Imboscata

1 0 0
                                    

Il pomeriggio seguente, conun involto sottobraccio, si accinse ad attraversare la strada. Erastato facile ottenere il manoscritto dalla Maris. Seduta nell'erbaa badare al suo canile-gattile, non pareva dare troppo peso allecose. Forse credeva che gli ultimi avvenimenti avessero resoChristian più riflessivo, nonché spiritualmente interessato allatragicità della Storia.

In realtà Stella stavaelaborando l'assenza di Syd, che percepiva in ogni cosa. In un filod'erba, nei petali secchi che piovevano dagli alberi... L'immaginedi quell'omone capelluto dal viso buffo si materializzava ovunque.

Christian attraversava lastrada, e si sentiva in missione.

Tra ammassi di terriccio ecumuli di scarti edilizi, Alex fece un cenno con la mano. Christianaffrettò il passo e si addentrò nel cantiere, sprofondando neidislivelli del terreno. Spiacevoli ricordi lo pungolarono, benché lasua parte più razionale lo rassicurasse che non vi era più alcunpericolo, e che anzi la sua decisione avrebbe scongiurato ben piùcupe eventualità.

«Ehilà, Christian! Vedoche sei riuscito a importi sulla scimmietta!»

Per tutta risposta luisorrise, sollevando il manoscritto con aria trionfale.

Alex osservò il cimelio conimprovvisa attenzione. L'antica copertina doveva aver solleticatouna curiosità che la sola descrizione a parole non era bastata asuscitare. Allungò le mani con sollecitudine per afferrare l'oggettomagico. Si guardò alle spalle, strofinò i polpastrelli sui contornidel disegno come un cieco alle prese per la prima volta con ilbraille e aprì il diario con foga quasi fanciullesca, badando che lasigaretta non lo danneggiasse.

«Ma questo l'ha scrittodavvero una degli anni Quaranta?»

«Certo!» risposeChristian, baldanzoso. Proprio in quel momento udì dei frusciidietro il cumulo di terra che si ergeva alle loro spalle. Alex lofissò dritto negli occhi, lo sguardo carico di amarezza.

«Chri... Mi dispiace».

Christian gli rivolseun'occhiata interrogativa. L'attimo seguente capì. Ma quando le suegambe si decisero a scattare un'ombra si materializzò davanti alui, le braccia incrociate e il sorriso beffardo. Mirko.

«Dove stai andando?»

Christiansi guardò attorno con il cuore pulsante e una sgradevole sensazionedi déjà-vu.Frustrato, si voltò per gettarsi contro il traditore.

«Brutto figlio di...»

Ma si sentì avvinghiare daviolenti artigli e il terreno polveroso gli colpì una guancia. Poimille ombre furono su di lui e non riuscì a vedere più nulla aparte i colori complementari: rosso, giallo e blu. Percepiva un corodi ingiurie proveniente da ogni direzione e, più lontana, una voceflebile che ripeteva:

«Okay ora basta, fermi!»

Dopo un tempo che sembròeterno il sole tornò a splendere nel cielo. Sentiva lo stomacolacerato dal dolore e le tempie pulsavano come se il cervello dovesseesplodergli. Un rivolo caldo gli serpeggiava in viso.

Sentì una mano sullaspalla. Tentò di alzarsi, ma una violenta vertigine lo travolse.Guardò il suo salvatore, e non appena riconobbe Alex gli sferrò unpugno con le ultime forze rimaste in corpo. Ma lo mancò, e ottennesoltanto di perdere l'equilibrio.

«Alex, pezzo di cretino,che cazzo stai facendo? Muoviti!» gridarono da lontano.

Christian lo sentìmormorare qualcosa, ma era troppo stordito per coglierne ilsignificato. Poi i suoi passi si allontanarono svelti e lui rimasesolo.

Barcollando a tentoni comeun ubriaco mosse i primi passi verso la strada. Non vedeva niente, silasciava guidare dai rumori e dalla luce, mentre violenti attacchi dinausea e palpiti alla testa lo scuotevano da capo a piedi.

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora