Ricordi fra i banchi

8 1 0
                                    

"Tutto scorre, nulla èmai come prima. Come diceva anche l'antico filosofo (spazio bianco)il sole pare sempre uguale, ma in realtà l'attimo dopo è giàcambiato. Io stessa sono diversa da com'ero un minuto fa, e questoè allucinante..."

5x + 7y - 15= 0.Costruire la retta sul grafico cartesiano.

"Questo sole però faincazzare. Sembra che mi prenda per i fondelli. 'Ciao babbea, iosto quassù beato e tu laggiù in mezzo alla merda.' Ma no... ioposso vedere lui e lui non può vedere me. Tiè!"

Determinare le coordinatedei lati, il perimetro, l'area, vita morte e miracoli del rombo nelgrafico cartesiano.

La professoressa dimatematica era molto gentile, la scrutava con occhi dolci di tanto intanto: quel giorno la mitragliatrice Stella Maris erainspiegabilmente muta. Suonò la campanella e tutti si alzaronotranne lei. Non aveva nemmeno voglia della consueta ginnastica delcambio dell'ora. Ecco la bambola di porcellana.

"Che noia. L'unica cosabella di una giornata di sole è che puoi vedere le montagne. Èquasi come esserci sopra. Si vede proprio tutto".

E si intrattenne con lemontagne attraverso il vetro del finestrone.

«Ehi tu, là in fondo...come ti chiami?»

Stella sivoltò incuriosita e vide che tutti la guardavano, alcuni con ilghigno cui era assuefatta. Si rivolse alla professoressa e realizzòche stava puntando verso di lei.

«Come ti chiami?»

«Stella».

Segnaresul taccuino: "Un professore dovrebbe ricordarsi i nomi deglialunni, almeno dopo il primo mese. La Treves se li ricordava giàdopo tre giorni. E non solo i nomi di alcuni".

«Il cognome!» replicò laprofessoressa, stizzita.

«Non le basta il nome? Sonol'unica a chiamarmi così, in questa classe».

Brusii. La professoressasbatté più volte le palpebre color lilla, sconcertata daquell'irriverenza.

«Non mibasta il nome, e non rispondermi così... Martin

Christian, che teneva latesta sepolta tra le braccia, la sollevò di scatto. Di nuovo unbrusio d'ilarità.

«Maris».

«Va beneMartin,visto che fai la saputella, ripetimi quello che ho detto finora».

«Se non sbaglio stavaparlando della... struttura della poesia».

«Ah, se non sbagli! E checosa dicevo, di preciso?»

Silenzio di tomba.

«Sta'zitta, tu!» gridò la professoressa. Il richiamo era statoimprovviso e tuonante, ma Katia saltò più degli altri nel suobanco, poi reclinò la testa con le guance infuocate. Stella Marisera stupefatta.

«Ma come, sa la lezione elei la riprende? Dovrebbe darle una nota di merito!»

Laprofessoressa la fissò esterrefatta, mentre un mormorio di suspenseserpeggiava nella classe. Mirko e Nico se la ridevano di gusto, Alexera invece attento, emozionato, quasi... affascinato.

«Non tipermettere, sai?» sbottò la bambola di porcellana. «O ti spediscodal preside! Ti ho già adocchiato dal primo momento e ho notato queltuo comportamento arrogante e presuntuoso, da chi vuol saperla piùdegli altri, da chi vuol mettersi in mostra con le sue buffonate!Quindi vedi di finirla, o sarò costretta a prendere provvedimenti.Ora Ivan ti ripeterà quello che ho spiegato finora, e stavoltastarai attenta».

E Ivan, che sul taccuino diStella Maris figurava come "il pappagallo mammone", scodellò unatiritera che le risultò familiare. Come se ogni parola avesse giàattraversato il suo cervello facendo solo una capatina all'autogrilldelle sinapsi. Così non le fu difficile ripetere la lezione sullerime, sul nome dei versi e sugli elementi della poesia. Coseimportanti che, secondo la professoressa, erano state tralasciate dalpredecessore. Al termine però si sentì di commentare:

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora