Uno stridore di frenisvegliò tutti dalla meditazione. La bicicletta si arrestò di colpoin mezzo al cortile, e una figura guardò dalla loro parte. Il garageera aperto e illuminato, e tre ragazzi erano seduti attorno a untavolino con espressioni comicamente pensierose. Sopra al tavolocampeggiavano delle tazze e qualcosa che somigliava a una piccolacassetta per attrezzi arrugginita.
«Che diavolo succede?»
Laura smontò dallabicicletta e si avvicinò, guardinga. Monica voleva raccontarletutto, ma non sapeva da dove iniziare: le parole rimasero incastratenei meandri del suo cervello. Allora Laura ispezionò la cassetta, lachiave e il foglietto, rivolgendo occhiate interrogative ai suoiamici.
«Sai, quella storia delcollare a cui ti accennavo...» iniziò Monica. «Stella ha scavatodentro il tombino... e ha trovato questo».
Laura si chinò per leggereil biglietto. Una folata di profumo speziato si sparse per tutto ilgarage. Christian osservò le onde lucide dei suoi capelli scivolaresopra la giacca nera. Le guance rosse e bianche per il freddo avevanoun ché di fascinoso, così come le volute emanate da quelle labbracolor rosa brillante che mimavano la lettura.
Gli occhi luccicanti dimascara si posarono ora sull'una, ora sull'altro.
«Non mi state prendendo ingiro, vero?»
«Senti, se non ti va piùdi seguire questa storia non importa, ma prometti di non dirlo a tuamadre».
Monicatossì, il fumo della sigaretta la stava asfissiando. Nascose il nasodietro la sciarpa. Christian espirò velocemente, poi parlò.
«A mia madre non dico maiun fico secco».
Dal garage si udiva la voceconcitata di Stella Maris che raccontava l'accaduto a Laura,romanzandolo come un'avventura. Il racconto era intercalato daappellativi ben poco ortodossi provenienti sia dall'una siadall'altra, e Christian si mise ad ascoltarli interessato.
«Cazzo, hai ragione!» siudì tutto a un tratto. Stella schizzò fuori come un razzo, e perpoco non investì Christian, che la schivò. «La qui presentestronzetta ha decifrato la prima parte del messaggio. Cioè, se ciavessi pensato meglio ci sarei arrivata prima io, ma siccome non hoavuto tempo per pensarci...»
«Taglia corto, befana».
«Dicevo... la foresta è lametafora del giardino».
E guardò gli altrisperanzosa.
«Eh?» fece Christian.
«Come al solito non capisciun tubo. Hai mai visto com'è messo il nostro giardino?»
«Sì, fa schifo».
«Già, ese tu mi avessi permesso di falciare l'erba davanti...» Un'occhiatamaliziosa.
Christian sollevò unsopracciglio, non riuscendo ad afferrare il significato diquell'insinuazione.
«Comunque, avrai notato chedi norma sembra più una foresta tropicale che un giardino, giusto?»Christian annuì. «Allora, che stiamo aspettando?»
«A quelpunto ci siamo trovati noi due soli...» raccontava Laura. «Abbiamocominciato a chiacchierare, lui teneva gli occhi bassi. All'inizioniente di speciale, sai, quel che succede a scuola, cosa combinanoquelli della compagnia...»
«Trappoladi ferro per le prede...» recitava fra sé Stella Maris.
«Poi cisiamo immersi in cose più intime: io gli ho chiesto della sua ex elui mi ha chiesto come sto a ragazzi.» continuò Laura.
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Le Fronde del Salice
Teen FictionQuando il quindicenne scavezzacollo Christian si trasferisce con la madre nel vecchio Condominio del Salice Argentato, non sa ancora cosa lo attende. Un gatto misterioso, un vecchio nottambulo, rumori dietro le pareti... Quale grottesco segreto nasc...