Qualcuno bacia meglio di te

9 1 0
                                    

Lascala cigolava e traballava, mentre il vecchio vi trascinava sopra isuoi ottantottochili.Smontò lentamente la protezione della lampadina e una vite finì disotto. Fece per svitare la lampadina, ma d'un tratto avvertì unapresenza dietro di lui. Girò a fatica il collo e le spalle, sentì itendini scricchiolare. Una bambina dai capelli color ruggine lo stavafissando, in piedi sulla scaletta di pietra che portava al campo, unpallone in mano. Le sorrise, la salutò, ma gli occhi della bambinarimasero di ghiaccio. Provò a sostenerne lo sguardo, ma era piùforte lei. "Vecchio mio, stai andando in pensione."

Allora si mise aspiegare.

«Aggiusto le lampadine».

Nessuna reazione. Okay,lezioncina di elettrotecnica.

«Quando si brucianobisogna cambiarle. Devi aprire qui, svitarle e riavvitare quellesane. Se non funzionano ancora c'è qualcosa che non va neicollegamenti, magari un filo staccato o scoperto, il circuito malfunzionante...»

La bambina seguitava afissarlo. Il vecchio prese le due lampadine e gliele mostrò dalontano.

«Lampadina vecchia,lampadina nuova; lampadina nuova, lampadina vecchia».

Le mischiò.

«Qual è quella nuova?La puoi riconoscere benissimo perché ha il filamento ancoraintatto».

Si aggrappò alla scala,che ondeggiò paurosamente. Finalmente la bambina parlò.

«La scala dondola!»

«Grazie, me ne sonoaccorto.» Il vecchio le rivolse un sorriso beffardo. «Ma devorecuperare la vite che mi è sfuggita. La cosa peggiore nella vita,cara mia, è una vite che cade mentre sei in cima a una scala comequesta».

E si accinse a posare legiunture arrugginite sul gradino di sotto.

«No, te la raccolgo io!»esclamò la bambina. Si precipitò presso la scala e cercò la vitein lungo in largo, finché vide qualcosa brillare.

«Eccola!»

E gliela porse, poi sivoltò e scappò via più veloce della luce.


StellaMaris risalì verso il giardino con un tagliaerba cigolante. Lospinse all'interno: l'erba formava secchi gomitoli e opponevaresistenza, così parlò con il macchinario, raccomandandogli di nonfare il difficile. Era dalla metà di agosto, dallo sfalciodell'ambrosia, che non dava una sistemata al prato: da molto tempoquel giardino era lasciato in balìa di se stesso e poteva vegetarecome una foresta perfino in pieno ottobre. Controllò che tutto fossea posto e si aggirò in cerca di ramoscelli che sarebbero statid'impaccio. Poi qualcosa attrasse la sua attenzione.

Christian sussultò quandole fronde del cespuglio dietro cui sedeva si scostarono con violenza.

«Sciò! Devo sistemare ilgiardino».

Nel frattempo osservò conaria di superiorità il minuscolo spinello che teneva fra le dita.Christian seguì i suoi occhi, poi ricambiò lo sguardo con aria disfida. Un risolino comparve sulle sue labbra, mentre espirava e isuoi occhi si socchiudevano brillando.

«Beh?Cosa pensi? Che non abbia mai provato a farmi una canna?» sbottòStella Maris. Christian scoppiò a riderle in faccia.

«Ah ah, non lo metto indubbio... Secondo me te ne fai almeno una al giorno!»

«No, non voglio fumi nelmio organismo. Allora? Ti vuoi levare?»

«E perché?»

Stella Maris si sporse versodi lui, gli occhi sgranati e il suo sorriso da gatto del Cheshire.

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora