La mappa

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«Ciao...»

Christianera sorpreso. "Com'è che si chiama? Laura?" Sì, Laura lo stavasalutando. Sedeva sul primo gradino della scala di pietra, e nonsembrava volersi unire agli amici che vociavano nel campo.

«Ciao» rispose lui,piacevolmente colpito.

«Hai una sigaretta, percaso?»

Il ragazzo annuì.

«Non sapevo che fumassi».

«Avevo smesso».

Mentre Laura si alzava, gliocchi di lui caddero accidentalmente sull'insenatura che sbucavadalla camicetta, ma si scostarono all'istante. In quel momentocolse il suo sguardo afflitto.

«Cosa ti è successo?»domandò, osservandola aspirare il fumo con disinvoltura.

«Niente... Guaisentimentali» rispose lei volgendo gli occhi altrove. Poi riseimbarazzata.

Christian convenne che avevauna bella bocca carnosa. Per non parlare di ciò che c'era sotto.

«Guai sentimentali?»

«Ho beccato il mio tipofarsela con un'altra... Indovina? Con la tua compagna Marla».

Christian sgranò gli occhi.

«No!»

«Già. Però non ce l'hocon lei, d'altronde s'è fatta tutta la parte maschile dellascuola... È da lui che non me l'aspettavo».

S'interruppebruscamente e fissò il suo interlocutore mordendosi le labbra.

«Ehm... scusa, dimenticavoche te la sei fatta anche tu».

Ilgiovane strabuzzò gli occhi, preso in contropiede.

«Chi... chi te l'hadetto?»

«Christian»sospirò lei. Il suo nome di battesimo, pronunciato in quel tono, loammaliò. Forse perché da tempo nessuno lo chiamava più per nome.Forse perché si era abituato ai modi sguaiati e rozzi di StellaMaris, l'unica che insisteva ad appellarlo direttamente. «Ti do unconsiglio: se vuoi che una cosa si sappia per tutta la scuola nondevi neanche dirglielo. Fa tutto da sola, lei.»

Lei,naturalmente, era Stella Maris. La quale conosceva ogni espedienteper carpire i segreti altrui. Christian sorrise scuotendo il capo, eLaura ne fu compiaciuta.


«Thomas non sa contare. Ipuntini sono nove, non otto».

«Scema, è che non sidistinguono. Non vedi com'è rovinato, questo foglio?»

In effetti il biglietto,estratto delicatamente dalla busta, era deteriorato da enormi macchiebrune. Monica tentava di riportare su un altro foglio quello schemanebuloso. Era taciturna: ripensava agli occhi gelidi della vecchiache la scrutavano con disapprovazione.

Stella insisteva con la tesisecondo cui quel disegno fosse una mappa. In realtà era un insiemedi linee talmente rozzo che non sapevano nemmeno come orientarlo.

La figura più grande erauna forma geometrica poligonale, che pareva il perimetro di unacostruzione con ipotetiche mura divisorie. A una estremità eradisegnato un piccolo rettangolo, da cui partiva una serie di puntini.Cinque, per la precisione. Poi la linea svoltava ad angolo retto, e ipuntini erano quarantuno. Infine riprendeva la traiettoria precedentecon nove puntini, e la linea terminava in un cerchiolino con deiraggi all'interno. Una specie di sole stilizzato, o un fiore.

«All'asilo io disegnavomolto meglio!» protestò Thomas.

I ragazzi formularonoun'infinità di ipotesi. Il poligono era una casa, un appartamento,un sotterraneo; il fiore era un albero, il Sud, un lampadario.

Il sole andava e venivadietro le nuvole, le ore scorrevano. D'un tratto Monica siavvinghiò al braccio di Stella.

«Oddio» sibilò.

«Che c'è?»

«Non voltarti... La signoraVan Heilig ci sta spiando dal balcone!»

Ma Stella si era giàvoltata. Una sagoma ritta e impettita si stagliava nel cielo. Anchese il suo viso non era chiaramente visibile, si intuiva benissimo cheli stava osservando, comodamente appoggiata alla ringhiera.

Stella Maris si alzò inpiedi e tirò fuori la lingua più che poté. La signora Van Heiligsi ritirò.


Driin.

Fu la nonna ad aprire laporta. Nella penombra del pianerottolo poté distinguere i lineamentiausteri di un'anziana signora, la quale esibì un sorriso diconvenienza.

«SalveLucrezia. Posso aiutarti?» l'accolse la nonna.

«Non preoccuparti, Amanda.Tua nipote ha trovato il suo criceto?» La signora aveva una vocegrave e tagliente.

«Il... il suo criceto?»

«Sì, il criceto che le èscappato su in solaio.»

«Le è scappato un cricetoin solaio?»

La signora Van Heilig parvesorpresa.

«Non ha un criceto, tuanipote? Così mi hanno riferito i suoi amici».

«No, infatti è unoscoiattolo» irruppe una voce. Stella Maris comparve all'improvvisonell'ingresso. Sorrideva da Stregatto. «I miei amici nondistinguono una pantera da un gatto, figuriamoci un criceto da unoscoiattolo».

A quel punto i suoi occhi sispostarono lateralmente verso la nonna. La quale si colpì la frontecon il palmo della mano e scoppiò a ridere.

«Ah, già! Lo scoiattolo!Non avevo collegato... Eh, si diventa vecchi».

Il sorriso si spense davantiall'espressione ruvida della sua interlocutrice, le cui labbra siinarcarono in un ghigno sprezzante. La signora Lucrezia lasciò chequalche istante di silenzio ampliasse la suspense, poi riprese:

«Un'altra cosa. Di' a tuanipote d'imparare le buone maniere e di smettere di farelinguacce».

La nonna impallidì.

«Nonna» replicò Stella,«di' alla signora Van Heilig che spiare la gente dal balcone o dadietro le tende è maleducazione...»

Prima che potesse terminarela frase la nonna si gettò su di lei.

«Stella, piantala.Lucrezia, perdonala, devi capirla, sai com'è la situazione...»

Le rispose un risolinocaustico.

«Certo, come no. Sono piùdi dieci anni che mi chiedi di capire la situazione...»

Si voltò e se ne andò confare altero, badando bene che i tacchi risuonassero nell'androne.La nonna sbatté la porta. Stella attendeva con un sorriso largo daun orecchio all'altro.

«Insomma! Che staicombinando?»

«Niente nonnina, eravamonello stenditoio a cercare un lampadario per abbellire la nostracasetta e...»

«Oh, favoloso! Lei cerca unlampadario in solaio e come al solito io mi sorbisco rimproveri! Sonostufa!» Partì spedita verso la cucina.

«Nonna... pensavo di fartiun piacere! Lo sanno tutti che la signora Lucrezia Borgia ti stasulle palle!»

«Gridalo un po' piùforte, così ti sentirà!»

Da lontano il nonno lestrizzò l'occhiolino.

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora