattato di quella foresta.

«Che cos'è, una cacciaal tesoro?»

Stella Maris lo fissò, poisi alzò.

«Renditi conto,Christian...» sibilò con enfasi. «Renditi conto di quello chestiamo scoprendo!»

I suoiocchi brillarono in maniera diabolica. Fece una giravolta difelicità, poi acchiappò la fronda di un albero lì vicino e,usandolo a mo' di microfono, iniziò a cantare a squarciagola paroleincomprensibili. Christian si turò le orecchie: oltre che scema erapure stonata.

Uno schiocco improvviso lafece trasalire. Era una finestra che si apriva.

«Stella!»

«Eccomi!»

Stella Maris scivolò tra lepiante che a quell'ora della sera rendevano tutto più spettrale elabirintico, e scomparve dalla vista degli amici. Ormai non si vedevaquasi più nulla.

«Ma che diavolo staifacendo?!»

«Ehm... stavo riscoprendola foresta pluviale».

«Ma quale foresta d'Egitto!Vieni su, è ora di cena».

«Arrivo subito, marmellatadi susine!»

I tre ragazzi se la videropiombare di nuovo tra loro, ansante.

«Questa la nascondo nel miogarage. Voi fatevi venire qualche idea. A domani!»

E si dileguò nel buio.

«Salgo anch'io» disseLaura. «Prima mangio, prima esco».

E con un sorriso ammiccantesi congedò. Calò il silenzio.

«Io vado a scavare la fossaal gatto» disse Monica, inconsapevole dell'ilarità che scatenòtale proposito nel suo interlocutore. Ma la ragazza era seria, cosìChristian si ricompose e domandò.

«A quest'ora?»

«Sì, meglio farlo subito.Tu che fai?»

«Fumo una sigaretta, poitorno in casa».

I duearrancarono verso l'uscita del giardino. Una volta fuori, ilragazzo emise un sospiro di liberazione. Si scrollarono di dosso lerampicanti avviluppate ai vestiti e s'incamminarono.

Ad un tratto, nei pressidella strada, si udì una voce sommessa. I due si voltarono: nellapenombra si distingueva la sagoma di un vecchio, gobbo e di staturaminuta, che avanzava a piccoli passi sul marciapiede con le manidietro la schiena. Ogni tanto puntava il dito davanti a sé, come adammonire qualcuno. Bofonchiava qualcosa, con un tono reso stridulodall'età, ma i ragazzi non riuscivano a intendere cosa dicesse.

«Chi è?» chieseChristian.

«È un anziano un po'matto che passa sempre di qui» spiegò Monica. «Sembra siacentenario, ed è stato visto perfino nei dintorni del condominio. Imiei dicono che tanto tempo fa abitava qui».

«Ce l'ha con qualcuno?»

«No, è solo un po'suonato. Parla al vento di cose che nessuno capisce. Qualcosa che haa che fare con la guerra, con il regime dittatoriale...»

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora