Un nuovo compagno di classe

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StellaMaris aprì gli occhi nel buio. Non poteva dire con esattezza che orefossero, ma sapeva per certo che aveva un disperato bisogno disvuotare la vescica. Le braccia però non volevano saperne dispostarsi, erano pesanti come il piombo e preferivano starseneabbandonate tra le lenzuola. Provò a intensificare gli impulsineuronali, ma non servì. Allora decise che la cosa migliore fosse ilcontrario: abbandonarsi al desiderio per lasciarsi trascinarepassivamente, e funzionò. Sentì il suo corpo sollevarsi senzasforzo, le sembrò addirittura di levitaresopraal letto; poi dondolando riuscì a rizzarsi e a poggiare i piedi perterra. Non sentiva nemmeno le gambe mentre si muoveva nel buio: erain volo; ma un volo dolce, leggero, che le permetteva con il minimosforzo di compiere grandi tragitti. Ondeggiò fuori dalla camera,tastò il muro e la sua mano percepì la maniglia della porta delbagno. Ma questa non si aprì. Provò un'altra volta, incredula, edi nuovo la maniglia si abbassò a vuoto. "Ma che diamine hannocombinato?".

Frugò nelle profonde taschedel pigiama, zeppe di cianfrusaglie. Una macchinina, un codino dipeluche, un nastro adesivo quadrato, un bicchiere di vetropiccolissimo, un frammento di specchio e infine uno stecco diplastica per fare le bolle di sapone. Evviva!

Infilò lo stecco nel bucodella serratura, lavorando tenacemente per togliere la chiave dimezzo, cosa non molto semplice per chi ha una vescica straripante.Finalmente udì un tintinnio ovattato: la chiave era caduta sultappeto. Spalancò la porta con aria di trionfo, annaspando pertrovare sulla parete il pulsante della luce. Ma la luce non siaccese. Figuriamoci!

Si diresse a tentoni versoil water. Dopo essersi liberata girò la manopola, ma ebbe come unostrano presentimento.

"Quel cretino di Yuri!L'ha di nuovo intasato!"

La manopola divenne con unoscatto più pesante. Lei rimase due secondi immobile, incerta esospettosa, poi provò ad avvicinarla a sé: le era rimasta in mano.

«Oh oh!»

Guardò giù ed ebbel'impressione che la tazza si stesse riempiendo... anzi no, si eragià riempita, e l'attimo successivo sentì stillare sul piedealcune gocce fredde, che si tramutarono subito in un crescenteruscellamento. In preda al panico tentò di applicare la manopola alsuo allaccio, ma non riuscì a farla coincidere. E il ruscello eraormai una cascata che alimentava il lago giunto alle sue caviglie.Fosse stata solo acqua! Invece percepiva distintamente delle coseviscide e molli attorcigliarsi ai suoi piedi per poi sfuggireverso... verso la porta del bagno!

Afferrò un asciugamano etentò di ruotare il bullone sul muro, senza risultato, anzi sembravache lo scroscio d'acqua fosse cresciuto ulteriormente: infatti, illago aveva raggiunto i polpacci. Nel frattempo si mise a fare straneriflessioni sui coccodrilli che fuoriescono dagli scarichi. Nonriusciva a decidersi se fosse o meno una leggenda.

Intanto cercava dirisolvere l'affare senza chiamare aiuto, ma l'acqua ormai lesfiorava la cintola e non sembrava esserci più molto da fare. Ed erafredda! Ad un tratto le parve addirittura che la corrente letrascinasse i piedi...

«Nonno, nonna!»

Ma era troppo tardi, i piedisi levarono dal pavimento e lei venne risucchiata dal fiume nero cheaveva ormai raggiunto il metro di altezza. Annaspò, venne sommersadal liquame schifoso ma poi riemerse, e di nuovo la melma si richiusesulla sua testa, mentre la corrente la trascinava fuori dal bagno.Allora si dimenò tra le volute mollicce e appiccicose con maggiorefoga, tanto che alla fine si ritrovò a boccheggiare nell'aria buiadella sua camera. Il gorgoglio dell'acqua divenne un fruscio e poisi estinse nel fondo delle sue orecchie, mentre le volute viscide trale sue mani si tramutarono in lenzuola e coperte. Si bloccò, sedutasul letto, ascoltando. Sentiva ancora lo scroscio del fiume ma eranel suo cervello, di reale c'era solo il suo affanno, la vescica inprocinto di scoppiare e uno strano gocciolio insistente, nel bagno...

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora